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Visualizzazione dei post da agosto, 2015

L'uomo che scambiò la neurologia per una fiction

E' morto Oliver Sacks, cui dobbiamo molti libri istruttivi ed appassionanti che hanno il merito di avvicinare alla neurologia anche chi non possiede una formazione scientifica. Sacks ha attirato l'attenzione di molti appassionati della psiche sull'importanza del funzionamento del cervello in ciò che gli umani fanno o non fanno. Sacks è stato un medico ed insieme un umanista in un'epoca in cui la medicina si allontana dall'umano per sprofondare nel biologico. Ho tuttavia l'impressione, avendo letto diversi libri di Sacks, che la sua fama e la sua fortuna di scrittore lo abbiano avvicinato a casi clinici dei quali forse non tutti avevano la consistenza necessaria per essere presi sul serio dal punto di vista scientifico, un punto di vista che rimane decisivo se non vogliamo trattare Sacks soltanto come un creatore di storie.  Non di rado ho pensato che, leggendo Sacks, dovevo "sospendere l'incredulità", ciò che non è il massimo per storie che rest

"Narrativa"

Da anni persone della politica e del giornalismo, se basta, sembrano insistere su un concetto in fondo banale: l'importanza della qualità delle narrazioni  (story telling) in merito a questo o quell'argomento di pubblico interesse, importanza che non di rado sembra prevalere sui "fatti". Tutti sanno che il modo come racconti può esaltare o deprimere la cosa raccontata. Capita che si raccontino bene delle balle, però. Non è questo che ora m'interessa, lo è invece l'uso del sostantivo "narrativa" che politici e giornalisti, se basta, fanno. In italiano il sostantivo "narrativa" si riferisce a racconti e romanzi, ragione per cui usarlo al posto di "narrazione" è sbagliato. "Narrativa" (lo usava ieri sul Corriere un notista politico a proposito delle bischerate che spara Renzi) è una traduzione non accurata, in questo caso, dell'inglese "narrative". Non è colpa dell'inglese...

Un alto prelato

Un alto prelato, come si diceva una volta, ha definito il movimento dei migranti una "tragedia umana". Io me ne frego degli alti bassi e medi prelati e non entro stavolta nel tema migrazione, invece plaudo al tipo per aver lui detto "tragedia umana" e non "tragedia umanitaria", come ogni sorta di asino avrebbe detto in forza di una traduzione speedy dall'inglese humanitarian che ha preso ridicolo piede in Italia. In italiano "umanitario" significa a un dipresso "filantropico", ragione per cui "tragedia umanitaria" sarebbe un controsenso o un ossimoro.

Contaminatevi

Il sostantivo "contaminazione" deriva dal verbo "contaminare", che ha un significato fondamentalmente negativo, sia materiale che metaforico. Da anni però si usano il sostantivo ed il verbo dando loro un significato che negativo non vuole essere, ma vuole alludere ad aperture, a mescolanze, ad intrecci da accogliere, anzi, da realizzare "creativamente". Ragione per cui se leggevi o udivi trenta anni fa "contaminazione" sapevi che qualcosa non andava; oggi invece devi fare attenzione, perché si tratta di ben altro. Capita. Ieri in un tg toscano ho seguito l'intervista, breve, a due giovani musicisti ebrei italiani che sono in procinto di esibirsi, non ricordo dove, in un genere di musica, mi pare assai vivace, che appartiene alla tradizione ebraica, denominato klezmer, i quali menzionavano nel senso diciamo nuovo il termine "contaminazione".  Nell'ascoltare le loro parole, logicamente sacrificate dalla brevità dell'intervis
Ho notato di nuovo che la toponomastica tende da certuni, giovanetti o esseri d'altri mondi qui convenuti in cerca di fortuna, ad essere evitata. I nomi delle vie, piazze, tra un po' delle città, sono sostituiti con indicazioni connesse a nomi di esercizi commerciali - ma in fondo all'abisso c'è dell'altro: si abolisce perfino il nome dell'esercizio commerciale, quando non è rilevante.  Sai dov'è il gelataio, sì, dopo l'ortolano?  Prevale l'irrilevante, lo strumentale, il caduco. Il canino: ben note sono le sue vie, al cane, ma lui non sa che piscia in via Berlusconi angolo via Renzi.