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Visualizzazione dei post da gennaio, 2020

Albert Camus: Lo straniero

L'étranger fu pubblicato nel 1942 da Gallimard. La Francia da un paio di anni era in mano alla Germania. Il titolo del romanzo di Albert Camus è stato tradotto in italiano come Lo straniero; in spagnolo come El extranjero; in tedesco come Der Fremde; in inglese come The Stranger, ma anche come The Outsider. Anche la versione cinematografica di Luchino Visconti (1967) ha come titolo “Lo straniero”. La versione italiana, Lo straniero, dovrebbe essere intesa in senso metaforico, a meno che Mersault, il protagonista, un francese residente in Algeria, ai tempi colonia francese, non valga come uno straniero per la sua vittima, che è un arabo per così dire a casa sua; se non è l'arabo stesso uno straniero per Meursault. Sindrome coloniale? Nel testo però non c'è traccia esplicita di temi del genere. Per cui, sulla scorta della proposta in inglese, The Outsider, eccellente, e di quella in tedesco, Der Fremde, perfetta perché il termine indica sia lo “straniero” sia l' “estraneo

Spine

Segnalo la riapertura di un mio blog sospeso oltre due anni fa: si intitola Spine e si trova all'indirizzo spinosinicola.blogspot.com

Grandezza di Simenon

Leggere i romanzi di Simenon è un eccellente passatempo. Sapori, odori, colori, immagini, usi e costumi, strade, case, interni, esterni, mare, città. Personalmente preferisco i romanzi che sono ambientati in Francia. O in Belgio, dove Simenon nacque all'inizio del secolo ventesimo. Si beve, si mangia, si fuma, si vive l'esistenza dei più, si desidera, si muore. Non si conta nulla, in definitiva, se non come figuranti di una commedia che procede da sé. Si perde, raramente si vince.  Simenon ha pietà per i suoi figuranti, anche quando li rappresenta come servitori dell'errore, perché sa che l'errare ha una forza irresistibile. Non odia. Una cosa è certa, Simenon è incolume rispetto alle mode della narrativa del novecento*. Racconta senza mescolarsi nel racconto. Non scodinzola al lettore. Lo avvince. Fin dalle prime righe. Ha un limite però, nella sua felicità di narratore: le sue storie finiscono per confondersi in un'unica commedia umana, per cui ci si può trov

In memoria di Charles Bukowski

Dopo molti anni mi è ricaduto l'occhio sui libri di Bukowski che, numerosi, tengo in fila subito prima di quelli di Burroughs, e ho cavato fuori Donne , che non è male, non manca di far sorridere e contiene anche delle indicazioni circa ciò che pensava Bukowski dello scrivere. "Una forma di pazzia".  Di seguito ne ho letti altri, tra i quali salverei Panino al prosciutto (Ham on Rye), ovvero infanzia di un presuntuoso, e pochi altri. A sud di nessun nord . Non ho neppure stavolta preso sul serio la poesia, a parte che leggerla in traduzione è assurdo. Proverò a leggere i pochi testi che ho in lingua americana. I romanzi e i racconti di Buk inscenano, nel quadro dell' incubo americano , varie forme di eccessi tra i quali primeggiano il bere  e il fare sesso passando da un partner all'altro.  Si capisce che Buk scrisse prima che "in campo" fosse entrato l'Aids.  Non manca qualche scazzottata. Comunque s'impara presto leggendo questa roba ch