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Visualizzazione dei post da marzo, 2011
leggo che a Milano, liceo Parini, alcuni insegnanti hanno chiesto di essere trasferiti perché non tollerano le intromissioni dei genitori dei loro studenti, talvolta fatte di minacce e ricatti più o meno aperti. Senza fare di un'erba un fascio, il fenomeno, non nuovo, rientra nel processo di svalutazione della scuola come luogo d'istruzione e dei professori come rispettabili trasmettitori di conoscenza cui deferire, da parte di allievi e loro famigliari, in nome del valore di istruzione e conoscenza. La scuola oggi è invece avviata a diventare, anzi lo è già, un contenitore di minori che devono essere intrattenuti dai "prof" su vari argomenti, ma senza troppe pretese di verifica, almeno fino ai sedici anni. Da professore a "prof", che sembra un peto. Logicamente i prof (in quanto peti) sono spesso personaggi squallidi formati dalla scuola squallida e dall'università squallida che hanno seguito quando erano studenti: si tratta di una catena. Non idealizzi
pensare, come da molto faccio, ad una scuola attraente, quindi non obbligatoria, ad una scuola che è un diritto per tutti, non un dovere, ad una scuola slegata da vincoli di età, leggera, agile, ripeto: attraente; pensare ciò implica immaginare un cambiamento di tutta quanta la società, quindi è un pensare rivoluzionario. Infatti ad una scuola non obbligatoria, diritto ma non dovere, deve corrispondere il diritto al lavoro come possibilità, per chi non vuole studiare, di lavorare, ma senza rischiare di cadere nelle grinfie di sfruttatori che pensano soltanto alle merci ed ai profitti, non alle persone. Significa ciò che ad una scuola non obbligatoria ma attraente deve corrispondere il lavoro non obbligatorio ma attraente? Sì. E' al socialismo che penso, ed alla distruzione del capitalismo: ad un socialismo forte ma libertario.Che non obbliga nessuno a studiare, nessuno a lavorare, ma impedisce a chiunque di sfruttare chiunque, minorenne o maggiorenne.
devo ripetere che i colleghi che organizzano convegni nell'ambito delle facoltà universitarie statali sono tenuti a invitare come relatori almeno tutti i colleghi della loro facoltà, non soltanto per una questione di buone maniere, ma soprattutto perché ciò che organizzano avrà luogo e mezzi pubblici, non privati come avverrebbe se quei colleghi organizzassero un convegno in una sede privata di loro scelta. E' ovvio.