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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

All'esterno del "grande raccordo anulare"

  Il cinema romanesco ritiene che il proprio parlato sia comprensibile all'esterno del "grande raccordo anulare"* ma, anche a causa della registrazione diretta ambientale, non lo è. Il cinema romanesco è diciamo etnocentrico. Gli servono invece le didascalie, in modo che chi sa e riesce a leggere possa seguire i "dialoghi". E' vero d'altronde che il parlato non è, spesso, inevitabile...   Qualcuno ha scritto che il cinema "italiano" non è fatto per sessanta milioni di italiani, ma per tre milioni di romani. Forse ha ragione.  * Ve n'è per caso uno "piccolo"?

Ferito a morte

Ho riletto Ferito a morte  * di Raffaele La Capria, scrittore mancato quest'anno. Si tratta di un romanzo dei primi anni sessanta (Bompiani) che resta valido, a parte le questioni napoletane in corso più o meno dolente nell'immediato secondo dopoguerra, per il metodo di messa in scena della materia. Non vi è racconto lineare, o almeno ve n'è poco (nell'ultimo capitolo, "caprese"). Il massimo esponente italiano che io conosca di questa maniera è Antonino Pizzuto, talvolta quasi illeggibile ( Ravenna ), più corrivo in Signorina Rosina , in Si riparano bambole ... Sennò, meno arduo, penso ad Arrigo Benedetti ( Le donne fantastiche ; Gli occhi )... Venendo a tempi meno lontani, vedo Antonio Moresco ( Gli esordi )... * Napoli ferisce a morte chi la abita, oppure incanta, addormenta, ritiene La Capria Il capostipite? Joyce, in Ulisse . Immagini, voci, frammenti di conversazioni ... "cubismo" letterario?  Peccato che la materia di Ferito a morte , quando n

Rileggere Fenoglio

  Ho riletto in questi ultimi tempi diversi scritti di Beppe Fenoglio (1922-1963):  Una questione privata , Primavera di bellezza , romanzi brevi; I ventitré giorni della città di Alba , Diciotto racconti , Un giorno di fuoco ; Appunti partigiani , breve, ottimo testo non finito; e Il partigiano Johnny , credo nella seconda versione. Romanzo lungo pubblicato postumo.  Il materiale sopra elencato riguarda l'esperienza partigiana (1943-1945), o la vita nelle Langhe. In linea di massima i testi langaroli (!) sono meno buoni di quelli partigiani, nel senso che i primi tendono ad affondare nel bozzettismo. Anche campanilisticamente compiaciuto. Non si sarà mai grati abbastanza a Fenoglio per i suoi scritti partigiani, a causa della immagine che danno della guerra fratricida, e sia pure limitatamente alla provincia di Cuneo. Sono un antidoto ai veleni della retorica.  Meraviglioso l'intento di Una questione privata ! Né si sarà mai grati abbastanza neppure alla scrittura di Fenoglio,

Lacci

 Visto "Lacci", di Luchetti, con Orlando, Rohrwacher, Lo Cascio, Morante e altri, di cui però ignoro il nome. Il film è tratto da un testo di Starnone che non ho letto.  Anch'io, mi si dice, ho un modo strano di allacciarmi le scarpe: maneggio i lacci (o stringhe, o aghetti ) come imparai da solo circa sessantacinque anni fa  ...  I lacci che contano sono tuttavia, nella storia di Luchetti, quelli del matrimonio e della famiglia. Strappati dai figli ormai ultraquarantenni dei coniugi protagonisti, che trasformano la casa dei genitori, assenti, in una discarica. E si portano via il gatto ... Non sono stati dunque i ladri a buttare tutto all'aria, ma i figli della coppia, prima scoppiata, poi rabberciata alla meno peggio. Notevole la storia, notevole il film ...