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Visualizzazione dei post da gennaio, 2014

Tegole

Uno degli ultimi corsi che ho tenuto ebbe luogo in un'aula le cui finestre davano su un vasto tetto di cui, mentre parlavo, io contemplavo le tegole, e in lontananza le colline prossime a Fiesole. Davanti a me potevano esserci due centinaia di studentesse giovanissime, ma anche cinquanta, o trenta, o settanta, dipendeva non so da che cosa, comunque erano prive di allenamento disciplinare, in altri termini noiosissime. Forse anch'io ero noioso per loro, mica lo so, e non m'importa più di saperlo. Un giorno dissi alle presenti che tenevo sott'occhio le tegole là fuori perché erano disciplinate, mica come loro.  Avendo raccontato questo episodio ad una persona, mi accorsi che subito nella sua mente e nelle sue parole la differenza tra le studentesse e le tegole veniva a cadere, ed in breve spazio di tempo tra noi iniziò a vigere il termine tegola per indicare ogni tipo di studentessa o diplomata o anche laureata di questi disgraziatissimi anni. Non abbiamo trovato un equ

Felice comunque

Tra i rumori che raggiungono le nostre orecchie prestiamo talvolta attenzione alle voci emesse da tv e radio: senza entrare nel dettaglio (certo radio 3 e radio toscana classica sono esenti dal morbo che stiamo per segnalare), notiamo che i parlanti cospargono le loro chiacchiere di "comunque", un avverbio chissà perché stressato dall'uso che se ne fa da qualche mese a questa parte. Peccato per lui, poveretto, che ne uscirà con le ossa rotte. Un'altra porcheria che sento è l'uso del termine "felice", che logicamente è impegnativo al massimo, al posto del più ragionevole "contento".

"Eroi"

Sempre più spesso sento e leggo goffaggini lessicali, per questo non mi ha colpito troppo che l'affannato padre di due bambini, reduci da una brutta avventura di freddo boschivo e notturno, li abbia definiti "eroi". Semmai "eroi" sarebbero stati forse da denominare coloro che hanno salvato i bambini dall'assideramento. Sopravvivere non è un atto di eroismo, sacrificarsi per una "buona causa", invece, lo è. Neanche morire è un atto di eroismo, se non è una scelta umanitariamente compiuta.