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Visualizzazione dei post da febbraio, 2012
Ancora qualcuno osa tentare di laurearsi con me relatore, in questa facoltà di Vacuologia, ornamento dell'università di Civitarotta - nonostante che giri maligna la voce che io leggo i materiali che le persone laureande via via propinano. Orbene, tempo fa una ragazza (nemmeno giovanissima, quindi meno perdonabile) mi propone/propina in allegato mail un lungo testo, parte della sua tesi sull'apprendimento in rapporto all'emisfero destro del cervello, che io stampo e leggo con calma. E' (qualunque sia stato il suo cammino fino a me)un testo degno. Un po' troppo manualistico, ma degno. In un punto trovo strano, però, il paragone tra Mozart e J.Lennon, in nome del mancinismo, tra Einstein e T.Cruise e così via. Scrivo alla laureanda varie osservazioni, incluso l'accenno ad un errore tragico da terza elementare in fatto di ortografia; le scrivo che al posto suo ci penserei, a paragonare a Mozart J.Lennon... Mi risponde alla svelta che lei trova splendida la mia ide
Non possono concorrere all'esame di Stato per diventare veri architetti, i laureati di un biennio cosiddetto magistrale in una cosiddetta specialità architetturale presso una università romana, cioè hanno speso soldi e impegno per un corso di laurea inventato da baroni vanesi privi della cura e premura di articolare il loro narcisismo e carrierismo alla realtà professionale. E' già successo, in Civitarotta, verso la fine degli anni novanta, che un corso di laurea quadriennale (in pedagogia pedagogica) risultasse, in quanto titolo conseguito, inutile alla partecipazione ai concorsi regionali. Ci resta la forza di scherzare, ma siamo incazzati neri.
Conseguenza di una spaventosa mancanza di trasmissione, da parte della scuola elementare e media inferiore, dei valori di rispetto delle regole di ortografia, grammatica e sintassi della lingua italiana, è non soltanto lo stato d'incredibile sprovvedutezza in fatto di linguaggio italiano scritto e orale (e di lettura)di molti studenti delle scuole superiori, ma anche l'assenza, in loro, di consapevolezza di tale stato, in nome del "tanto è uguale".