Amarcord (1)
Nei primi anni novanta del secolo scorso il nostro fiume, in piena, alluvionò il centro di Civitarotta. Un mio collega ci rimise una sua proprietà commerciale. Orbene, di tanto in tanto io mi aggregavo, durante i suoi esami nella facoltà di Vacuologia, a questo collega più anziano di me d'una quindicina di anni; erano penosi, mai però come quando, dopo l'alluvione, lui intrattenne un paio di peppine esaminande (chiamiamo con affetto così due ragazzette intente a catturare il titolo di dott.) sulla disgrazia che gli era capitata, cosa che con l'esame aveva pochissimo a che fare. Si dilungò alquanto, il collega, preso da quel suo eloquio che lui solo, forse, comprendeva, ma altri studenti erano da esaminare, così le due peppine ebbero il loro bravo voto in Teoria del Marasma, la disciplina che il mio collega inscenava. Se lo presero e se lo portarono a casa, poiché non era un cattivo voto. Anzi. Di questa corbelleria del mio collega io mi resi complice, dal momento che