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Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Un aggettivo renzoso

I bambini, e sia pure grandicelli, inventano parole o le deformano; se resta lì, la cosa è carina, a me piaceva quando mio figlio diceva "princite" invece di "principe", o "battini" per "gattini", o "sorellascre" per "sorellastre". Questa faccenda di cui molti ciarlano, invece, nata dall'esibizionismo d'una insegnante e dalla mancanza di impegni seri da parte della Accademia della Crusca, attorno a un aggettivo brutto (ma legittimo) che per l'appunto piace al presidente del consiglio, è invece noiosa. Non petalosa.

Di zitelloni è pieno il mondo, di Gadda ce n'è uno solo.

Ieri sera Rai 5 ha trasmesso un programma su Carlo Emilio Gadda (1893-1973), autore noto per il romanzo incompiuto Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana , che ebbe un certo successo di pubblico e fu tradotto cinematograficamente da Pietro Germi ("Un maledetto imbroglio"). CEG, di cui non si può trascurare la partecipazione come volontario negli alpini alla prima guerra mondiale, scrisse anche altri testi lunghi, tra i quali primeggia La cognizione del dolore , e molti brevi, diciamo pure racconti; in più scrisse saggi ed una polemica (tardiva) sul fascismo. Cultore della lingua italiana e dei dialetti, girò per il mondo facendo il suo lavoro di ingegnere nel campo dell'elettricità; nato a Milano, dove studiò al Politecnico ed abitò in Via San Simpliciano, visse per circa dieci anni a Firenze (da ultimo nei pressi della stazione ferroviaria del Campo di Marte), e finì la sua vita a Roma, dove abitava a Monte Mario in Via Blumenstihl. Il programma di ieri non mancava di

"Ciò" non è "c'ho"

Un giovane che è stato immerso nella scuola fino ai sedici anni circa, che ha conseguito la licenza elementare e quella media, scrive una riflessione e la diffonde. In due casi scrive, al posto di "ciò", che significa all'incirca "questo", "c'ho", che invece significa "ci ho", come dire "possiedo". Suonano simili assai, certo, e se non hai né orecchio, né abitudine alla lingua scritta, cadi nell'errore, perdonabile se sei un uzbeko in via di sviluppo linguistico italiano: non se sei italiano. L'errore, che rovina la riflessione, per non dire che la ridicolizza, dipende certo dalla asineria privata del giovane, ma anche dell'infamia pubblica degli studi che lui ha fatto.

Asini cinguettano

Nel corso di trasmissioni tv di varia rilevanza da tempo si apre spazio agli spettatori con le loro mail o i loro cinguettii; ciò permette non tanto di conoscere il parere degli spettatori, irrilevante come quello di chi sta sullo schermo, quanto di vedere l'ignoranza della grammatica e della ortografia diffusa nel popolo telespettatore. Che salvo rarissime eccezioni è stato vagliato da scuola ed esami per anni ed anni. L'analfabetismo e gli sfondoni una volta erano distintivi della povera gente, che era esclusa dallo studio a causa della miseria. Da decenni non è più così, tutti vanno a scuola, dove però non sono istruiti, ma contenuti da personale spesso non poco ignorante a sua volta. 

Il titolo del blog

" A noi sempre lo stesso c'è la fanno pagare la benzina", scrive un lettore sul sito del Sole 24 ore. L'errore ("c'è" al posto di "ce") denota una notevole mancanza di abitudine alla parola scritta e stampata. Uno stato di estraneità alla lingua italiana, imperdonabile in un italiano. Il titolo del blog, "Vanità degli studi", qui trova intera soddisfazione, infatti l'autore della fotta di sicuro a scuola c'è andato ed è stato promosso, magari fino in fondo agli "studi".

Proprietà

L'abuso dell'aggettivo e del pronome "proprio" al posto di "suo" (e varianti ovvie) mi ha convinto ad ipotizzare che alcuni usino "proprio" quando c'è il rischio di confondere l'attribuzione della proprietà. Tuttavia molti altri ci han preso gusto, e usano "proprio" anche senza rischi di confusione.