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Visualizzazione dei post da marzo, 2009

Il Concorso Universitario Perfetto

Non mi ricordo se già ho riportato notizia dell'invenzione che gli scienziati dell'Università di Firenze hanno dato all'Italia e al mondo, agisci locale, pensa globale: si tratta del concorso universitario perfetto (CUP). Dopo anni di tentativi finalmente si è riusciti a creare in laboratorio (ma presto verrà il brevetto e ovunque il CUP potrà essere messo al lavoro) un tipo di concorso in cui il Candidato Unico è anche Membro della Commissione. Necessitano nervi saldi e faccia tosta, ma ci sono, ci sono, eccome... Per evitare sovraccarichi, al momento della decisione (chi vincerà il concorso?) il sicuro vincitore abbandona la sede del giudizio, non so se come Membro della Commissione o come Candidato Unico.

Concorsite.

Non soffro di concorsite, io, la mia alterità, politica, intellettuale, umana, la mia lucidità, mi hanno consentito di capire che una zebra non deve neppure entrare in un tribunale di iene, che non avrei mai dovuto, in altre parole, sottopormi ad essere esaminato dai miei invidiosi e stupidi colleghi. Naturalmente questo mi ha reso ancora più alieno, odiato, disprezzato, invidiato, maltrattato, o solo trascurato, dai miei stupidi colleghi affetti di concorsite. Malattia micidiale che consiste nel fingere di concorrere, mentre si sta al gioco di "gare" truccate e di infinite ruffianerie.

Libri ancora.

Si dirà che il discorso vale per la narrativa, meno effimera, e non vale per i testi scientifici, più effimeri. Ebbene: certo, tra trenta anni la "Introduzione alla psicologia sociale" curata da Miles Hewstone sarà meno appetibile, trovata dal lettore Tizio in un cassetto di suo nonno, de "Il nome della rosa" di Umberto Eco, non lo nego. Tuttavia un buon libro, anche se datato, farà ancora a distanza di decenni il suo lavoro. Purché resti libro.

Libri.

I libri sono oggetti che hanno una durata enorme, misurabile almeno in decenni, in certi casi in secoli, per il fatto minimale che consistono in pagine rilegate e protette da una copertina più o meno robusta. Sono acquistati da tizio, che non è detto li legga, restano (chiusi) in uno scaffale, passano di mano, vengono venduti o abbandonati, ma resistono, anche se non sono amati resistono, in attesa del loro lettore, che prima o dopo, anche molti decenni dopo, arriva. Senza rilegatura e copertina la vita dei libri è breve e continuamente minacciata dalla fine nel bidone della spazzatura. Il libro attira la curiosità anche dell'analfabeta proprio con la copertina, con il suo essere un oggetto talvolta gradevole. Tutto qui.

Fottocopie di libri.

La mia antipatia per le fotocopie è essenzialmente estetica, voglio dire che le fotocopie di un libro sono più brutte del libro fotocopiato, durano meno, attirano meno l'attenzione, nei decenni, di eventuali inattesi lettori, e finiscono nell'immondizia al primo trasloco. Chi non ama i libri non deve fare studi universitari.