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Visualizzazione dei post da 2014

Pizza a orecchio

Non si scrive "ho ordinata una pizza", ma "ho ordinato una pizza", fidatevi. Si scrive invece "la pizza ordinata dal tavolo 6". Perché? Perché nel primo caso si tratta di forma verbale, nel secondo di aggettivo. Dice: ma allora perché si scrive "la pizza che è stata ordinata dal tavolo 6"? Buona domanda! Perché abbiamo a che fare in questo caso con la forma passiva, in altri termini il soggetto è la pizza. Difficile, no? E' questione d'orecchio: c'è chi non lo ha.

Orcocàn

Un lettore veneto del Corriere tempo fa protestava garbato contro l'abolizione, secondo me venetofobica , del corretto accento sulla seconda "a" del noto nome Padoan, quello del ministro economico attuale. Si dice Padoàn, così come si dice Benettòn, e non assurdamente Bènetton.  Il perché di queste puttanate lo ignoro, tuttavia sospetto che in esse giochi un tipo di anglismo straccione riversato nel romanesco piccolo-borghese dei giornalisti Rai. 

Nooo

A quanto pare moltissimi italiani, dai sei anni in su, non usano Internet. Oggi 19 xii sul Corriere si paragona questa situazione al fenomeno dell'analfabetismo (di ritorno - o di andata ); non credo a torto. Ma si afferma anche, sull'onda della suddivisione tra "digitali" ed "analogici", tra vecchi e giovani, che coloro i quali  dicono ancora "autoscatto" (è un esempio) stanno tra gli analfabeti. E che? Quelli che dicono "selfie", invece, saranno dei Pico della Mirandola? Si dà per scontato che ogni rifiuto della connessione internettica o smartfonica racchiuda dell'arretratezza e dell'analfabetismo. Io non dirò mai "selfie". Eppure sono alfabeta , e in diverse lingue - e sto scrivendo qui.  Ammetto che tra analfabeti inconnessi e analogici ci possa essere una parentela. Ma il mondo è più grande di internet. E tra chi "dice selfie" c'è di tutto, anche scemi totali.

Occupate fratres

Due brevi cenni sugli Studi fiorentini:  1- In occasione della celebrata chiusura di un bar "storico" in zona Santo Spirito, ho letto sul Corriere che in questo locale v'era chi si tratteneva per preparare gli esami.  Ora capisco tante cose. 2- Un preside fiorentino ha scritto allo stesso Corriere una lunga missiva in cui depreca le prese di posizione della ministra Giannini, Istruzione, e di un suo dipendente, di fatto favorevoli alle occupazioni delle scuole da parte di studenti. Il preside non tiene conto, a parte ogni considerazione su questa vecchia forma di "lotta", che il favore delle autorità rappresenta proprio l'annullamento della "trasgressività" delle occupazioni. E quindi.

Evidence

Asini anglofili irriflessivi hanno da anni abolito la buona traduzione di "evidence", che è "prova", sostituendola con l'osceno mostruoso imbecille "evidenza".

Su allegri!

Una recensione di Antonio Negri ad un libro di Giorgio Agamben, pubblicata due giorni or sono sul Manifesto, mi ha dato da trascorrere una decina di minuti - allegri; la stroncatura negriana, questo ho capito, consta infatti di un linguaggio talmente innaturale che ritengo sia stato inteso da pochi addetti ai lavori. L'allegria dipende comunque dall'essermi io detto una volta ancora che i linguaggi settoriali servono a creare outsiders, più che a trasmettere conoscenze interne ad una comunità scientifica o intellettuale o professionale. E' del resto possibile che Negri odi Agamben, o che Agamben abbia a suo tempo stroncato Negri, e così via. Per chi non lo sapesse i due sono filosofi della politica, se non filosofi e basta. Orbene, il linguaggio settoriale della filosofia è il killer della filosofia stessa, che merita invece di essere prodotta secondo armonie linguistiche analoghe a quelle della saggistica in genere, se non uguali a quelle della narrativa. O delle favole.

"Educazione alla legalità"

Essendomi guadagnato da vivere per 40 anni in una facoltà che aveva come ragione sociale l'insegnamento, mi è capitato di far caso non pochi anni or sono al concetto di "educazione alla legalità", adoperato da sciocchi colleghi ed ancora più sciocchi studenti.  Dico subito che prima d'iniziare a trattare qualsiasi tema inerente l'insegnamento bisogna fare piazza pulita dell'uso mostruoso che oggi si fa del termine "formazione", che viene confuso con quello di istruzione, cioè: invece di dire "istruire" si dice "formare".  Vengo al punto: la legalità non può essere oggetto di istruzione, a meno che non si voglia aggiungere altra acqua al vino della scuola. La legalità dev'essere l'effetto formativo di pratiche tecniche (scrivere, leggere, far di conto, sapersi situare nello spazio e nel tempo: lingue, matematica, storia, geografia) caratterizzate dal rispetto delle loro regole.

Ortografia

Sempre più spesso leggo Si affermativo di risposta senz'accento sulla i invece che Sì con l'accento: perfino nelle cazzo di schede referendarie! "Paolino si liscia i baffi" : bene senza accento sulla i , perché si significa che Paolino liscia i baffi a se stesso (o a sé stesso, va bene ugualmente). "Paolino si rende ridicolo": bene senza accento sulla i , perché si significa che Paolino rende ridicolo se stesso. "Hai portato la motosega? Sì, l'ho portata." Bene con l'accento sulla i , perché sì significa affermazione. Si (a se stesso) viene dal latino sibi. Si (se stesso) viene dal latino se. Sì viene dal latino sic.

Raccontare

Sempre più spesso leggo e sento il verbo "raccontare" connesso ad "oggetti" che non gli competono. Il culmine abominevole sta nel "raccontarsi", "x si racconta", inteso orribilmente come "raccontare sé" e non com'è giusto: "raccontare a sé", tipo: "x si racconta delle balle". Orbene: si racconta una storia, una favola. Non si racconta una persona. "Raccontarsi", osceno, mostruoso, intollerabile, non a caso usatissimo dal quotidiano La Repubblica, non si deve dire: si deve dire "raccontare di sé". Ecco, con questa forma, che viene dal latino "de", che rimanda al complemento di argomento, si aprono infinite possibilità. Vi racconto l'ultima. Sì. Vi racconto una storia. Sì. Vi racconto una favola. Sì. Vi racconto Napoleone. NO. Vi racconto di me. Sì. Vi racconto di Napoleone. Sì.

Mi indigna

Da anni schiere di asini confondono il "mi" complemento oggetto con il "mi" complemento di termine. Ciò li porta a dire o scrivere per esempio: a me stupisce che ... in quanto prendono il "mi" di "mi stupisce" per "stupisce a me", invece di intenderlo correttamente come "stupisce me". "Mi piace" significa piace a me, quindi consente di dire "a me piace". "Mi indigna" significa indigna me, quindi non consente di dire "a me indigna". 

Deportation

Il giornalista F.Rampini ha descritto ieri 5 XI su Repubblica lo scenario del dopo elezioni in Usa, prevedendo la vittoria dei repubblicani. In merito agli immigrati che non sono in regola il Rampini immagina che i repubblicani vincitori chiederanno che costoro siano deportati . In quella curiosa versione dell'inglese che si parla negli Usa rimpatrio si dice appunto deportation . Curioso che Rampini si sia lasciato sfuggire questa sfumaturina. Va bene che i repubblicani Usa sono così di destra che noi non ce lo immaginiamo nemmeno, ma ... (Ieri sera 21 novembre la corrispondente del tg rai 3 Giovanna Botteri, in merito all'iniziativa di Obama di legalizzare la presenza di milioni di immigrati, si è prodotta anche lei in questa puttanatina: e ha parlato di deportazione).

Audi, Bmw, Bauman

Su un quotidiano leggo che il sociologo Bauman ha tenuto un'affollata lezione a Firenze, affermando - in contraddizione con quanto stava facendo in quello stesso momento - che i docenti oggi non possono non tener conto del fatto che gli allievi ricorrono ad Internet, e quindi non dovrebbero più fare lezioni lanciando idee e nozioni sull'uditorio, dato che, ha affermato il Bauman, un giovane "per orientarsi nella realtà" trova di più in una pagina on line del NYTimes che non nelle idee lanciategli dal docente.  Sort. Intanto osservo che un docente non lancia idee, ma le propone, se è un docente dotato di buon gusto intellettuale: le propone in modo critico. Poi osservo che vi sono discipline che non hanno a che vedere subito con l' "orientamento nella realtà" ma invece sono appunto materia da apprendere: inglese, tedesco eccetera, matematica, geografia eccetera, storia. Magari sarà la sociologia che ha dei rivali in Internet... P.S. Leggo che il Bauma

Insurgent

Da qualche anno trovo nei giornali il termine "insorgenti", lessicalmente legittimo, ma che sono certo dipenda dall'inglese "insurgent"* e che sostituisca il tradizionale "insorti". Tuttavia, terminando la lettura del romanzo di Ippolito Nievo Confessioni d'un italiano , ho trovato lo stesso termine, "insorgenti", da me ora segnalato come derivante dall'inglese, e anglofilo - ma certo non della stessa origine. Quindi sono costretto a ricredermi, per quanto Nievo non mi sembri un modello di buon italiano. *Significa "insorto" o "rivoluzionario".

Analfabetismo

In un fascicolo pubblicitario di pratiche dirette al cosiddetto benessere (massaggi, in particolare) ho trovato un testo riferito al cosiddetto massaggio olistico nel quale l'attributo (olistico), che deriva da una parola del greco antico (non so se anche del moderno) dal significato semplice - vuol dire intero, totale, tutto -, viene usato come derivante dalla parola olio , e sappiamo che non pochi massaggi sono fatti con l'aiuto dell'olio. Che cavolo significhi massaggio olistico nel senso corretto io non lo so, e qui mi fermo, come dovrebbero fare coloro che invece usano termini che non conoscono.

Vacanze scolastiche

Un lettore di Repubbica scrive che gl'insegnanti, liberi secondo lui per tre mesi e mezzo all'anno a causa dei periodi di vacanza scolastica, potrebbero, anzi dovrebbero essere impiegati come badanti dei ragazzi e dei bambini durante le vacanze, allo scopo di alleggerire le famiglie che non sanno come sistemare i figli quando le loro ferie sono terminate ecc.ecc.  Il sagace epistolografo ritiene che gl'insegnanti percepiscano ingiustamente il loro lauto stipendio, stanti le cose come stanno oggi, ecc.ecc.  Se pensa che l'insegnamento sia una professione privilegiata, perché non la ha intrapresa? Se pensa che la scuola sia un contenitore dei minori, di questo errore non ha colpa lui, tuttavia. Infatti la scuola è stata ridotta a  tale posizione da idioti e irresponsabili. Nei decenni. Se l'epistolografo provoca in questo modo, significa che è affetto da invidia - e da disprezzo per l'insegnamento. L'argomento "ferie lunghe degl'insegnanti"
Mi è stato raccontato da persona di fiducia che durante un programma radiofonico della terza rete Rai un parlante (italiano) ha usato il termine garage* , francese (vedi gare , stazione), pronunciandolo come se si trattasse di una parola inglese. E' la rete colta della radio, la terza, ma gli asini che si comportano come se l'unica lingua fosse l'inglese crescono di minuto in minuto. *Significa (auto)rimessa .

Challenge

Un articolo ieri 23 agosto sul Corriere trattava della "sfida", argomento di moda che qui non voglio neppure sfiorare, usando la sua traduzione in inglese, che è "challenge". Ebbene, in 4 casi su 4 l'autore usa la forma "challange". Sbagliata.

"Ho fatto un casino"

Se tu fai cadere un vaso pieno di terriccio dal balcone giù in strada, o dimentichi di tirare il freno a mano dell'auto in sosta e quella se ne va, se fai bruciare l'arrosto che ti ha affidato tua moglie, eccetera, allora puoi mandarle un sms con scritto "ho fatto un casino". Ma se tu hai ucciso a coltellate tua figlia di un anno e mezzo e mandi a tua moglie un sms con scritto "ho fatto un casino", bene, allora significa che scrivi male perché parli male, e chi parla male pensa male, e chi pensa male vive male. Così un personaggio di Nanni Moretti.

Nuovissimi cani urbani

Un giovane di mia frequentazione ignora l'esistenza di un grosso ed importante ufficio postale sito ad un paio di km da casa sua. Non è strano, se si considera che il giovane non si occupa di molte cose pratiche come sono quelle che implicano la conoscenza dell'indirizzo di un ufficio postale dove si ritirano pacchi e lettere "inesitate". Costui mi narra tuttavia che i ragazzini (tra i quali lui non è più compreso da un bel pezzo) non conoscerebbero i nomi delle strade, che indicherebbero altresì facendo riferimento a certi esercizi commerciali secondo loro caratterizzanti. In effetti una conoscenza canina  * del territorio urbano non mi è nuova, ma qui siamo all'effimero. Gli esercizi commerciali chiudono, talvolta. Se il fenomeno di cui il mio giovane conoscente mi ha informato fosse vero, sarebbe da guardare come assenza di interesse per una conoscenza rigorosa della topografia. Per una conoscenza rigorosa in genere. E' la cultura dei "boh" e dei

Paria

Da molto tempo i professori che non hanno voglia di, o non sanno, far lezione, oppure, più di recente, non capiscono come far lezione a chi, in aula, s'occupa d'altro, invitano "esperti" a parlare, a raccontare, a "testimoniare", meglio se si tratta di personaggi noti. L'invito, o, se non l'invito, l'accesso parlante di Schettino della Concordia ad un seminario collaterale di "psicopatologia forense" tenuto nell'ambito della cosiddetta Sapienza, a Roma, rientra in tale andazzo. In un suo vecchio film, Nanni Moretti dette luogo ad una scenetta del genere: all'esame di maturità uno studente, richiesto dalla commissione su quale poeta "porti", fa il nome d'uno sconosciuto presente lì alle sue spalle, poeta. Lo stesso fanno, per le ragioni che ho sfiorato, i docenti universitari, molti dei quali, oggi, sono dilettanti "a contratto". Il docente divenuto famoso (ecco!) in questi giorni per aver dato la parola a

Carriera come scienza

Quei professori che si stracciano le vesti perché prima o poi (poi) dovranno mollare la cattedra o cattedrina e non più potranno tenerla stretta fino alla loro morte, mi fanno pena per due motivi: intanto perché scambiano la scienza con la loro carriera e viceversa. Poi perché fingono di preoccuparsi del turn over accademico che secondo loro non ci sarà, mentre invece sono terrorizzati di perdere i loro privilegi medievali.

Feeling of Power

In un racconto di fantascienza degli anni cinquanta, Feeling of Power*, un modesto impiegato d'una corporation dimostra di saper fare ancora i calcoli senza aiuto dei computer; deve dimostrarlo, infatti non gli si crede. Calcolano tutto le macchine. Oggi siamo già in quel futuro, all'incirca, e un tipo che sappia trovare una località (poniamo Buronzo) nell'atlante geografico cercandone prima il nome nell'elenco alfabetico posto nelle ultime pagine, dov'è indicata la pagina con la carta d'Italia, e le coordinate, per trovare il nome desiderato, con una lettera dell'alfabeto ed un numero - avete presente la "Battaglia navale"? Un tipo così suscita fastidio e sospetto nel giovincello che usa la tavoletta magica per tutto, e soprattutto, ebbene sì, non sa l'alfabeto. *Autore I.Asimov, tradotto con il titolo "Nove volte sette" nell'antologia Einaudi  Le meraviglie del possibile .

Punto e basta!

Da una ventina di anni noto che la vecchia espressione "punto e basta", indicante un'onesta chiusura definitiva, è stata sostituita da "punto e a capo", che indica tutt'altro: una continuazione di poco rimandata. La prima volta che ho udito questa mostruosità feci fatica a capire che cosa il mio interlocutore volesse dire.

Orologeria

Mi ha assicurato un riparatore di orologi che molte persone oggi non sono capaci di leggere l'ora su un quadrante "analogico", cioè con le lancette dei minuti e delle ore che ruotano su un quadrante. Abituate al "digitale", dove appare l'ora in numeri soltanto. Molti, avevo detto io poco prima, non sanno che esistono ed esistevano orologi a carica manuale.

Trafitti da un raggio di sole

A Quasimodo non siamo arrivati - dicono alcuni intervistati fuori dalle scuole dove hanno fatto il temino per la maturità. Come se per commentare dei versi fosse necessario sapere vita morte e miracoli del loro autore.  Anzi! Ma il meglio è quando il giovinetto o la figarina affermano di non ricordarsi quale traccia hanno scelto, tra quelle su cui comporre il temino.

Bice

Si chiama correttismo la tendenza all'errore linguistico motivata da un supposto sapere, il quale trae in inganno chi parla o scrive, dando luogo a vere perle. Mi hanno raccontato di pronunce in inglese imposte a parole italiane, abside diventa absaid , coop diventa cup , l'ultima mi è stata riferita da poco: Bice, nome femminile di persona, trasformato in bais . Con le mie orecchie ho udito trait d'union diventare treid iunion . Sono esempi di correttismo angloide, o anglofilo. Un vero ignorante completo questi errori non li farebbe.

Tuguri e casini

Su Repubblica del 28 marzo 2014 leggo di "tuguri" e di "accozzaglia".  La prima parola è riferita, in un articolo situato nelle pagine locali fiorentine, agli alloggi di circa 30 metri quadrati, a quanto pare in futuro irrealizzabili ex novo per motivi "antispeculativi". Non entro nella fattispecie, ma affermo che la parola "tugurio" significa altro che alloggio  di piccole dimensioni. Indica la fatiscenza. Un alloggio di 30 od anche meno numerosi metri quadri può essere un lindo nido. Stefano Bartezzaghi ha invece scritto un articolo sul fenomeno secondo lui rilevante della caduta delle parole lunghe in favore delle corte, e sostiene per esempio che "casino", corta, sta per "accozzaglia", lunga. A mio modo di sentire (ed abitare) la lingua italiana, la parola "casino" è meglio riferibile al concetto di "confusione" (anche acustica) che non a quello di "accozzaglia". 

Similitudine

Incontrata per strada una collega ancora in servizio che mi ha domandato come mi va ora che sono pensionato; faccio quel che facevo prima, ho risposto, leggo scrivo e traduco, con più tranquillità, mi pare di essere come uscito di prigione, ho aggiunto, al che lei mi ha ribattuto che i veri carcerati non la penserebbero come me. Una similitudine è una similitudine *, comunque ognuno di sfere si rompe le sue.  * Numerosi asini confondono per darsi delle arie la similitudine, che è una figura retorica (v. il mio riferimento al carcere), con la semplice somiglianza. Oppure vogliono dar lustro letterario alle loro parole.

Bullismo

E' stato negli anni Novanta che al dipartimento dove lavoravo come ricercatore si aggregò una studiosa specializzata in "prepotenze minorili": si trattava del cosiddetto bullismo , un termine derivato dalla lingua inglese che in seguito sarebbe caduto nelle mani di incompetenti (insegnanti, giornalisti eccetera), ed il cui significato, oggi stravolto, stava non tanto nella violenza generica, ma nella prepotenza persecutoria. La fiaba del lupo e dell'agnello sembra illustrare abbastanza bene la natura del bullismo. Sulle rive di un torrente un lupo stando a monte accusa un agnello che si trova a valle di rendergli torpida l'acqua; l'agnello replica che ciò è impossibile, ma il lupo rincara affermando che l'anno prima è stato il padre dell'agnello a sciupargli l'acqua, eccetera. Gnam! Prepotenza persecutoria significa prepotenza - non necessariamente fisica - che si ripete nel tempo, quindi quando per esempio due ragazzine si picchiano ed una di lor

Attàccami questa profondità!

Seguo in tv il calcio, talvolta, e noto, tra gli altri orrori (come "spizzare", "attaccare la profondità", "ripartenza", "cinismo", "finalizzazione", dei quali il primo è inqualificabile, il secondo comicamente metafisico, il terzo ovvio, il quarto spaventosamente cretino, l'ultimo semplicemente sbagliato), pronunciati dalle ruffianelle microfonate, l'uso del banale verbo "parlare" applicato alle persone che si trovano in campo od ai suoi margini come se esse non fossero normalmente in grado di rivolgersi reciprocamente la parola, quasi fossero animali il cui parlare dunque apparisse straordinario. Forse lo è?

Idiosincrasia

Perfino in una nota di retrocopertina Adelphi! Perfino qui trovo l'aggettivo derivante dal termine "idiosincrasia" sbagliato! A parte il fatto che il termine è antipatico ed infido e che non dovrebbe essere usato, esso è costruito da "idios" "sin" e "crasia" parola quest'ultima che significa mescolanza; non è costruito con "crazia" (da "crateia") che significa potere (v. "democrazia"). Orbene, se "democrazia" dà l'aggettivo "democratico", "idiosincrasia" deve dare "idiosincrasico". Non, come anche Adelphi sbaglia, "idiosincratico". "Idiosincrasia" significa caratteristica personale, ma anche ostilità personale, antipatia.

Tegole

Uno degli ultimi corsi che ho tenuto ebbe luogo in un'aula le cui finestre davano su un vasto tetto di cui, mentre parlavo, io contemplavo le tegole, e in lontananza le colline prossime a Fiesole. Davanti a me potevano esserci due centinaia di studentesse giovanissime, ma anche cinquanta, o trenta, o settanta, dipendeva non so da che cosa, comunque erano prive di allenamento disciplinare, in altri termini noiosissime. Forse anch'io ero noioso per loro, mica lo so, e non m'importa più di saperlo. Un giorno dissi alle presenti che tenevo sott'occhio le tegole là fuori perché erano disciplinate, mica come loro.  Avendo raccontato questo episodio ad una persona, mi accorsi che subito nella sua mente e nelle sue parole la differenza tra le studentesse e le tegole veniva a cadere, ed in breve spazio di tempo tra noi iniziò a vigere il termine tegola per indicare ogni tipo di studentessa o diplomata o anche laureata di questi disgraziatissimi anni. Non abbiamo trovato un equ

Felice comunque

Tra i rumori che raggiungono le nostre orecchie prestiamo talvolta attenzione alle voci emesse da tv e radio: senza entrare nel dettaglio (certo radio 3 e radio toscana classica sono esenti dal morbo che stiamo per segnalare), notiamo che i parlanti cospargono le loro chiacchiere di "comunque", un avverbio chissà perché stressato dall'uso che se ne fa da qualche mese a questa parte. Peccato per lui, poveretto, che ne uscirà con le ossa rotte. Un'altra porcheria che sento è l'uso del termine "felice", che logicamente è impegnativo al massimo, al posto del più ragionevole "contento".

"Eroi"

Sempre più spesso sento e leggo goffaggini lessicali, per questo non mi ha colpito troppo che l'affannato padre di due bambini, reduci da una brutta avventura di freddo boschivo e notturno, li abbia definiti "eroi". Semmai "eroi" sarebbero stati forse da denominare coloro che hanno salvato i bambini dall'assideramento. Sopravvivere non è un atto di eroismo, sacrificarsi per una "buona causa", invece, lo è. Neanche morire è un atto di eroismo, se non è una scelta umanitariamente compiuta.