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Visualizzazione dei post da 2015

Bandiere

Intervistato da un tg locale in merito a certe prepotenze che alcuni giovani avrebbero commesso ai danni di un viaggiatore nella stazione ferroviaria di non ricordo dove, il sindaco del posto si è prodotto in una metafora mista dando luogo a parole che in definitiva significavano il contrario di quel che lui voleva dire. Dal momento che il viaggiatore sopraffatto era definito nel contesto della notizia un "gay" (significa in primis "persona dotata di levità", "gaia", in secundis "omosessuale"), il signor sindaco ha voluto dire che lo Stato non dovrebbe rinunciare ad esercitare la sua autorità e la sua protezione dei singoli cittadini, ed ha pensato di usare una metafora, quella dell' ammainabandiera, che significa rinuncia, cessazione. Nel parlare però gli si è parata davanti alla mente un'altra metafora, quella della esposizione della bandiera bianca, che significa resa; peccato che gli si siano mescolate, ragione per cui ha detto: &qu

"Alla fine"

L'espressione "alla fine" sta andando a ruba, com'è ovvio anche quando non è adeguata allo scopo. Al posto di "in definitiva", "in fondo", magari al posto di "da ultimo". O al posto di "in fin dei conti". Mi indigna il fatto che i miei contemporanei e concittadini seguano così irriflessivamente la moda.

Il passato si chiama passato perché è passato?

Il terapeuta Raffaele Morelli, direttore di una rivista che si chiama Riza , autore di libri, rilascia oggi un'intervista al Corriere dove prende posizione contro il concetto di risoluzione dei problemi psichici (o se preferite emotivo-mentali) a favore del concetto di superamento dei medesimi; prende posizione di conseguenza contro lo scavo nel passato da parte del soggetto in terapia ed a favore dell'apertura da parte del soggetto a nuove prospettive della e nella sua mente.  Non so se il Morelli stesso o la persona che lo intervista - uno dei due chiama in causa criticamente il concetto di "elaborazione del lutto", di origine psicanalitica, che si riferisce alle lunghe o meno lunghe vicissitudini che le persone di fatto attraversano sempre dopo che hanno perduto qualcosa o qualcuno (mio fratello stette male per settimane dopo che gli avevano fregato dall'androne di casa sua la bici nuova), ed in secondo luogo si riferisce al lavoro che un tizio fa nella espe

Dieta mediterranea

Mi si è fatto notare che l'espressione "dieta mediterranea" da queste parti è intesa in modo diciamo etnocentrico, cioè come se fosse riferibile ai modi di cucinare italiani, che per altro sono tanti. Ora, il Mediterraneo è un mare (lo dico per i più giovani) che bagna, oltre che l'Italia, i seguenti Paesi: Francia, Spagna, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Israele (Palestina), Libano, Siria, Turchia, Grecia, Albania, Kossovo, Serbia, Croazia, Slovenia, e magari mi sono dimenticato qualche altro Paese. Che offrono migliaia di piatti, di vini, di liquori, di focacce, di dolci, di verdure conservate, di carni eccetera. Quindi "dieta mediterranea" intesa come pasta, pomodorino, mozzarella e basilico, proprio fa pena.

Sicumera

L'altro ieri sono andato in centro per comprare due libri, o meglio per comprare un libro di Juenger, Trattato del ribelle  * (Der Waldgaenger) e per ordinare un libro del francese Robert Brasillach intitolato Le Voleur d'etincelles (Il ladro di orchidee). Ho fatto due buchi nell'acqua, tuttavia ho scoperto che si possono trovare addetti di libreria che scambiano Juenger, celebre scrittore e pensatore tedesco, con Jung, lo psichiatra svizzero che riuscì a sottrarsi all'influenza di Freud dando luogo ad una sua scuola; e che con quella sicurezza degli asini che si chiama sicumera  ti suggeriscono di cercare nel settore "psicologia" della libreria o meglio supermercato librario. Juenger con la psicologia c'entra pochino. Un altro addetto, serio, ha cercato nel computer e mi ha detto che il libro manca. * Waldganger significa "camminatore boschivo", che poi un camminatore boschivo o cultore degli itinera in silvis possa essere un "ribelle&

Guerre stellari

Quando fu distribuito il primo film della serie di Heroic Fantasy (o Sword and Sorcery?) di cui tanto si parla in questi giorni, il titolo che s'impose, "Guerre stellari", costituiva una buona traduzione dall'originale. Oggi si impone direttamente l'originale, chiaro segno che l'imperialismo americano ha guadagnato spazio, non che la lingua anglo-americana sia meglio conosciuta.  Ai tempi ero interessato alla fantascienza (Science Fiction), per cui assistetti al film, di cui ricordo la spassosa sequenza in cui si  vede un ritrovo frequentato dalle creature più varie della galassia, forse intesa a relativizzare l'umano in genere e l'etnocentrismo in particolare. Sequenza logicamente antirazzista che presi per un qualcosa fatto in buona fede, allora. 

Illusionismo

Ieri sera in tv davano un filmetto che ho seguito per alcune decine di minuti stranito dal fatto che me lo aveva consigliato mio figlio. Questo film non solo proponeva immagini sfondi e luci da spot natalizio, ma voleva dare ad intendere che a Vienna ai tempi di Franz Josef un illusionista propagandasse i suoi spettacoli con manifesti scritti in inglese. Non è la prima volta che noto porcherie simili, per esempio in un film che narra di una analfabeta tedesca imprigionata dopo la guerra a causa della sua partecipazione in divisa ad un crimine, ed aiutata ad apprendere in carcere la lettura da un suo ex amante, gli scritti che scorrono talvolta sono in inglese. Non è sempre stato così, per esempio in un vecchissimo film americano ambientato "in Ungheria" ("Scrivimi fermo posta") le insegne leggibili erano in ungherese o almeno ci provavano.  Come dire: l'imperialismo si è allargato. Der Zauberkunstler (con la dieresi sulla seconda u): vuoi mettere con "The

Santo Natal, notte d'opal

E' ovvio che la scuola pubblica debba tener conto della appartenenza culturale dei suoi utenti diretti, gli studenti, e indiretti, le loro famiglie. Se in un istituto sono iscritti giovani non "italiani" e non "cristiani" ne deve conseguire organizzativamente quanto è necessario, anche per quanto riguarda le ricorrenze di tipo religioso. Ragione per cui i presidi che smorzano le iniziative diciamo natalizie hanno ragione. Anche in riferimento al fatto che alcuni studenti con le loro famiglie potrebbero non essere religiosi affatto. Mi sembra che il modello dell'esonero dalla "ora di religione" sia da tenere ben presente. * Un tema che non vedo trattato sui media da me osservati è quello che riguarda le diciamo scelte delle scuole private, per esempio mi piacerebbe sapere quanti non ebrei sono iscritti a una scuola ebraica (privata); quanti ebrei sono iscritti ad un "sacro cuore" eccetera. Quanti atei in un istituto valdese. In questione

Sigle, Acronimi

Con le sigle si esagera, d'accordo, ma mi dicono che due soggetti giovani e dotati di mezzi audiovisivi moderni ignorano non solo che cosa significa con precisione Nato (north atlantic treatise organization), ma anche in modo generico, tipo "dovrebbe significare".  Si tratta di idiozia in senso proprio, di preclusione "intellettuale" rispetto a tutto quello che esce dal privato. Magari innocente, chissà. Ignorare quel che significa Nato, acronimo a parte, è davvero grave, ma ripeto che anche gli acronimi e le sigle sono troppi e in definitiva ingannatori, perché nascondono il significato, l'oggetto, la cosa. Per quanto ne so, si tratta di un prodotto novecentesco*. * Vedi Victor Klemperer, LTI, la lingua del terzo Reich , non ricordo da chi edito. Ma non solo in Germania (1933-1945) si produssero sigle e acronimi, è ovvio. Pensiamo a Fiat, in Italia, o a Bsa, in Inghilterra, pensiamo a Spa, in Italia, a Upim; a Usa, in America, a Fbi, a Cia, a Urss. Gest

Epidemia di meningite?

In Toscana vivono più di tre milioni tra residenti e - diciamo - frequentanti, quest'anno circa trentacinque persone nella regione sono state ammalate di una forma grave di meningite, e sei o sette sono morte. Non mi pare molto corretto e responsabile parlare di "epidemia", come fa qualche medico ed a rimorchio ripetono certi tg locali.  E' vero, probabilmente il numero di casi è in assoluto eccessivo rispetto al normale, ma il termine "epidemia" non mi convince.  Sappiamo che i medici usano un lessico che fa pena in quanto maschera con il greco antico italianizzato parole e concetti assolutamente banali. Vediamo però che questa massa di imbroglioni lessicali comprende anche dei terroristi. Ai quali magari nella foga dell'intervista scappa detto "vaccinatevi"- subito corretto con il rituale "vacciniamoci".

Francisco Franco

Venerdì 20 novembre scorso il Manifesto ha dedicato una pagina alla ricorrenza della morte di Francisco Franco (20 novembre 1975), l'uomo che per decenni governò la Spagna tramite ciò che molti definirono ed ancora definiscono una dittatura. Bene, una pagina di storia, ho pensato, e mi sono messo a leggere. Con mia grande sorpresa l'articolo, inerente la fine del franchismo ed il transito della Spagna dalla brace della dittatura alla padella della democrazia, non fa alcuna menzione dell'attentato che nel dicembre del 1973 alcuni militanti del'Eta realizzarono con successo contro L.Carrero Blanco, capo del regime dopo che Franco aveva raggiunto i limiti di età, per dir così, e continuatore del regime stesso. E' incredibile. L'asineria, voglio dire. Comicamente l'articolo è affiancato da una colonna dedicata alla "memoria".

Istituto d'Arte occupato senza kappa.

L'Istituto* d'Arte di Firenze, sito in un'area piacevolmente chiusa alle auto cui si accede dal piazzale di Porta Romana, è un'istituzione cittadina piuttosto chiacchierata dai benpensanti - non da oggi. Negli ultimi dieci giorni gli studenti, o meglio una parte di loro, hanno dato luogo ad una tipica manifestazione autunnale, la occupazione dell'edificio scolastico. I loro motivi credo che siano inerenti le non buone condizioni dell'edificio stesso ed altro, che non so. La stampa locale che seguo di questi tempi, cioè il Corriere fiorentino, ha dedicato parecchio inchiostro critico all'evento, ma io non ho letto una sola riga. Per così dire tutta la città si è chiesta quando l'occupazione sarebbe terminata, ed anche il solerte giovanotto Nardella, sindaco, ha detto la sua. Io non mi aspetto né spero niente dai giovani cresciuti in questi anni e naturalmente non perdo neppure un attimo con chi, degli adulti, rappresenta o crede di rappresentare l'opi

Perifrasi ovvero topo non mastica*

Bisogna aiutarsi con le perifrasi quando non si ricorda il nome di qualcosa, come fa il protagonista alzheimeriano del romanzo di M.Richler, La versione di Barney . Anche quando si è un giovane ignorante si usano perifrasi quando s'ignora un nome, di una via, o magari di un'intera regione d'Italia (non d'una repubblica del Caucaso o d'una lontana metropoli cinese). Definire il brancolamento verbale dell'ignorante come perifrasi è un dono immeritato, però.  Ho già trattato quest'infamia qui o altrove, e già ho proposto la battuta (mia, però): non c'è più religione, ma nemmeno geografia.  La regione, a proposito, è la Calabria, "quella che c'è prima della Sicilia", così un diciannovenne. *"Topo non mastica" non è una perifrasi, ma un gioco di parole su "toponomastica", che significa denominazione dei luoghi. 

Scherzi da Lager

Nel supplemento del Venerdì del Corriere (5 novembre) un lettore racconta che una supplente di italiano in una scuola superiore ha visto prender fuoco la pedana della cattedra su cui era appena salita in vista della "lezione". I suoi allievi la avevano spruzzata di liquido infiammabile e poi le hanno dato fuoco. Costoro ed i genitori hanno poi sostenuto che si era trattato di uno scherzo. Non so se la storia è vera. Non so che cosa è stato fatto per punire le carognette. Pare che la supplente sia stata pregata dal preside di non divulgare la cosa per il "buon nome" dell'istituto.  La scuola è un contenitore i cui contenuti non contano più niente, i "contenuti" sono i giovani e i loro intrattenitori. 

Scuola e corruzione

Ernesto Galli sul Corriere di oggi istituisce un nesso di causalità tra la condizione penosa della scuola e la corruzione in Italia, inclusi gli imbrogli che alcuni dipendenti pubblici realizzano ai danni delle amministrazioni cui fanno capo. Sostiene che nella scuola manca la disciplina da decenni e che nella scuola accade che gli studenti si facciano beffe degli insegnanti. Mettono in atto il loro disagio, si potrebbe anche dire, se non sembrasse assolutorio. Io credo comunque che Galli abbia nel complesso ragione, tanto è vero che qui tempo fa ho scritto contro la "educazione alla legalità" in nome dell'idea che alla "legalità" ci si abitua rispettando determinati rituali e regole, ciò che nella scuola si tende a non fare più. I giovani imparano a fregarsene, e poi da adulti di tutto se ne fregheranno. Qualunquisticamente. Tuttavia Galli, ed anche su questo ho già scritto qui, non si domanda perché la scuola è diventata come è; questo vuol dire che lui non v

Aulin & Halloween

L'asservimento ai costumi Usa ci ha indotto, insieme alla fame dei commercianti, ad incorporare "Halloween" in quanto "festa" in maschera, qualcuno però ha messo non so dove in vendita le sue zucche scrivendo su un cartello che erano "per AULIN", un errore interessante, dopo tutto.

"Entrambi" i tre

Potrebbe essere pronto per il lancio un nuovo affronto alla lingua italiana; ieri sera durante un tg locale toscano ho udito narrare di un incidente occorso a una donna che camminava insieme ai suoi due figli: un'auto li avrebbe investiti e feriti "entrambi", ha detto due volte l'asino parlante, il che mi ha fatto sospettare che costui ritenga la parola equivalere a "tutti e tre". Comunque "entrambi" significa "tutti e due". E i poveretti investiti erano invece tre.

Capitale "morale"

Pifferi patetici blaterano* di Milano "capitale morale", ma, essendo analfabeti, credono che l'espressione significhi superiorità etica, mentre significa che in un'immaginaria classifica Roma è la capitale formale, Milano quella sostanziale. Si dice infatti, nello sport, "vincitore morale", per indicare chi lo merita, piazzamento a parte. L'etica non c'entra.  *trattasi di endecasillabo.

Ruggine

Un cantante italiano ha raccontato di aver tolto la parola "ruggine" da un suo recente testo perché i sedicenni potrebbero non saperne niente e non capirla, ha spiegato. Se fosse vero, ciò rappresenterebbe un notevole declassamento del ferro. Quanto ai sedicenni, ciò significherebbe che vedono poco e maneggiano meno ancora, di oggetti per esempio come biciclette e motorini, questi ultimi molto plastificati, per altro.

Non lavorare stanca

I lavoratori che non lavorano bene tendono ad eludere il loro lavoro, timbrano l'odioso testimone della loro subalternità allo stipendio e se ne vanno; altri lavoratori non devono invece timbrare il cartellino, appartengono a circoli cui è permesso sostenere pesi variabili in termini di orario lavorativo. Quando lavoravo nell'università vedevo gli impiegati timbrare il cartellino e poi andarsene magari al bar per dieci minuti, io non avevo cartellini da timbrare, ero un privilegiato.  I tipi di Sanremo non sono mostri, fanno un po' ridere, un po' arrabbiare, ma non sono mostri: sono lavoratori che non lavorano bene e quindi tendono ad eludere il lavoro, timbrano l'odioso testimone della loro subalternità allo stipendio e se ne vanno.

Lo stato delle cose

Ieri sera dava la tv privata un film americano (pensa te!) intitolato State of the Play e non Lo stato delle cose, che è la traduzione. In questo modo si produce un uso magico della lingua inglese; come? Non traducendola. Il film, tirato per le lunghe dalle numerose soste obbligate della pubblicità (che però ha ben poco di pubblico) era del genere autoerotico yankee: tra noi il male esiste, ma possiamo combatterlo.

Chi è Marinetti?

Dal Corriere di giovedì 15 ottobre apprendo che circa il 58% degli italiani, suppongo di età adatta all'uopo, non legge neppure un libro all'anno; e che circa il 36% dei quadri dirigenti italiani rientra nella stessa categoria. L'articolista aggiunge che recentemente ha scoperto che il nome di Marinetti, celebre teorico del futurismo, era ignoto ad un suo interlocutore del genere dirigenziale. Marinetti a parte, le percentuali suggeriscono non solo un grande difetto di lettura in Italia, ma anche una perdita di presa dei libri sulle persone. Ragione per cui il difetto, se non è una colpa, deve essere suddiviso tra le persone ed i libri. Questi ultimi possono essere distinti variamente, certo, ma secondo il mio parere si dividono in particolare tra vecchi e nuovi. I libri vecchi sono disponibili nelle biblioteche private, più o meno inattingibili, ed in quelle pubbliche, e se ne trovano parecchi nel mercato dell'usato oppure dell'invenduto. Andando per botteghe, oppu

Diamanti

Mi capita. Di leggere talvolta un articolo. Di Ilvo Diamanti. Il sociologo. Su Repubblica. Unisce numeri e narrazioni. Ma soprattutto hanno una caratteristica. I suoi scritti. La brevità dei periodi. Devono averglielo raccomandato. A scuola. Di fare periodi brevi. Forti. Come diamanti.

Regole d'ingaggio

I media, perfino il Corriere della sera ieri 7 ottobre,  seguitano a parlare di "regole d'ingaggio", formula che traduce l'acronimo ROE, "Rules of Engagement" *. In questione è il tipo di impegno  , se non di combattimento, d'una qualche forza armata regolare con un obbiettivo, in patria o all'estero. L' "ingaggio" non c'entra una mazza. Una volta di più, qualcuno ha iniziato a tradurre diciamo in fretta, ed ha fatto scuola. Tipo il "grande fratello", traduzione asinina di "Big Brother". * In realtà nell'articolo relativo, p.5, si dà una definizione corretta, peccato che nel titolo passi l'errore.

Salutatio matutina

Il direttore didattico di un istituto superiore, mi pare situato nei dintorni di Firenze, avrebbe richiamato gli studenti tramite circolare all'uso del saluto che molti di loro a quanto pare non rivolgerebbero (più) al personale della scuola, professori, impiegati, bidelli - direttore compreso. E' un omaggio alle buone maniere, ragione per cui a me non dispiace del tutto, sennonché nella forma della circolare è insito un peccato di goffaggine e di ingenuità. Da qualche parte in Cicerone ricordo di aver letto almeno cinquanta anni fa il riferimento ad un uso, quello della salutatio matutina , che pare consistesse nella visita dei clientes al loro protettore. I clientes si recavano presto nella casa del loro protettore o patrono o riferimento politico e lo attendevano al varco quando lui usciva dal suo appartamento. I  clientes avevano bisogno per i loro affari del patrono, invece gli studenti non pensano di aver bisogno dei loro professori e dell'altro personale della scuo

Sparare o sparagnare

Durante una trasmissione tv fiorentina uno dei convenuti ha mostrato di credere che l'attributo "sparagnina" abbia a che fare non con l'avarizia ma con l'atto di sparare.

Scrittura creativa

Un ventisettenne italiano diplomato, già studente universitario per qualche anno, ha scritto un sms alla sua terapeuta così fatto: "l'ha spalla mi fa ancora male". Il giovane è iscritto ad un gruppo di scrittura creativa. Difficile credere che l'errore colossale sia opera del cellulare. Il suo autore dovrebbe andare a nascondersi. Il caso riportato suggerisce che taluni soggetti parlanti italiano hanno con la stessa lingua, quando è scritta o da scrivere, un rapporto di estraneità, quasi fosse straniera. Il caso riportato è mostruoso e probabilmente eccezionale, ma gli errori su "a" (moto a luogo: gli asini scrivono "vado ha casa") o su "ha" (verbo avere: gli asini scrivono "mia madre a sessanta anni") sono frequenti, come è frequente il pazzesco "ce" al posto di "c'è".  Su, allegri!
Si ha un motivo almeno di sentirsi contenti dell'età che si ha, avanzata assai: non abbiamo a che fare con la scuola né come allievi né come insegnanti né come genitori, e nonni non siamo. Che bello!

Medicomania e dintorni

I test di ammissione all'università possono dispiacere nella forma e nella sostanza, ma rispondono a necessità pratiche e tentano quella selezione che la scuola non sa realizzare. I migliori studenti con cui ho avuto a che fare furono, nella prima metà degli anni novanta, quelli durissimamente selezionati per essere ammessi al corso di laurea in psicologia a Firenze, forse fu un caso, ma non credo. In altri Paesi ci si iscrive liberamente, ma si perde il diritto a passare al secondo anno nel caso di non superamento degli esami del primo. I test costano, quindi sono anche un affare per chi li organizza. Si vendono manuali eccetera. Sono un business, insomma. Anche ciò è rognoso. Marginale domanda: cos'è mai questa foia di iscriversi - decine di migliaia - a medicina? Che cosa si vuol "curare"?

Deportazione dei docenti giovani

La mossa del governo di spostare docenti a centinaia di chilometri di distanza da dove risiedono con pochi giorni di avviso, e con un anno di tempo per il sì o il no definitivo (il no comportando la perdita della posizione in graduatoria) è di una stronzaggine colossale. I docenti giovani guadagnano sui mille e trecento euro al mese. Non sono contro il cambio di sede in nessun caso, scuola o non scuola, anzi: ma questa è deportazione di massa e ricatto vile, dati i redditi di cui si tratta. Furbino, Renzi, che così mobilita pure la bile sterminata che il popolino asino nutre per gl'insegnanti. Se diranno no. Demagogo da strapazzo.  Auguri, ragazzi e ragazze che avete il coraggio di fare scuola!

L'uomo che scambiò la neurologia per una fiction

E' morto Oliver Sacks, cui dobbiamo molti libri istruttivi ed appassionanti che hanno il merito di avvicinare alla neurologia anche chi non possiede una formazione scientifica. Sacks ha attirato l'attenzione di molti appassionati della psiche sull'importanza del funzionamento del cervello in ciò che gli umani fanno o non fanno. Sacks è stato un medico ed insieme un umanista in un'epoca in cui la medicina si allontana dall'umano per sprofondare nel biologico. Ho tuttavia l'impressione, avendo letto diversi libri di Sacks, che la sua fama e la sua fortuna di scrittore lo abbiano avvicinato a casi clinici dei quali forse non tutti avevano la consistenza necessaria per essere presi sul serio dal punto di vista scientifico, un punto di vista che rimane decisivo se non vogliamo trattare Sacks soltanto come un creatore di storie.  Non di rado ho pensato che, leggendo Sacks, dovevo "sospendere l'incredulità", ciò che non è il massimo per storie che rest

"Narrativa"

Da anni persone della politica e del giornalismo, se basta, sembrano insistere su un concetto in fondo banale: l'importanza della qualità delle narrazioni  (story telling) in merito a questo o quell'argomento di pubblico interesse, importanza che non di rado sembra prevalere sui "fatti". Tutti sanno che il modo come racconti può esaltare o deprimere la cosa raccontata. Capita che si raccontino bene delle balle, però. Non è questo che ora m'interessa, lo è invece l'uso del sostantivo "narrativa" che politici e giornalisti, se basta, fanno. In italiano il sostantivo "narrativa" si riferisce a racconti e romanzi, ragione per cui usarlo al posto di "narrazione" è sbagliato. "Narrativa" (lo usava ieri sul Corriere un notista politico a proposito delle bischerate che spara Renzi) è una traduzione non accurata, in questo caso, dell'inglese "narrative". Non è colpa dell'inglese...

Un alto prelato

Un alto prelato, come si diceva una volta, ha definito il movimento dei migranti una "tragedia umana". Io me ne frego degli alti bassi e medi prelati e non entro stavolta nel tema migrazione, invece plaudo al tipo per aver lui detto "tragedia umana" e non "tragedia umanitaria", come ogni sorta di asino avrebbe detto in forza di una traduzione speedy dall'inglese humanitarian che ha preso ridicolo piede in Italia. In italiano "umanitario" significa a un dipresso "filantropico", ragione per cui "tragedia umanitaria" sarebbe un controsenso o un ossimoro.

Contaminatevi

Il sostantivo "contaminazione" deriva dal verbo "contaminare", che ha un significato fondamentalmente negativo, sia materiale che metaforico. Da anni però si usano il sostantivo ed il verbo dando loro un significato che negativo non vuole essere, ma vuole alludere ad aperture, a mescolanze, ad intrecci da accogliere, anzi, da realizzare "creativamente". Ragione per cui se leggevi o udivi trenta anni fa "contaminazione" sapevi che qualcosa non andava; oggi invece devi fare attenzione, perché si tratta di ben altro. Capita. Ieri in un tg toscano ho seguito l'intervista, breve, a due giovani musicisti ebrei italiani che sono in procinto di esibirsi, non ricordo dove, in un genere di musica, mi pare assai vivace, che appartiene alla tradizione ebraica, denominato klezmer, i quali menzionavano nel senso diciamo nuovo il termine "contaminazione".  Nell'ascoltare le loro parole, logicamente sacrificate dalla brevità dell'intervis
Ho notato di nuovo che la toponomastica tende da certuni, giovanetti o esseri d'altri mondi qui convenuti in cerca di fortuna, ad essere evitata. I nomi delle vie, piazze, tra un po' delle città, sono sostituiti con indicazioni connesse a nomi di esercizi commerciali - ma in fondo all'abisso c'è dell'altro: si abolisce perfino il nome dell'esercizio commerciale, quando non è rilevante.  Sai dov'è il gelataio, sì, dopo l'ortolano?  Prevale l'irrilevante, lo strumentale, il caduco. Il canino: ben note sono le sue vie, al cane, ma lui non sa che piscia in via Berlusconi angolo via Renzi.

Scelta? Errore?

Da molti anni si abusa del termine e del concetto di "scelta" applicandolo a costumi, comportamenti, condotte.  Si sceglie (senza virgolette) un oggetto, un colore, un sapore (penso al gusto del gelato) quando si dispone appunto di una scelta concreta tra oggetti, colori e così via. Si è nell'ambito dei fatti. Il concetto di "scelta" nell'ambito  etico, diciamo dei significati, è inaccettabile come è inaccettabile il concetto di "errore" quando è applicato all'etica.  Se si accoltella una donna a scopo di rapina, non si commette un "errore" - né si compie una "scelta" criminale: si commette qualcosa di malvagio. Non si tratta di una "scelta". L'atto risulta da motivazioni molteplici di cui il soggetto non è padrone. Così come il soggetto non è padrone delle sue abitudini, comportamenti, condotte.  Si sceglie (senza virgolette) una maglietta verde in un negozio commettendo un errore (senza virgolette) perché
Una boiata oramai stabile è il termine "antidolorifico". Si dice "analgesico". Se non "farmaco contro il dolore". Una recente è "efficientamento", da un verbo, "efficientare", che non esiste. Boiata al quadrato. Si dica "rendere efficiente", poi si taccia.

Non è colpa dell'inglese

Da anni odo e leggo il termine (è un sostantivo astratto) "tecnicalità"*, che significa all'incirca "aspetti tecnici" di qualcosa. Ebbene, "tecnicalità" non si dice, è una boiata che deriva dall'inglese, ma letto in fretta. Si dice "tecnicità".  Così come non si dice "medicale", ma "medico", parola, ebbene sì, che è insieme un sostantivo ed un attributo. Per cui: "il medico sta visitando i suoi pazienti"; ma anche "approccio medico alla depressione". *Ho trovato questa schifezza perfino in un articolo di Eugenio Scalfari, diversi anni fa.
Da molto tempo odo, soprattutto nell'ambito dei commenti sul calcio, il verbo "finalizzare" adoperato al posto del verbo "concludere". Probabilmente siamo di fronte ad un nuovo caso di traduzione ad orecchio dall'inglese. In effetti to finalize, raro, significa concludere, sfortunatamente però "finalizzare", raro anch'esso, significa impostare un atto in vista di uno scopo. 
La "situazione sociale" d'una telefonata tra amici o conoscenti può dar luogo a un tipo di parlato che non può e non deve essere  usato in "situazioni sociali" del tutto diverse. Se un politico e amministratore locale scambia opinioni o che so io con un suo conoscente o amico e questi dice che la tale figlia di magistrato ucciso dev'essere anche lei eliminata, ebbene: che il politico taccia e non commenti lo sproposito tutto telefonico dell'altro, non conta.  Il fatto è che il comando che conta non lo hanno in mano i politici o gli amministratori ed a costoro oggi è richiesto solo di apparire come l'etichetta impone. Solo di apparire "corretti".  (Questa è psicologia sociale applicata alla politica: vedi Ross e Nisbett, La persona e la situazione , edizione Il Mulino)

Customer's Satisfaction

La valutazione dei docenti da parte degli studenti ai fini dell'ottenimento da parte dei primi di aumenti di stipendio è legata ad una visione commerciale della scuola per cui gli studenti sono clienti, utenti, e non più allievi. E' ovvio che uno studente di fatto valuti il docente come bravo, noioso, simpatico, sadico, democratico, giusto e così via. Ma non può certo valutarne in modo ufficiale la preparazione. Neppure il direttore didattico può farlo, a meno che in questione sia una scuola piccola e che il direttore didattico sia conoscitore della materia del docente. Il resto è banale e riguarda oggettive manchevolezze dei docenti. Come se ne esce? Formando gruppi di docenti omogenei per materie, guidati da colleghi eletti ogni anno, allo scopo di discutere e confrontare le rispettive esperienze. E gli aumenti? Si tratta di pochi soldi. S'incassino e si suddividano tra tutti i membri del gruppo che al gruppo abbiano partecipato.
Negli ultimi anni della sua vita passavo a far visita a mia madre, la mattina, mi fermavo per una mezz'ora e poi me ne andavo. "Vai a scuola?", mi domandava lei facendomi un po' incazzare, infatti non era la scuola il mio lavoro, ma l'università. E invece mia madre precorreva di una decina di anni i tempi: oggi le vecchie facoltà, più o meno rimescolate tra loro, si chiamano "scuole". Forse il termine "facoltà" era troppo difficile e misterioso, invece il termine "scuola" è facile e suona anglofilo. Ieri (sono due anni e mezzo che sono in pensione e non ho messo più piede in facoltà, vi garantisco che non è cosa da tutti: neppure per essere festeggiato insieme a coloro che "con dedizione" si erano "impegnati per anni e anni", né per ritirare "un pensierino" ) ho incontrato la mia ex preside, che in effetti abita dalle mie parti. Ci siamo salutati con una certa quale cordialità, e lei mi ha comunicato la

Esortazioni

Il congiuntivo esortativo nel presente dev'essere di tempo presente, non di tempo imperfetto come si  usa per esempio a Roma.  (Di' loro che) stiano zitti! Forma corretta. (Di' loro che) stessero zitti! Forma scorretta. Dal momento che Roma impera nella Rai, il virus si diffonde.  Si confonde nella capitale l'esortativo con l'ottativo: Ah, se stessero zitti!  In latino preced uto da utinam che vuol dire magari

E' mio, tuo, suo, nostro, loro

Ripeto la segnalazione di un abuso dell'aggettivo possessivo "proprio" sempre crescente, a discapito di "suo" (nelle ovvie varianti), abuso di cui non so capire il motivo. I pochi che sanno operare l'inutile scambio in modo accettabile* sono circondati dagli innumerevoli pappagalli contagiati dal virus, incapaci, analfabeti e privi di orecchio. Ne risulta, oltre al fastidio, l'orrore. Oggi 28 VI 2015 nel supplemento del Corriere (La lettura) il giovane Giordano, che penso sia uno scrittore, si produce prima nell'inutile, poi nell'orrido, commettendo nel secondo caso un errore clamoroso. Non so se la mostruosità in genere dipenda da una sorta di spirito proprietario untuosamente intimorito dalla sana aggettivazione corrispondente al forse troppo netto "mio" (nelle ovvie varianti). Ripeterò i modi giusti: Mario ama sua madre. Gli automobilisti lavano le loro auto. Ogni condominio ha il suo amministratore. Si ha cura della propria casa
Udito per qualche decina di secondi un alto papavero anticorruzione ieri sera dalla Lilli Gruber, direi napuletane , il quale in quel breve spazio di tempo ha cannato sistematicamente tutti i congiuntivi, genere "credo che è" al posto di "credo che sia". Ignoranza o maleducazione, comunque lui è un corruttore della lingua. Non da solo. Da anni D'Alema si produce nella stessa boiata. Per dirne uno assai noto.

Dinasty

Il prof. Taglietti, figlio del prof.Taglietti, nipote del prof.Taglietti e padre del prof.Taglietti, ognun di loro primario ospedaliero del passato e del presente, osserva con soddisfazione il tramonto del prof. Ras, a suo dire esercitante da venti anni il potere nella cittadella ospedaliera e universitaria fiorentina.  A Taje', me cojoni?

"Sputi"

Accanto allo "sportello" dove mi trovavo, una donna accuratamente vestita di nero parlava con il cassiere; argomento, la barriera "antisputi". Ho inteso dopo qualche secondo che l'ambìto oggetto è una lastra trasparente da erigere tra l'addetto e l'utenza, a "protezione" dell'uno e dell'altra da quelle minime gocce di saliva che si emettono durante la conversazione. La signora evidentemente non sapeva che cosa significa sputare, oppure mancava nel parlare di quella anche banale eleganza esteriore di cui sono certo che si riteneva soddisfatta. Alla sua età.
Si elegge il rettore dell'università di Firenze. Dal momento che sono stato messo a riposo non partecipo alla votazione, tuttavia quando ero in servizio ho votato forse due volte, beninteso annullando la scheda, in tutto il tempo. Perché? Perché ero  crescentemente estraneo all'università, e mi sentivo estraneo. Allora, perché ci restavo, ci sono restato, tanti anni? Indovina!
1.Non si dice "aurea", quando si vuol accennare a un qualche "alone" all'incirca "soprannaturale" che si attribuisce per esempio ad una persona. Si dice "aura". Ne deriva il termine "aureola". 2.Quando s'incorre in una qualche assonanza di parole non voluta ciò si definisce "bisticcio", e non "gioco di parole". Certo un bisticcio può conquistare qualche volta il titolo di gioco di parole (in francese calembour), ma quasi sempre risulta essere un incidente sgradevole di suoni. Anche il gioco di parole può essere non voluto, ma si riconosce perché strappa un sorriso. Il bisticcio fa invece pena. Viene in mente la ripetizione presente in uno scritto: se è voluta dà forza, se non è voluta la toglie. 3. Quando non si conosce il significato di una parola è meglio non usarla. Certo, sapere di non sapere è già un sapere, e molti non sanno di non sapere. Costoro sono i veri ignoranti, che hanno diritto di parlare, c

L'inganno della laurea

Conversando si trovano idee: ieri ne ho trovata una che dà qualche luce ad un fenomeno osservato per anni e anni nella facoltà dove mi guadagnavo il pane e, a seguire, la pensione - in realtà ci ho sprecato gran parte del mio talento intellettuale solo per sopravvivere. Il fenomeno? Quello dei molti colleghi premianti allievi - indegni degli studi universitari - agli esami ed alla prova finale ("discussione" della tesi di laurea). Questi colleghi spesso provenivano dalla facoltà medesima dove operavano; di famiglia culturalmente men che mediocre, erano venuti in città (e che città, per la miseria! Firenze!) dal loro buco di provincia ed erano riusciti a laurearsi in "pedagogia", povere anime, così issandosi allo status di "dottore". Messisi in "luce" presso i loro professori, quasi tutti insignificanti menatori di torrone intellettuale, erano divenuti anche loro con fatica, pendolari tutta la vita, docenti di "pedagogia" ("con la q
Sul lavorìo governativo intorno alla scuola non posso dire molto perché della scuola non ho esperienza diretta, ma soltanto mediata dai suoi risultati percepibili. Infatti ho lavorato sempre nell'università. Ieri 21 maggio il Corriere pubblicava un colloquio con Tullio De Mauro, linguista, cui rimando gl'interessati. De Mauro dice, a proposito dell'accresciuta autonomia decisionale dei presidi, che se, dopo tre anni che il docente x lavora in una scuola, viene mandato via da un preside magari del tutto incompetente nella materia del docente medesimo, non c'è da esserne felici. Mi pare giusto. Infine dice che ciò che serve agli studenti è imparare a leggere, scrivere e far di conto, certo ai livelli attuali. Anche questo mi pare giusto, e mi fa sentire meno solo.

Maltrattamento del congiuntivo

Non si deve scrivere: "Ed è come se l'assenza di queste cose si porti con sé anche un'assenza d'interesse...", come faceva un pubblicista alquanto noto su un quotidiano nazionale ieri 17 maggio. Si deve scrivere: "Ed è come se l'assenza di queste cose si portasse  con sé anche ...".  L'assenza di sensibilità sintattica si porta con sé anche un'assenza di fluidità argomentativa.
Il rignanese presidente del consiglio, toltasi la giacchetta, ieri alla lavagna ha scritto "cultura umanista". Doveva scrivere "umanistica".  Dove ha studiato? Alla scuola per corrispondenza "Radio elettra" di Torino?

Fotocopie

Il fenomeno della fotocopiatura dei libri in ambito scolastico e universitario dipende certo da cause economiche, di risparmio, ma anche dal disamore degli studenti nei confronti dei libri veri e in definitiva delle materie che essi "studiano". Un libro vero ha una lunghissima vita, a meno che non gli capitino sciagure, invece le fotocopie hanno vita squallida e breve. Ai tempi in cui ero afflitto da questo fenomeno osceno ho trovato non poche volte pacchi di fotocopie abbandonate nei corridoi, finito l'appello di esame. 

Carpi

Che Carpi, la cui squadra di calcio ha vinto il campionato di serie B e l'anno prossimo gareggerà in serie A, faccia parte dell'Emilia-Romagna, io lo sapevo, ma non che fosse in provincia di Modena. Ecco a che cosa servono le province!  Ieri ho colto però l'attimo di una trasmissione in tv dove un giovane rispondeva, a domanda, che Venezia è nel Trentino. Che le nozioni anche più semplici di geografia "politica" siano in crisi, io lo sapevo, ma ignorare la regione di Venezia mi pare davvero notevole. A meno che l'ignoranza asinina non faccia parte dello spettacolo tv in questione. Da esperienze non indirette so comunque che la geografia è trascurata e ignorata. Ci sono vari livelli di ignoranza, del resto. Davanti ad una cartina cosiddetta muta io darei scarsi risultati. Non so nulla della geografia della Cina, mica del Butan, nulla dell'Africa, a parte la settentrionale, eccetera. So però dov'è Modena, con cui ho più probabilità di aver a che fare.
Si dice "fare d'ogni erba un fascio". Non si dice "fare di tutta l'erba un fascio". La metafora significa confondere un singolo evento, o caso, con una importante tendenza. Generalizzare a capocchia.

Magnanimità, miseria

Il giornalista e scrittore P.L.Battista ha usato la sua posizione per replicare ad una persona che gli contestava affermazioni che la riguardavano. Ha approfittato di quest'occasione anche per beccare la persona suddetta in fatto di grammatica. Non si fa, non stando nel primo giornale del Paese. Si dev'essere magnanimi, in fatto di grammatica, quando ci si trova in alto : è sufficiente usare le forme che si ritengono corrette.  Battista, affermando che l'attributo "antisem itico " è sbagliato, mentre sarebbe corretto "antisem ita ", ha torto; lo confermano Palazzi, Devoto Oli e Treccani. "Antisemita" è un sostantivo la cui forma attributiva, correttamente, è "antisemitico". "Imperialista" è un sostantivo la cui forma attributiva è "imperialistico". Non nego che seguendo questa linea, perfetta, si possa giungere a mostruosità tipo "comunistico", "fascistico". Mostruosità - come dire? - "cor
Da qualche tempo leggo o sento usare il verbo "paventare" in modo erroneo, come se avesse a che vedere solo con la previsione, mentre significa "temere" - previsionalmente, certo. Ma porca miseria, un'occhiatina al dizionario no? Senza contare che è un verbo stravecchio, tipo come se si dicesse "verone" al posto di "balcone".
Nel settimanale del Corriere, "Sette", si discute a favore e contro la detraibilità delle spese sostenute da chi affida l'istruzione dei figli a scuole paritarie, private, cioè a salato pagamento. A me sembra che, se è detraibile la spesa medica privata, può esserlo anche la spesa scolastica. Voglio dire: se vado da uno specialista privato e spendo mille euro, li porto in detrazione e non è che mi ritornano in tasca i mille euro, suvvìa! Duecento, tipo. Va bene così anche per la scuola privata, pardon: paritaria. Altrimenti ci prendiamo per le natiche.

Omonimie, assonanze

Si discuteva una tesi di laurea consistente in realtà nell'esame dell'opera dello psicanalista nordamericano Robert Langs, un autore molto interessante, ma di nicchia, e la relatrice ufficiale, che evidentemente aveva dato appena un'occhiata al titolo del lavoro, fece il suo intervento parlando dello psichiatra britannico Ronald Laing, assai noto negli anni settanta del secolo scorso, autore celebrato di  The divided self,  di Knots , di Politics of Experience . Nessuno, a parte me e lo studente laureando, si accorse della topica. Ero io l'effettivo relatore della tesi, e sorvolai sull'ignorantismo della collega soprattutto per non nuocere al laureando, che non sapeva più dove guardare. Mi ha riportato alla memoria questo quadretto accademico l'aneddoto riferito in questi giorni su tale Barracciu, una sottosegretaria dell'attuale governo, che avrebbe a suo tempo commemorato un poeta parlando d'un giurista dello stesso cognome. In un suo testo di cui or
A Scienze (...) politiche, "scuola" universitaria fiorentina, il giudice Giancarlo Caselli doveva tenere una lezione, giorni or sono, ma ha rinunciato, vista l'accoglienza ostile che un gruppo di studenti gli aveva preannunciato con argomenti almeno ineleganti e senz'altro parolai. Il Caselli, ora pensionato, è stato per decenni un avversario all'incirca implacabile dei militanti radicali di sinistra, ragione per cui non è strano che gli studenti di cui sopra, radicali di sinistra, lo abbiano attaccato. Ora, per quanto in un diverso contesto, io ho potuto dare qualche occhiata a certe manifestazioni studentesche analoghe a quelle oggi presenti a Scienze politiche, e francamente mi sono sembrate sciatte, del resto anche quando ero giovane ed alquanto coinvolto nelle "lotte" seguite al famoso Sessantotto, la sciatteria non mancava. Eravamo anche noi dei parolai, degli estremisti, credevamo di avere ragione mentre invece dalla ragione e dalla razionalità er

La scuola buona?

Le considerazioni che Ernesto Galli fa (Corriere, 8 III 2015) sulla scuola italiana esposta alle ipotetiche manovre riformatrici sbandierate dal governo attuale sono sbagliate là dove egli trascura l'effetto delle innovazioni esteriori autentiche, che potrebbe essere non disprezzabile, per esempio: scuole non fatiscenti potrebbero essere contenitori favorevoli a migliorare la qualità  delle ore di apprendimento (e non solo) degli allievi; lo stesso dicasi sulle esigenze di rinnovare i programmi di studio, rinnovabili non tanto per seguire il mondo esterno alla scuola come si segue una moda, quanto per dare alla scuola una presa maggiore sulla realtà vera. E' inutile rompere le scatole con Omero o Dante o Copernico a chi non è ancora in grado di apprezzarli. A ciò serviranno studi superiori, ma davvero superiori. Ernesto Galli sembra non sapere che il vecchiume laido e fatiscente deprime i giovani, pronti certo a danneggiare il nuovo pulito e fiammante, com'egli afferma, sta

Decapitazione

Dopo mesi di dubbi interiori a proposito del prodigio della "decapitazione" effettuata per mezzo di un coltellaccio dai boia incaricati dall'Isis - ricordo che la cristiana ghigliottina in uso in Francia fino a pochi decenni or sono consisteva in un apparato di taglio esattamente guidato e rinforzato in alto da un peso, in basso dal bloccaggio della testa del condannato - ho capito che con "decapitazione" i media intendevano sgozzamento (taglio della gola). Sarebbe da indagare l'origine di questa bufala, se è dovuta a cattiva traduzione, ad ignoranza del termine "decapitazione", od a mala fede. O a tutti e tre i fattori.

Formazione alle "buone" maniere

Nonostante che un poco mi secchi ammetterlo, ebbene sì: le "buone" maniere (riconoscibili dal rispetto che si deve alle distanze - non solo in anni - che separano tutti da tutti ) sono frutto non solo di doti innate, non solo di esempio famigliare, ma anche di apprendimento. E dunque l'infamia d'un pischello che da del tu a chi potrebbe essergli nonno, che non si alza dal sedile per cederlo alla signora non giovanissima lì accanto in piedi, che bestemmia ad alta voce in luogo pubblico; la goffaggine della ragazzetta che va masticando parole a suon di "cazzo" e così via, dipendono anche dal fatto che non c'è stato addestramento da parte di chi ne aveva il dovere. Ammesso che io abbia ragione nel segnalare il che cosa ed il suo perché, resta da capire il motivo per cui le "buone" maniere non sono più oggetto valido di addestramento - nel contesto di una loro perdita di valore. Il motivo potrebbe risiedere nella presa crescente del "valore d

Don Lorenzo Milani

Il 2 ed il 9 di questo febbraio una rete privata ha trasmesso in due volte il film tv "Don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana" (1997), che non avevo visto. Sono passati cinquanta anni circa dalla morte prematura di Lorenzo Milani,  la sua pratica e la sua teoria pedagogica, ben rappresentate dal film, hanno tanto da dirci ma anche tanto da non dirci, oggi, visto che la scuola si è trasformata, almeno quella dell'obbligo, in mero contenitore - alquanto disarmato in fatto di istruzione erogata agli allievi. Il libro  Lettera a una professoressa , costruito da Lorenzo Milani insieme ai suoi ragazzi, semplice e nudo com'era lo spirito che animò questo prete di estrema sinistra, amato e odiato a seconda degli occhi che guardavano a lui ed a Barbiana, è un documento d'epoca. La scuola non è più una scuola fatta per Pierino il figlio del dottore, è un tritacarne dove figli di dottore o figli di operaio, figli di borghese o figli di proletario, figli d'italiani o f

De senectute

Ultimamente ho scorso articoli del Corriere vertenti criticamente sull'alta età media dei professori universitari e della scuola - in Italia.  Per quanto riguarda i primi, intanto una ragione della loro alta età media risiede nel fatto che costoro possono protrarre la loro "attività" fino ai settanta anni ed oltre, come i magistrati ed altri papaveri appunto alti; un'altra ragione sta nel privatismo insito nel sistema concorsuale universitario; mi spiego: i concorsi sono pubblici, ma vengono gestiti da cosche di professori che agiscono come privati secondo i loro interessi cosiddetti scientifici e didattici. Un giovane deve mostrare "affidabilità" e "fedeltà", e farà "carriera" con grande lentezza. Nell'università la "vita" di una persona è come se iniziasse ai venti anni, per cui a quaranta costei è "giovane".  Per quanto riguarda gli insegnanti della scuola pubblica, dalle elementari in poi, il numero di &quo

Espulsione di uno studente turco dall'Italia

Lo studente turco espulso dall'Italia a causa di certi suoi punti di vista (web) - probabilmente mal tradotti in italiano - definiti dalla polizia come pericolosi in quanto islamicamente estremistici , avrà ora la fortuna di poter riprendere i suoi studi in un altro Paese. Civile. Resta la pena, com'è giusto, presso di noi, che ce la meritiamo. Resta la pena di sentire alti papaveri della cosiddetta Scuola Normale di Pisa esprimersi senza fare una piega su quanto di vergognoso è accaduto. Resta la pena di aver udito da poco il coro delle ruffianelle in merito alla "libertà d'espressione".

Défaillances

Non è da poco tempo che sento commentatori (più o meno in diretta) di calcio parlare di "amnesie" per esempio difensive, comunque di gioco. Ora, il termine, derivato dal greco antico, significa difetto di memoria, improvvisa perdita di un ricordo, tipo quando davanti al bancomat non si sa più il proprio pin. In genere non è a causa della perdita della memoria, tuttavia, che un difensore tarda a, oppure manca di, intercettare l'avversario eccetera. Può essere, la causa, una disattenzione, o una mancanza di prontezza di riflessi. Meglio, molto meglio, il vecchio modo di dire: il tale ha dormito . Quanto sopra suggerisce (...) che i commentatori di calcio che parlano o scrivono di "amnesia" in relazione a défaillances del genere qui accennato, non conoscono il significato del termine. Ma ne abusano. Del resto ciò accade spesso con i termini di lingua straniera (ed il greco antico lo è) che cadono tra le zampe di asini incapaci di andare a vedere il significato su

Cinismo

Tra le parole che riguardano il calcio si è installato da tempo il termine "cinismo". Credo di aver capito che con gioco "cinico" s'intenda ciò che dovrebbe indicarsi invece con espressioni tipo "badare al sodo", "usare concretezza": per fare goal e vincere - nel calcio infatti non si vince "ai punti". Ritengo che il concetto di cinismo non si adatti a sport (od a giochi) fatti di regole precise e che dispongono di solo tre esiti: vittoria, sconfitta, pareggio. Credo invece che il concetto si adatti perfettamente all'etica, alla politica, cioè a relazioni all'incirca prive di regole precise e che dispongono di molti, se non innumerevoli, esiti. In conclusione ritengo che chi applica il concetto di cinismo al calcio ignori il suo significato.

Camminare a piedi nudi

Non ho esperienza fresca delle pratiche in uso nella scuola elementare o come si chiama, né di quelle in uso nella scuola media. Fanno comunque otto anni. Ebbene, leggo che l'insegnamento della scrittura manuale cosiddetta in corsivo è in crisi, sia nel senso che sarebbe favorita la scrittura tramite tastiera, sia che sarebbe favorita la scrittura con caratteri in stampatello. Devo precisare che conta soprattutto quello che si scrive e come lo si scrive in rapporto a ortografia, grammatica, sintassi ed elaborazione di un qualche discorso sensato, tutti ambiti trascurati. Comunque: prendere un foglio di carta e scriverci sopra qualsiasi cosa resta importante e molto pratico, ed economico. Non riesco a immaginare una persona che non sa camminare se non a piedi calzati, che non conosce l'impronta sulla rena bagnata dei suoi piedi nudi.

Ossimoro

Sono molti anni oramai che incontro l'aggettivo "umanitario" connesso a sostantivi di significato diciamo negativo, tipo "crisi", "pericolo" eccetera.  Ero abituato a considerare l'aggettivo come significante qualcosa di positivo, perciò leggere di "crisi umanitaria", di "pericolo umanitario" o di "emergenza umanitaria" mi fa l'effetto di un ossimoro, tipo cattiva bontà , rischiosa sicurezza eccetera. Il massimo è "guerra umanitaria".

"Punto, virgola, punto e virgola"

Parliamo di virgole, non di "Totò, Peppino e la Malafemmina". Vi sono scriventi che le spargono a caso nella loro composizione; costoro sono da respingere senz'altro. Vi sono scriventi che di virgole ne usano troppe, a tratti sembra che costoro vogliano imitare un parlato assai pensoso o un recitativo d'altri tempi. Alcuni tentano giustamente di rispettare lo statuto di parola scritta della loro composizione, che sarà letta nove volte su dieci con gli occhi soltanto, non a voce. Raffinati rari provano a dar luogo a periodi liquidamente scorrenti e poverissimi di virgole, di punti e virgola, di due punti, di lineette.  Tuttavia, escludendo dal mio abbraccio soltanto gli analfabeti irrimediabili, ricordando che prima del "ma" s'impone la virgola, che in una elencazione i vari "articoli" devono essere separati da virgole ("Venezia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli sono città bellissime") salvo gli ultimi due, da separare con la congiunzi