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Visualizzazione dei post da maggio, 2016

"Zona grigia", storiografia cubista

Letto, invero con grande lentezza e riluttanza,  Uomini in grigio , un libro piuttosto  corposo pubblicato da Feltrinelli, autore un giovane storico, Carlo Greppi. Tratta della zona cosiddetta grigia durante la guerra intestina in Italia (43-45), cioè dei tanti che propriamente non stavano né di qua né di là, la maggioranza, dato che per prendere partito ai tempi servivano immensi attributi e/o stoltezza giovanile. Ho iniziato a capire (intrattengo relazioni con una decina di testi insieme, narrativi e non) che si passa da un diario, o meglio raccolta di lettere di un tizio restato a Parigi occupata dai tedeschi nel 1940 (v. Suite francese della Nemirovski) alla moglie lontana, a note sull'alba della Repubblica Sociale Italiana a Torino (1943), dove si segue la vicenda di un tale Antonio M in seguito processato per aver servito tale Serloreti, un funzionario della RSI, e per aver causato delatoriamente seri o definitivi danni a persone varie della parte resistente o perseguitata i

Politicamentecorrettologia

Sarei favorevole all'articolo di ieri 11 maggio sul concorso statale per futuri insegnanti scritto da Ernesto Galli per il Corriere con l'intento, riuscito, di segnalare il prevalere di una materia invisibile, la politicamentecorrettologia, sulla storia, oggetto di alcune domande del questionario concorsuale; favorevole sono dopotutto anche ai rappresentanti della "coscienza infelice" nel capitalismo, sennonché la suddetta materia invisibile e pervasiva discende dall'influsso dell'ebraismo nella cultura: certo, anche del cristianesimo, del cattolicesimo, papa in testa; tali influssi, che Galli non segnala, sono precisamente quelli che, gestiti da maestrine e maestrini conformisti, danno carburante al politicamente corretto. 

Legge femminile, Antigone, formazione.

A proposito di formazione senza virgolette, quella vera che avviene in tempi lunghi ed è esposta ai casi della vita, sono anni e anni che ho l'impressione seguente: i più crescono, maschi e femmine, abituandosi a (dis)obbedire alle donne, alla madre in famiglia, ed a personale quasi tutto femminile a scuola. I padri sono da decenni in disarmo*, forse non reggono al protagonismo femminile, si ritirano, comunque sia oramai i maschi formatisi alla (dis)obbedienza femminile sono la stragrande maggioranza, cioè non sanno (dis)obbedire agli uomini, sarebbe come dire che non sanno (dis)obbedire alla legge. E le femmine? Loro cercano invano un uomo, ma un che di maschile cui (dis)obbedire non lo trovano, si accontentano, diventano facilmente lesbiche, così come i maschi diventano facilmente omosessuali. La legge femminile è, con Antigone**, non-legge. *I l titolo Verso una società senza padre , di cui non ricordo l'autore e che non ho letto, mi rotea nella memoria da decenni. Mo'

In medias res

Sabato mattina 7 maggio durante una trasmissione radio rai, terzo programma, che mi pare s'intitoli "lezioni di musica", il gestore della medesima si è prodotto nella espressione latina "in medias res", che ha tradotto nel modo seguente: in mezzo a qualcosa. Tuttavia l'espressione significa nel mezzo delle cose e si usa, o meglio si usava, per indicare un passo deciso e senza preliminari nel cuore di una qualche questione.  La "cattedra" del terzo programma radiofonico della rai era prestigiosa. Il latino è oggi studiato poco, meglio lasciarlo perdere, invece di sbertucciarlo.