Ripeto la segnalazione di un abuso dell'aggettivo possessivo "proprio" sempre crescente, a discapito di "suo" (nelle ovvie varianti), abuso di cui non so capire il motivo. I pochi che sanno operare l'inutile scambio in modo accettabile* sono circondati dagli innumerevoli pappagalli contagiati dal virus, incapaci, analfabeti e privi di orecchio. Ne risulta, oltre al fastidio, l'orrore. Oggi 28 VI 2015 nel supplemento del Corriere (La lettura) il giovane Giordano, che penso sia uno scrittore, si produce prima nell'inutile, poi nell'orrido, commettendo nel secondo caso un errore clamoroso. Non so se la mostruosità in genere dipenda da una sorta di spirito proprietario untuosamente intimorito dalla sana aggettivazione corrispondente al forse troppo netto "mio" (nelle ovvie varianti). Ripeterò i modi giusti: Mario ama sua madre. Gli automobilisti lavano le loro auto. Ogni condominio ha il suo amministratore. Si ha cura della propria casa