Post

Visualizzazione dei post da giugno, 2016

Bracciali o braccioli?

Quei bracci a li che gonfiati d'aria aiutano a stare a galla in acqua da sempre sono chiamati bracci o li. "Braccioli" nella mia lingua sono quelle due parti d'una poltrona o di un cosiddetto seggiolone su cui, da seduti, si appoggiano le braccia; "bracciali" sono nella mia lingua degli oggetti rigidi o flessibili dentro cui s'infilano i polsi, tanto che si parla di braccialetti. Non di braccioletti. Una persona che dispone d'una mente assai acuta mi ha suggerito l'idea che quelli da bagno siano chiamati bracci o li perché tramite loro si appoggiano le braccia sull'acqua. Però... In Matilde Serao, La mano tagliata , trovo ad una poltrona appioppati dei bracciali... E' vero che il romanzo è brutto, eppure l'autrice de Il ventre di Napoli merita più considerazione degli analfabeti da spiaggia. Però ... Più avanti nello stesso romazo ad altra poltrona sono attribuiti braccioli; errore di stampa, cos'altro?
Ho l'impressione che gli esami di maturità abbiano perduto il loro aspetto di rito collettivo, almeno mediaticamente. Di sogno collettivo, sì, perché se individualmente in molti si continua anche da adulti a sognare di dover sostenere esami scolastici, magari di maturità, fino a ieri tutti insieme alla fine della scuola, in giugno, in luglio, si "sognava" la maturità. Troppa enfasi, prima, troppo poca oggi.

Rimonta

Sono stato attratto stamani da una bottega di barbiere e ho deciso di entrarci per farmi regolare i capelli sul collo e sulle orecchie, ciò che ho chiesto allo sforbiciatore, più vecchio di me, credo, che mi ha segnalato quanto segue: una volta, tipo 50 anni fa, questo lavoretto leggero era chiamato "rimonta". Ragione per cui ho imparato un nuovo significato di una parola che tutti conoscono.

Miransù

Monica Sarsini ha pubblicato diversi libri tra cui ricordo I passi della sirena, Crepapelle, Crepapancia, Miransù. Ho avuto la fortuna di incontrare la Sarsini direi negli anni ottanta quando era una studentessa di Pedagogia, a Firenze, e le ho fatto da interlocutore (relatore) quando compose la sua tesi di laurea, scritta così bene che non pareva una tesi di laurea - sull'anoressia. Ho avuto anche occasione di vedere i suoi lavori artistici, eseguiti ai tempi (ora non so) con una tecnica incantevole. Molto decorativi, a me sembra.  Miransù nella realtà è un luogo in collina che si trova tra Firenze e Pontassieve, sospeso sull'Arno, dove è probabile che io sia passato nei decenni sia in auto che, prima, in moto, comunque è il titolo del libro che ho letto in questi giorni, denso di materiale umano e narrativo formante una sorta di autobiografia famigliare. Le voci sembrano essere due, quelle di una parte anziana, e quelle di una parte più giovane, legate, ma graficamente dist

Un piede "importante"

Nel lessico che il calcio provoca in quelli che ne parlano professionalmente si è fatta da anni luce la parola "importante", oltre alle numerose altre qui già segnalate. Parecchi parlanti di calcio sono degli analfabeti di andata, alcuni di ritorno, comunque è per conformismo che certe soluzioni linguistiche s'impongono. Ieri sera 13 giugno ho seguito brani della partita Italia-Belgio, ad un tratto l'interlocutore del cronista, l'ex portiere Zenga, ha usato l'espressione "un piede importante". Tra il feticistico e l'imbecille. 

Renzi non è fiorentino

Il professor Galli ha scritto giorni or sono sul Corriere che Renzi, fiorentino, non dovrebbe indulgere in formulette inglesi (o inglesoidi) come invece fa spesso. Il professor Galli, a parte l'ovvietà oramai anacronistica, o lo spirito di patata, forse ignora o dimentica che Renzi è nativo di Rignano sull'Arno, un paese sito a sud est di Firenze sulla via Aretina e sulla ferrovia che collega Firenze ad Arezzo, Chiusi e Roma. Renzi è un paesanotto rifatto, oggi residente a Pontassieve, non lontano da Rignano, dove presto lui farà ritorno "da Roma" ed avrà tempo di guardare le foto che lo ritraggono con i grandi della Terra , tra una rastrellata e l'altra in giardino. Non è di Firenze, per quanto in questa città i bischeri non manchino, né gli analfabeti.

Hitler a colori

Ieri sera 3 giugno Rai 3 dava una serie di filmati risalenti agli anni trenta, notevoli in quanto a colori, ciò che avvicina al presente le immagini del passato, contrariamente ai filmati in bianco e nero. Il commento era malevolo, fazioso, e anche un po' scemo, in nome dell'approccio demonizzante alla storia che riguarda i vinti, tedeschi, nazionalsocialismo. A un tratto abbiamo visto che il "docente" della serata era Paolo Mieli, acculato disinvoltamente sul margine della "cattedra", e ci siamo interiormente divertiti a immaginare un mondo parallelo in cui un nazista tiene una lezione sugli ebrei.

Genocidi

Il parlamento tedesco ha votato la definizione di "genocidio" in merito ai fattacci occorsi attorno al 1915 all'interno dell'impero ottomano ai danni della minoranza armena*. Definizione che le autorità turche non accettano, tanto è vero che avrebbero deciso di richiamare l'ambasciatore in Turchia. E di prendere altri provvedimenti di ritorsione.  Naturalmente il parlamento tedesco può votare quel che vuole, tuttavia la materia qui ricordata è d'interesse storico (nel senso della storiografia scientifica) ed in sé sfugge al metodo della maggioranza che vince sulla minoranza.  Un bello spirito potrebbe affermare che il "genocidio", stavolta, ha avuto luogo ai danni della storiografia. Tuttavia, passando ad un altro settore scientifico, la psichiatria, noi ricordiamo che gli esperti che nel corso del tempo s'incaricano di rinnovare il celebre manuale diagnostico (DSM), detto la "Bibbia" degli psichiatri, talvolta votano una nuova defin