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Visualizzazione dei post da 2016

Harry's bar

L'inventore del concorso universitario perfetto, quello dove l'unico candidato alla chiamata fa parte della commissione di valutazione dei titoli , invenzione che tuttavia non è, misteriosamente, incorsa nella condanna da parte della magistratura, è stato invece condannato, leggo nel Corriere fiorentino del 23 dicembre 2016 (si tratta di un inserto quotidiano del Corriere della sera), a restituire all'università di Firenze circa 49 mila euro, a sua cura spesi per sollazzi vari fatti passare per spese inerenti le attività cosiddette scientifiche dell'istituto fiorentino di cosiddetti alti studi umanistici: viaggi con coniuge ed amici nei vari siti del vasto mondo, uso di cosiddette limousine, soste in ristoranti famosi e carissimi, liquori, vini, prelibatezze da goloso che sfrutta la sua posizione, s oste sbevazzanti fatte passare per riunioni con studiosi internazionali i cui nomi, ha scoperto la magistratura, sono stati presi tramite visite ad internet. L'inventor

Wheeler Dealers

Da un po' di tempo l'emittente tv Dmax trasmette un programma intitolato "Wheeler Dealers" ("Affari a quattro ruote") che appartiene al genere documentario, ma nello stesso tempo offre momenti finzionali. Si tratta di una serie inglese che va avanti da diversi anni ed ha tre protagonisti: a) un preparatissimo meccanico che, mentre lavora, spiega una quantità di caratteristiche tecniche delle auto che lui restituisce al cosiddetto antico splendore, e i suoi trucchi del mestiere; b) le auto stesse, europee, giapponesi e americane; e c) un commerciante, che individua le auto da restaurare, le compra, le porta dal meccanico di cui sopra ed infine le rivende.  L'aspetto documentario risiede soprattutto in ciò che il meccanico realizza nella sua officina, talvolta assistito da suoi dipendenti, per lo più da solo. Comunque sia, i filmati mostrano la complessità costruttiva delle auto da ogni punto di vista, in modo dettagliato e "microscopico", ed in

Il congiuntivo

Che l'uso del congiuntivo sia (questo è un congiuntivo) in netta crisi è un fatto accertato, diversi personaggi pubblici evitano il congiuntivo, anche, tra loro, quelli che appaiono dotati di una buona formazione.  Senza congiuntivo la parlata si impoverisce.  Un esponente dell'Accademia della Crusca avrebbe detto (questo è un condizionale) che tale crisi non è un dramma. Certo, non è un dramma, un dramma sono i terremoti, le guerre, le malattie gravi che colpiscono persone ancora giovani, quelle che torturano i malati e i loro cari, e così via.  La lingua e la parlata si trasformano spesso transitando per l'errore, il quale dopo un certo tempo acquisisce lo status di regola. Serve tuttavia che vi siano (congiuntivo) segnalatori dell'errore. Si diventa tutti stranieri alle prese con una lingua difficile com'è l'italiano: si dà del tu a tutti per non impegolarsi in costruzioni complicate, e, appunto, si evita il congiuntivo. Io cerco di usarlo, anzi, a me se

Ermanno Olmi

Giorni or sono la Rai ha trasmesso un film di Ermanno Olmi di cui non ricordo il titolo, mi si perdoni: tratta di un avamposto di soldati italiani in montagna durante la guerra 1915-18. L'opera è bella, alquanto teatrale in senso stretto; non tanto antimilitarista, quanto parlante contro la guerra e le sue pene. Si ricordi che solo in soldati italiani morti la guerra 15/18 ha dato la cifra di 600 mila, e chissà quanti furono i feriti e i menomati. La voce narrante allude ad un tratto ad abeti innevati che sembrano "alberi di Natale", ciò che a me sembra fuori tempo. Fin qui poco male. L'opera, che pure è riferita a racconti fatti a Mario Rigoni Stern da suo padre, quindi rispecchia una soggettività tutta narrativa, dà un'immagine falsata dell'ambiente militare in guerra, troppo languido, intenerito e piagnucoloso, e soprattutto innervato da un clima gerarchico (comando, ordini, esecuzione dei medesimi) eccessivamente indebolito.  Nel film prevale il "ma

Frignano sull'Arno

La scheda che mi hanno dato ieri acciocché potessi votare recava a sinistra SI, a destra NO, orbene: lo ho già scritto qui, a suo tempo, che "si" senza accento non è affermativo, ma riflessivo. "Renzi si è fatto un bel piantino", correttamente senza accento. "Sì, questo risultato è splendido!", correttamente con l'accento. Maremma infame e cornutaccia!

Leo Longanesi

Leo Longanesi fu scrittore in vari sensi della parola e fondò una casa editrice fortunata, ora inglobata in un trust editoriale, non ricordo quale, ebbene: andando in cerca di suoi libri, certo non facili da trovare nuovi, né vecchi, i librai mi propongono edizioni Longanesi, mentre io voglio i libri scritti da Longanesi. Sospetto che alcuni di questi librai siano degli ignoranti, per quanto non abbiano più l'età necessaria per farsi perdonare di esserlo.  Tuttavia il massimo dell'ignoranza si ha quando in una libreria chiedi Juenger e ti propongono Jung. Una volta durante una lezione menzionai Joseph Roth, scrittore europeo molto simpatico, e un'anziana bisbetica mi interruppe dicendo che mi sbagliavo, lo scrittore si chiama Philip Roth. Molto antipatico e americano.

Premio Sega

Hai letto l'articolo di oggi sul Corriere, scritto da Alessandro Piperno? Chi è costui? Come, non conosci Piperno? Ha vinto un premio Sega, anni fa! Non seguo, sai, ma dimmi pure... Ha scritto su Céline e Proust, e l'antisemitismo... Ma pensa! Proust era ebreo, tecnicamente, era figlio di una ebrea; nel suo romanzone prende un poco per le natiche un personaggio, il nonno del narratore, che, siccome il narratore ha un amico ebreo, Bloch, gli dice, al nipote: in guardia! Anche Piperno è ebreo! Sul serio? E come ha fatto a vincere il premio Sega? Si sono dimenticati di perseguitarlo? Di emarginarlo? Di etichettarlo? Dai, basta, dimmi piuttosto di Céline. Céline aveva sulle palle Proust, che per lui era un masturbatore di grilli... Questo però è Brera Giovanni fu Carlo! Va bene, Céline aveva Proust sulle palle, intanto perché era un riccastro e non si era fatto la millesima parte di mazzo che invece aveva dovuto farsi Ferdine, nostro eroe, e poi perché era un toglitore d

I defunti meritano rispetto

La pubblicazione delle lettere tra Alberto Moravia ed Elsa Morante, recensita uno di questi giorni sul Corriere, corrisponde con ogni probabilità al desiderio di realizzare guadagni da parte degli "eredi" dei due scrittori e da parte dell'editore; non nego del resto che ad un certo genere di studiosi possa tornare utile. Non è la prima volta né sarà l'ultima.  Eh, la scienza, la scienza! Faccio notare che la "situazione sociale", o circostanza. dello scrivere lettere (all'amata/o, alla moglie/marito, agli amici, eccetera) è tuttavia un tantino diversa dalla "situazione sociale", o circostanza, dello scrivere romanzi e racconti per il pubblico - e per la critica. Scrivere romanzi e racconti è un lavoro, assai particolare, sì, ma lavoro; scrivere lettere non lo è.  Questo gli studiosi lo sanno, e, qualora siano inclini alle ricostruzioni biografiche, è naturale che si curino delle lettere, magari dei biglietti eccetera. Già diverso è il caso d

Omnibus

Passando davanti ad una fermata dell'autobus, dotata di voce erogante informazioni nonché di quadro luminoso, ho udito la parola "bus" pronunciata "bas". Capisco la generosità comunicativa nei confronti dei probabili utenti stranieri, però "bus" deriva dalla vecchia parola "omnibus" che è il dativo (ma anche l'ablativo) plurale della parola "omnis" (maschile e femminile") "omne" (neutro), e significa "tutto". Gli omnibus erano ai tempi dei carrozzoni tirati da cavalli. Ne derivarono i "filobus" e "gli autobus". Non è l'unico caso di termine latino che dal mondo anglosassone ci ritorna camuffato, nella pronuncia. Vedi "media" detto "midia", vedi "item" detto "aitem". Allora: che il messaggio venga dato in italiano, la frase contendo l'oggetto, cioè il bus, e poi in inglese, con il "bas".

Deportation

Il termine "deportation" in Usa è squisitamente burocratico e significa all'incirca "rimpatrio"; se non stai a certe regole durante il soggiorno, magari di studio, ti arriva un avviso che ti prospetta la "deportation", in breve: te ne torni in patria; tradurlo come allarmante "deportazione" è fuorviante.  Ciò che prospetta il prossimo presidente in riferimento a una parte degli immigrati dal Messico, d'altra parte, appare problematico da realizzare e foriero di ingiustizie. Quanto al muro o barriera o chissà cosa tra Usa e Messico, si dia un'occhiata alla lunghezza del confine tra i due Paesi!

Sondaggi

A proposito di sondaggi di opinione e/o di intenzione (politica, elettorale o di altra natura), essi sono uno strumento valido soltanto se basati su un campione rappresentativo della popolazione. Soprattutto in termini qualitativi. Nord, centro, sud, isole; città grandi, medie, piccole, centri minori; donne, uomini; giovani, adulti, anziani; laureati, diplomati, scolarizzati, non scolarizzati; lettori e non lettori; utenti Web; non utenti Web. Liberi, cioè anonimi e invisibili. Nei sondaggi il campione è tutto.  Esempio di sondaggi non validi: sono quelli, certo ludici, realizzati dalla tv la domenica sera in merito "al goal più bello", infatti qui gioca il fattore favoritismo per la propria squadra, e, dato che i tifosi della Juventus, del Milan, dell'Inter, sono numericamente imparagonabili con quelli delle altre squadre, il risultato del sondaggio sarà invalido. 

Tommaso Labranca

Tempo fa sfogliando il Corriere ho visto un articolo su Tommaso Labranca, che non conoscevo, defunto in quei giorni, a 54 anni: mi ha attirato la foto e qualche parola del titolo, che ora non ricordo. T.L. è un esegeta del cosiddetto trash . Per cui sono andato in una libreria, ma non ho trovato alcun libro da acquistare, di T.L. Ne ho ordinato uno, ma ancora niente, tuttavia qualche giorno fa, in un negozio di libri usati, sono stato chiamato da un libro di T.L., lì in attesa. Preso e letto. T.L. doveva essere un dandy .  Ha scritto: in mancanza di un passato storico, Andy Wharol si è rifatto a un passato di verdura . Campbell's Soup. 

Somiglianza e similitudine

Per farsi belli e parere colti alcuni dicono "similitudine" al posto di "somiglianza". Sbagliano. La somiglianza è solo una relazione; la similitudine è, basicamente, l'uso retorico della somiglianza. Esempi: il centravanti entrò in area di rigore come un ariete. Questa è una similitudine. Se ne vede la parentela con la metafora, che abolisce però uno dei termini in gioco, per cui il centravanti sta per l'ariete o viceversa. La metafora è abbastanza misteriosa.  Alessandro Gassman assomiglia a suo padre, tra Vittorio Gassman e Alessandro Gassman c'è somiglianza. Tra un mulo e un cavallo c'è somiglianza. Tra Le Pen e Salvini c'è somiglianza. Non similitudine!

Messa in sicurezza?

Tra le formule sceme e invadenti che avvelenano la mente dei più facendo al contempo incazzare i privilegiati dalla fortuna di avere un loro cervello, segnalo oggi "messa in sicurezza". Questo brutto senario è divenuto una formula burocratico-magica che è usata ed abusata a dispetto della realtà delle cose concrete di cui nel caso si tratta. E' un dire al posto del fare, è una nominazione presuntuosa patetica e vuota, in realtà. Un paio di transenne, una decina di metri di fettuccia biancorossa, ed ecco, come per miracolo: la sicurezza!

Cesare Garboli

Adelphi pubblica una raccolta di scritti di Cesare Garboli, studioso e critico di letteratura defunto una decina di anni fa. Nel Corriere di ieri 24 ottobre si recensisce il libro e si racconta di Garboli, diciamo del suo metodo, di cui chi abbia letto Scritti servili , o Falbalas , può essersi fatto ai tempi una o più idee. Innegabilmente Garboli sapeva dare dei suoi autori ritratti godibili, ne sapeva fare dei personaggi, a volte (penso al caso di Antonio Delfini) addirittura li inventava, ragione per cui se andavate poi a leggere Delfini potevate restare un poco perplessi. S'infilava, Garboli, dentro tali ritratti, dal momento che i suoi autori erano o erano stati suoi conoscenti. Scriveva non tanto dei libri di Natalia Ginzburg o di Elsa Morante, ma d'un insieme umano-letterario che intrecciava le loro persone alle loro opere, e Cesare ci entrava. Lo stesso fa il recensore di ieri nel Corriere, ci dice che Garboli era bello, seducente, preparato, intelligente, e che lui, il

"Capisciare italiano no facìle"

Spezzo una lancia in favore dell'allenatore olandese dell'Inter, De Boer, che è costretto dalla cialtroneria della Rai a "parlare in italiano", ciò che ancora non gli riesce, com'è naturale. Basterebbe dargli un interprete e lasciargli il tempo di ambientarsi in una lingua difficile come la nostra; noi certo in due mesi non sapremmo rispondere in TV a chi ci parla scioltamente in lingua olandese.  Che cosa significa questa porcata? Essa allude ad un'inerzia comunicativa del resto praticata dagli addetti ai lavori calcistici italiani.

Compiti a casa

Ricordo quando mio figlio iniziò la scuola media; i compiti a casa erano gravosi per lui (e per sua madre, che a torto o a ragione lo aiutava); inoltre i libri di testo erano a mio giudizio molto difficili, voglio dire che a me sembravano difficili: ragione per cui lo erano , e assurdamente. Ricordo che certe volte, specie i primi mesi, si faceva sera e ancora mio figlio stava lì a soffrire con sua madre, ciò che mi pareva insensato. Sto riferendomi al 1995, per l'esattezza. Oggi non so come vanno le cose.  Dei miei tempi non ricordo nulla di preciso (1954-1967), se non un inverno (1964-1965) che trascorsi presso una anziana signorina, costretto in una stanzetta a studiare, diciamo per punizione, se non per evitare distrazioni.  Io credo, da osservatore disinteressato, che i compiti a casa debbano quantitativamente essere messi in relazione 1) con l'orario scolastico e 2) con il livello degli studi. Se si tratta di tempo pieno e di scuola elementare e media i compiti devono

Ottimo gusto

Che la mostra cinematografica romana si chiami "Festa del cinema di Roma" mi pare una buona scelta, seria e di ottimo gusto. Come hanno fatto ad evitare di chiamarla "Roma film festival"?

Nobel

Non a Borges, né a Thomas Bernhard, non a Moravia, hanno dato il premio Nobel per la letteratura, ma a Dario Fo ieri, oggi a Bob Dylan. C'è del marcio in Svezia.

Brianza

Andrea Vitali ha un modo di scrivere davvero interessante, il narratore anonimo s'infila nei discorsi dei personaggi, come se fosse un suggeritore, o facesse parte del pubblico. O ne fosse un conoscente stretto, che sa. A parte questo, Vitali lavora il suo campo, che è la provincia lombarda, anzi lacustre, con ironica attenzione e, forse, qualche invenzione toponomastica assai godibile. Inserisce spezzoni di dialetto, credo brianzolo, e insomma, anche perché si chiama Andrea, mi sembra una buona risposta nordica a Camilleri. Però ho letto soltanto due suoi libri.

Alice Miller

Di Alice Miller (1923-2010), psicanalista ucraina fiorita in Svizzera, autrice di libri di vasto successo e tradotti in Italia a cura di Boringhieri e di Garzanti, merita di essere ricordato Il dramma del bambino dotato .  Questo libro, consigliabile nella sua prima versione, diciamo specialistica, tratta non di bambini capaci di laurearsi a dodici anni in astrofisica, quanto di quei soggetti dotati di empatia fin da piccoli, i quali sanno farsi carico delle "tare" psichiche degli adulti loro prossimi, in primis della madre, e diventano grandi in anticipo sulla loro età. La Miller sostiene che tali soggetti sono destinati ad essere infelici, per quanto possano essere inclini a divenire "datori di cura" professionali. Suggestivo, non è vero? La Miller dev'essere ricordata, specie da chi, come me, ignorava che è defunta da ben sei anni, per il fatto che si schierò dalla parte dei bambini proponendo con radicalità che i guai del mondo dipendono dalla educazione re

Tre mesi di vacanze senza aprire un libro di studio

Ha fatto un certo rumore la diffusione di una lettera (scritta a mano, va sottolineato) da un uomo ai professori di suo figlio, giustificativa della mancata esecuzione dei compiti estivi da parte del ragazzo. Lo stesso scrivente ricorda che i mesi di vacanza scolastica sono tre, il che innegabilmente rappresenta una quantità di tempo notevole e portatrice di perdita di allenamento allo studio ed alle sue pratiche, come sono lo scrivere, il leggere ed il far di conto - scusate se è poco. Naturalmente è possibile che alcuni docenti impongano troppi compiti per le vacanze ai loro allievi, mettendosi in una posizione persecutoria, ma un po' di lavoro da svolgere di tanto in tanto durante i  suddetti tre mesi non può guastare le vacanze. In altri tempi e in altra scuola avrei dato ragione all'epistolografo giustificatorio, non oggi, infatti la sua lettera si colloca perfettamente nel contesto individualistico e menefreghistico che fa della scuola un mero luogo di parcheggio minorile

Dimenticare la bambina chiusa in auto per ore.....

A proposito della dimenticanza di una donna che è costata la vita alla di lei bambina (18 mesi), restata chiusa in auto per diverse ore con questo caldo in località Vada, a sud di Livorno, un neuropsichiatra fiorentino intervistato da un tv locale ha parlato delle ragioni delle dimenticanze in genere senza toccare l'argomento di che cosa è l'oggetto della dimenticanza. Io credo che non sia lo stesso dimenticare le chiavi e dimenticare in auto la propria figlia. Mi è venuto da pensare al vecchio stravecchio Freud che eticizzava il mentale*, sbagliando; adesso un moderno neuropsichiatra, al contrario, toglie qualsiasi spessore etico al mentale. Meglio la responsabile, che ha detto: è colpa mia. Perfetto. * Vedasi Psicopatologia della vita quotidiana .

"Propedeuticamente", accarezzo la tua ombra....

Leggo spesso qua e là l'attributo "propedeutico" usato al posto di "preliminare" o "introduttivo" da persone forse ignare del significato, che è particolare e riguarda ciò che è "introduttivo", sì, ma a una "dottrina", insomma: insegnamento e studio. Già che ci siamo, leviamoci un altro dente: leggo "stato dell'arte" usato al posto di "stato attuale delle cose", quando cioè non è in questione alcuna "arte", ma invece magari una trattativa. N.b. Il titolo del post si rifà al verso di una canzone molto vecchia che mi pare cantasse un certo Adamo: "furtivamente, accarezzo la tua ombra..." Che c'entra? Nulla.

Muenchen

Dilettante sordomuto e analfabeta di lingua tedesca, che però con fatica e dizionari letterariamente traduco, ieri sera stavo verificando le mie conoscenze, compitavo le scritte che in quella lingua, a me carissima e in sé nobile, scorrevano sotto le immagini dell'americanata omicida in corso a Monaco di Baviera. Presto però tali scritte sono cessate, o meglio sono state sostituite da scritte in inglese, con mia grande delusione. Segno chiaro del dominio.

Disertori italiani dal 1940 al 1945

Ho letto Disertori di Mimmo Franzinelli, un bel libro - forse meritava una veste migliore - sul fenomeno della diserzione nel corso della guerra che l'Italia combatté dal 1940 al 1945. Fino alla caduta del regime (25 luglio 1943) ed all'armistizio (8 settembre 1943) invero le diserzioni (punite assai seriamente) furono un fenomeno modesto anche se avventuroso, specie in Russia. Dopo l'8 settembre fino alla fine della guerra e della lotta fratricida le diserzioni furono moltissime in tutte e da tutte le parti in causa, duecentomila dal cosiddetto regio esercito, centomila dalle armate della RSI. Leggendo ho avuto l'impressione che, nella ricostruzione di Franzinelli, la motivazione dei disertori vincente sulle altre fosse meno ideologica ed etica che improntata alla sopravvivenza ed all'attaccamento alla vita quotidiana. Insisto: si tratta di un reato in tempo di guerra punito spesso tramite la fucilazione, non stiamo parlando di multe per divieto di sosta.

"Nero"?

In inglese "nero" si dice "black", mentre "nigger", "negro", è dispregiativo. In italiano negro, dal latino "niger nigra nigrum", vuol dire nero. Ragione per cui se non fossimo diventati servi degli americani non troveremmo sensato sostituire la formula classica "negro" con l'insensato e orribile "nero".  "E allora come la mettiamo con "bianco"? Male assai, trattasi di falso, nessuno è bianco, a parte qualche creatura nordica, così come nessuno è nero, più o meno. Sono semplificazioni. Come "giallo" o "pelle rossa".  Se ne esce?

Smartphone dipendenza? Tranquilli!

Tempo fa offrii un passaggio a un giovane di mia conoscenza; dato che sapevo che andava a Firenze, dove anch'io ero diretto, mi offrii di lasciarlo alla stazione del Campo di Marte, vicina a casa mia, da dove in treno lui avrebbe potuto andare in pochi minuti fino alla stazione centrale. Lui respinse educatamente la mia offerta, corredando il rifiuto con un'invocazione alla tranquillità: "Tranquillo, mi basta scendere a xy!". Orbene, questa parola mi seccò, dal momento che io non ero ansioso di avere la compagnia di questo frescone per trenta invece che per otto chilometri , ma semplicemente gli mostravo l'ovvietà di un passaggio fino a Firenze. Ho poi notato che la formula è rituale se non "virale", e congetturo che la si debba al cinema o alla tv, dove ho sentito che si spreca.  La tranquillità è una cosa seria e comunque non s'impone. P.s. La madre del frescone mi dice che, vergognandosi il medesimo della sua smart-phone- dipendenza con me, i

Letture programmate

Un conoscente, cui ho segnalato due libri usciti da poco, mi ha ringraziato chiarendo però che lui ha letture già programmate e che non prevede neppure di poterle fare tutte. Ciò mi ha suggerito che il mio conoscente sia un professionista. Io, che non solo mi trovo "in pensione", ma che forse non sono stato un professionista neppure quando ero operativo, come dilettante mi posso invece aprire ad ogni tipo di lettura che mi vada di fare. Sono un puttaniere dei libri.

Bracciali o braccioli?

Quei bracci a li che gonfiati d'aria aiutano a stare a galla in acqua da sempre sono chiamati bracci o li. "Braccioli" nella mia lingua sono quelle due parti d'una poltrona o di un cosiddetto seggiolone su cui, da seduti, si appoggiano le braccia; "bracciali" sono nella mia lingua degli oggetti rigidi o flessibili dentro cui s'infilano i polsi, tanto che si parla di braccialetti. Non di braccioletti. Una persona che dispone d'una mente assai acuta mi ha suggerito l'idea che quelli da bagno siano chiamati bracci o li perché tramite loro si appoggiano le braccia sull'acqua. Però... In Matilde Serao, La mano tagliata , trovo ad una poltrona appioppati dei bracciali... E' vero che il romanzo è brutto, eppure l'autrice de Il ventre di Napoli merita più considerazione degli analfabeti da spiaggia. Però ... Più avanti nello stesso romazo ad altra poltrona sono attribuiti braccioli; errore di stampa, cos'altro?
Ho l'impressione che gli esami di maturità abbiano perduto il loro aspetto di rito collettivo, almeno mediaticamente. Di sogno collettivo, sì, perché se individualmente in molti si continua anche da adulti a sognare di dover sostenere esami scolastici, magari di maturità, fino a ieri tutti insieme alla fine della scuola, in giugno, in luglio, si "sognava" la maturità. Troppa enfasi, prima, troppo poca oggi.

Rimonta

Sono stato attratto stamani da una bottega di barbiere e ho deciso di entrarci per farmi regolare i capelli sul collo e sulle orecchie, ciò che ho chiesto allo sforbiciatore, più vecchio di me, credo, che mi ha segnalato quanto segue: una volta, tipo 50 anni fa, questo lavoretto leggero era chiamato "rimonta". Ragione per cui ho imparato un nuovo significato di una parola che tutti conoscono.

Miransù

Monica Sarsini ha pubblicato diversi libri tra cui ricordo I passi della sirena, Crepapelle, Crepapancia, Miransù. Ho avuto la fortuna di incontrare la Sarsini direi negli anni ottanta quando era una studentessa di Pedagogia, a Firenze, e le ho fatto da interlocutore (relatore) quando compose la sua tesi di laurea, scritta così bene che non pareva una tesi di laurea - sull'anoressia. Ho avuto anche occasione di vedere i suoi lavori artistici, eseguiti ai tempi (ora non so) con una tecnica incantevole. Molto decorativi, a me sembra.  Miransù nella realtà è un luogo in collina che si trova tra Firenze e Pontassieve, sospeso sull'Arno, dove è probabile che io sia passato nei decenni sia in auto che, prima, in moto, comunque è il titolo del libro che ho letto in questi giorni, denso di materiale umano e narrativo formante una sorta di autobiografia famigliare. Le voci sembrano essere due, quelle di una parte anziana, e quelle di una parte più giovane, legate, ma graficamente dist

Un piede "importante"

Nel lessico che il calcio provoca in quelli che ne parlano professionalmente si è fatta da anni luce la parola "importante", oltre alle numerose altre qui già segnalate. Parecchi parlanti di calcio sono degli analfabeti di andata, alcuni di ritorno, comunque è per conformismo che certe soluzioni linguistiche s'impongono. Ieri sera 13 giugno ho seguito brani della partita Italia-Belgio, ad un tratto l'interlocutore del cronista, l'ex portiere Zenga, ha usato l'espressione "un piede importante". Tra il feticistico e l'imbecille. 

Renzi non è fiorentino

Il professor Galli ha scritto giorni or sono sul Corriere che Renzi, fiorentino, non dovrebbe indulgere in formulette inglesi (o inglesoidi) come invece fa spesso. Il professor Galli, a parte l'ovvietà oramai anacronistica, o lo spirito di patata, forse ignora o dimentica che Renzi è nativo di Rignano sull'Arno, un paese sito a sud est di Firenze sulla via Aretina e sulla ferrovia che collega Firenze ad Arezzo, Chiusi e Roma. Renzi è un paesanotto rifatto, oggi residente a Pontassieve, non lontano da Rignano, dove presto lui farà ritorno "da Roma" ed avrà tempo di guardare le foto che lo ritraggono con i grandi della Terra , tra una rastrellata e l'altra in giardino. Non è di Firenze, per quanto in questa città i bischeri non manchino, né gli analfabeti.

Hitler a colori

Ieri sera 3 giugno Rai 3 dava una serie di filmati risalenti agli anni trenta, notevoli in quanto a colori, ciò che avvicina al presente le immagini del passato, contrariamente ai filmati in bianco e nero. Il commento era malevolo, fazioso, e anche un po' scemo, in nome dell'approccio demonizzante alla storia che riguarda i vinti, tedeschi, nazionalsocialismo. A un tratto abbiamo visto che il "docente" della serata era Paolo Mieli, acculato disinvoltamente sul margine della "cattedra", e ci siamo interiormente divertiti a immaginare un mondo parallelo in cui un nazista tiene una lezione sugli ebrei.

Genocidi

Il parlamento tedesco ha votato la definizione di "genocidio" in merito ai fattacci occorsi attorno al 1915 all'interno dell'impero ottomano ai danni della minoranza armena*. Definizione che le autorità turche non accettano, tanto è vero che avrebbero deciso di richiamare l'ambasciatore in Turchia. E di prendere altri provvedimenti di ritorsione.  Naturalmente il parlamento tedesco può votare quel che vuole, tuttavia la materia qui ricordata è d'interesse storico (nel senso della storiografia scientifica) ed in sé sfugge al metodo della maggioranza che vince sulla minoranza.  Un bello spirito potrebbe affermare che il "genocidio", stavolta, ha avuto luogo ai danni della storiografia. Tuttavia, passando ad un altro settore scientifico, la psichiatria, noi ricordiamo che gli esperti che nel corso del tempo s'incaricano di rinnovare il celebre manuale diagnostico (DSM), detto la "Bibbia" degli psichiatri, talvolta votano una nuova defin

"Zona grigia", storiografia cubista

Letto, invero con grande lentezza e riluttanza,  Uomini in grigio , un libro piuttosto  corposo pubblicato da Feltrinelli, autore un giovane storico, Carlo Greppi. Tratta della zona cosiddetta grigia durante la guerra intestina in Italia (43-45), cioè dei tanti che propriamente non stavano né di qua né di là, la maggioranza, dato che per prendere partito ai tempi servivano immensi attributi e/o stoltezza giovanile. Ho iniziato a capire (intrattengo relazioni con una decina di testi insieme, narrativi e non) che si passa da un diario, o meglio raccolta di lettere di un tizio restato a Parigi occupata dai tedeschi nel 1940 (v. Suite francese della Nemirovski) alla moglie lontana, a note sull'alba della Repubblica Sociale Italiana a Torino (1943), dove si segue la vicenda di un tale Antonio M in seguito processato per aver servito tale Serloreti, un funzionario della RSI, e per aver causato delatoriamente seri o definitivi danni a persone varie della parte resistente o perseguitata i

Politicamentecorrettologia

Sarei favorevole all'articolo di ieri 11 maggio sul concorso statale per futuri insegnanti scritto da Ernesto Galli per il Corriere con l'intento, riuscito, di segnalare il prevalere di una materia invisibile, la politicamentecorrettologia, sulla storia, oggetto di alcune domande del questionario concorsuale; favorevole sono dopotutto anche ai rappresentanti della "coscienza infelice" nel capitalismo, sennonché la suddetta materia invisibile e pervasiva discende dall'influsso dell'ebraismo nella cultura: certo, anche del cristianesimo, del cattolicesimo, papa in testa; tali influssi, che Galli non segnala, sono precisamente quelli che, gestiti da maestrine e maestrini conformisti, danno carburante al politicamente corretto. 

Legge femminile, Antigone, formazione.

A proposito di formazione senza virgolette, quella vera che avviene in tempi lunghi ed è esposta ai casi della vita, sono anni e anni che ho l'impressione seguente: i più crescono, maschi e femmine, abituandosi a (dis)obbedire alle donne, alla madre in famiglia, ed a personale quasi tutto femminile a scuola. I padri sono da decenni in disarmo*, forse non reggono al protagonismo femminile, si ritirano, comunque sia oramai i maschi formatisi alla (dis)obbedienza femminile sono la stragrande maggioranza, cioè non sanno (dis)obbedire agli uomini, sarebbe come dire che non sanno (dis)obbedire alla legge. E le femmine? Loro cercano invano un uomo, ma un che di maschile cui (dis)obbedire non lo trovano, si accontentano, diventano facilmente lesbiche, così come i maschi diventano facilmente omosessuali. La legge femminile è, con Antigone**, non-legge. *I l titolo Verso una società senza padre , di cui non ricordo l'autore e che non ho letto, mi rotea nella memoria da decenni. Mo'

In medias res

Sabato mattina 7 maggio durante una trasmissione radio rai, terzo programma, che mi pare s'intitoli "lezioni di musica", il gestore della medesima si è prodotto nella espressione latina "in medias res", che ha tradotto nel modo seguente: in mezzo a qualcosa. Tuttavia l'espressione significa nel mezzo delle cose e si usa, o meglio si usava, per indicare un passo deciso e senza preliminari nel cuore di una qualche questione.  La "cattedra" del terzo programma radiofonico della rai era prestigiosa. Il latino è oggi studiato poco, meglio lasciarlo perdere, invece di sbertucciarlo.

25 a pile

In merito al 25 aprile pare che in tv si sia offerta l'immagine di giovanissimi ignari della resistenza al fascismo e della guerra partigiana, ciò che chiama in causa gli studi, in primo luogo. La scuola. Non mancano del resto giovanissimi ignari di geografia, anche di quella italiana, né diplomati che non sappiano scrivere correttamente in italiano, e che non leggano mai un libro. I motivi di questi tipo di ignoranza in senso stretto saranno molteplici. Per esempio l'italiano inteso come saper scrivere conta poco, a scuola, per cui magari ti danno 8 in uno scritto di storia dell'arte pieno di errori d'italiano; quanto alla geografia, il suo insegnamento spazia sul socioeconomico e trascura il "dove", che è tutto, ma ci pensa il navigatore satellitare a indicarti la via, e in genere internet a toglierti la curiosità di sapere dov'è Pavia. Il motivo secondo me principale dell'ignoranza a scuola sta nel fatto che la scuola elementare e media è un conteni

Charles Robin

La lettura della traduzione di un libro - segnalato in Diorama letterario n.328 - di C.Robin intitolato La sinistra del capitale e dell'alta finanza , edito da Controcorrente e dotato di una illustrazione di copertina degna di un gruppuscolo di estrema destra, è molto interessante e piena di prospettive, inclusa quella di portarla a termine, nonostante essa sia resa ardua dalle continue interruzioni indotte dalle note a pie' di pagina, e dalla quasi totale francesità dei riferimenti, ciò che mi manda in bestia. Questo giovane studioso francese sostiene, con un autore che egli cita molto e che si chiama Michéa, che i libertari, più o meno spinti che siano, sono intimamente imparentati con i liberali-liberisti, e che in definitiva la sinistra estrema (il riferimento locale è ad un nuovo partito anticapitalista francese di cui non so niente: certo non dev'essere marxista - leninista) con le sue rivendicazioni libertarie inerenti il costume fa da controcanto alla sfrenatezza de

Si chiamava cattedra

In un liceo scientifico sito in un centro non lontano da Firenze alcuni ragazzi di una quinta hanno fatto trovare scritto sul piano del tavolo del docente in arrivo (si chiamava cattedra) il suo nome unito ad un insulto alla moda, sennonché il docente ha riconosciuto la grafia ed ha segnalato il responsabile, reo confesso, al direttore didattico (si chiamava preside). La cosa non ha avuto seguito, nel senso che il docente non ha denunciato l'autore dell'insulto. Peccato. Spero che questo verme la paghi - alla maturità prossima.

Trans

In un istituto di Prato intitolato sia a Gramsci (dirigente comunista nei primi decenni del 20° secolo) che a Keynes (teorico illuminato del capitalismo nella stessa epoca) un docente avrebbe ballonzolato ed anche mostrato, secondo una foto fatta da uno studente che il Corriere fiorentino esponeva ieri 10 aprile, il seno nudo durante una lezione, comunque nella scuola. Il fatto che il docente sia stato, prima che "donna", uomo, insaporisce il piatto, come del resto il curioso nome "trans" della scuola. Il docente, non lontano dall'età della pensione, ritengo che sarà invitato ad accomodarsi fuori. Resta la scuola, però.

Ahi, Marino!

Ho segnalato qui non ricordo quando né come la brutta abitudine di scrivere cose tipo "Giulia si racconta" nel senso che questa ipotetica Giulia racconta se stessa come se raccontasse una storia, attribuendola agli usi di un certo giornale italiano nato nel 1976  che a tal proposito mi aveva dato fastidiosamente nell'occhio. In realtà proprio durante questi ultimi giorni ho trovato l'orrida forma in due libri molto precedenti al 1976 - uno è un romanzo di Marino Moretti del 1946 ( I coniugi Allori ) - che le danno quindi una certa solidità. Non che io sia disposto a rimangiarmi la condanna. Nello stesso romanzo, che ho trovato in un'edizione del 1959 (lire 700) ben conservata e comprata per due ragioni, la prima è che il nome di Marino Moretti mi dice qualcosa, forse potrebbe essere stato parente di un mio zio marchigiano detto "zio barba", la seconda è che ho già letto il suo romanzo La vedova Fioravanti , niente niente male - nello stesso romanzo ho

Allora? La vogliamo smettere?

Ho notato da qualche mese la crescita dell'uso della parola "allora", un avverbio, al posto di "quindi", "perciò", "ragione per cui" e simili. Appiattisce il discorso e nello stesso tempo nuoce a questa bellissima parola. 

Emerito imbecille

La figura istituzionale del professore "emerito", indipendentemente da quel che vale, si fonda sul voto dei colleghi e consente all'emerito, io credo, di continuare a fruire della strumentazione atta a garantirgli la continuazione della sua attività "scientifica", non so se anche di portare a casa mese mese lo stipendio di ordinario a fine carriera, che malaccio non è; comunque: capita che i colleghi votino contro e che il de quo debba avviarsi alla condizione di pensionato magari con qualche cruccio interiore - oppure che strepiti contro i colleghi che gli hanno votato contro dando loro di massoni e stalinisti (di certo non dev'essere costui un conoscitore di massoni e stalinisti, se insieme li mescola); oppure, altro caso, che faccia ricorso perché non l'hanno fatto "emerito", con ciò meritandosi il titolo di emerito imbecille.

Angloasinerie

He for She è sbagliato, corretto è He for Her , rovesciandolo She for Him , non certo She for He . Trattasi di slogan da ieri circolante a cura di Vodafone.  Errore voluto? 

Lascia perdere Proust

Da solo, in movimento, il critico davanti alla telecamera parla di Giorgio Bassani, menziona Proust, sciorina la "scioà", gesticola. Sì, certo, il romanzo più noto di Bassani inizia con una gita da Roma del narratore con amici a una necropoli, di lì scatta la memoria e lo scavo in Ferrara, in Micol, e nel protagonista che spasima, quando invece è un altro che scava Micol.  Da ciò scomodi Proust, da queste poche pagine di introduzione? Non è in questione con Bassani la memoria involontaria.  Parla di Bassani, amico caduto nelle grinfie della tv che ora ti rende ridicolo, lungotevere, da solo parlante. Parla di quant'è bravo Bassani, di quella misterica voragine lungo le mura, a Ferrara, di Micol irraggiungibile, perversa, crudele. Parla pure del danaroso omosessuale che si fa spolpare e devastare da un amore, ne Gli occhiali d'oro . Ma lascia perdere Proust.

Affossamento

Malvestito, trasandato senza classe, Eco parla (Rai 5 ci ridà questo filmato in segno di lutto per la recente morte dell'Umberto)  di una sua iniziativa con altri che lo intervistano ed ascoltano, trattasi di una storia della filosofia. Pensa te! Eco sostiene che non si può capire un filosofo senza conoscere il contesto storico politico ambientale della sua opera, sembra una banalità, invece è la via certa per non studiare la filosofia.

Percentuale o su per giù

Ieri sera 3 marzo durante la solita conversazione tra Lilli Gruber e due esperti, più un giornalista, sono passate le tabelle di un sondaggio in merito a ciò che vogliono o non vogliono "gli italiani" a proposito di "intervento" in Libia. I totali delle diverse risposte alle domande (o items) corrispondevano, salvo il primo, tutti a più di cento, per cui non si era nel regno della percentuale, ma in un altro, quello del su per giù, oppure, altra ipotesi, delle risposte veniva indicata quella di maggioranza percentuale senza però indicare le altre. In entrambi i casi il risultato era fuorviante. Le tabelle sono brutte, sempre, ma che almeno siano composte da chi sa fare le somme. 

Un aggettivo renzoso

I bambini, e sia pure grandicelli, inventano parole o le deformano; se resta lì, la cosa è carina, a me piaceva quando mio figlio diceva "princite" invece di "principe", o "battini" per "gattini", o "sorellascre" per "sorellastre". Questa faccenda di cui molti ciarlano, invece, nata dall'esibizionismo d'una insegnante e dalla mancanza di impegni seri da parte della Accademia della Crusca, attorno a un aggettivo brutto (ma legittimo) che per l'appunto piace al presidente del consiglio, è invece noiosa. Non petalosa.

Di zitelloni è pieno il mondo, di Gadda ce n'è uno solo.

Ieri sera Rai 5 ha trasmesso un programma su Carlo Emilio Gadda (1893-1973), autore noto per il romanzo incompiuto Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana , che ebbe un certo successo di pubblico e fu tradotto cinematograficamente da Pietro Germi ("Un maledetto imbroglio"). CEG, di cui non si può trascurare la partecipazione come volontario negli alpini alla prima guerra mondiale, scrisse anche altri testi lunghi, tra i quali primeggia La cognizione del dolore , e molti brevi, diciamo pure racconti; in più scrisse saggi ed una polemica (tardiva) sul fascismo. Cultore della lingua italiana e dei dialetti, girò per il mondo facendo il suo lavoro di ingegnere nel campo dell'elettricità; nato a Milano, dove studiò al Politecnico ed abitò in Via San Simpliciano, visse per circa dieci anni a Firenze (da ultimo nei pressi della stazione ferroviaria del Campo di Marte), e finì la sua vita a Roma, dove abitava a Monte Mario in Via Blumenstihl. Il programma di ieri non mancava di

"Ciò" non è "c'ho"

Un giovane che è stato immerso nella scuola fino ai sedici anni circa, che ha conseguito la licenza elementare e quella media, scrive una riflessione e la diffonde. In due casi scrive, al posto di "ciò", che significa all'incirca "questo", "c'ho", che invece significa "ci ho", come dire "possiedo". Suonano simili assai, certo, e se non hai né orecchio, né abitudine alla lingua scritta, cadi nell'errore, perdonabile se sei un uzbeko in via di sviluppo linguistico italiano: non se sei italiano. L'errore, che rovina la riflessione, per non dire che la ridicolizza, dipende certo dalla asineria privata del giovane, ma anche dell'infamia pubblica degli studi che lui ha fatto.

Asini cinguettano

Nel corso di trasmissioni tv di varia rilevanza da tempo si apre spazio agli spettatori con le loro mail o i loro cinguettii; ciò permette non tanto di conoscere il parere degli spettatori, irrilevante come quello di chi sta sullo schermo, quanto di vedere l'ignoranza della grammatica e della ortografia diffusa nel popolo telespettatore. Che salvo rarissime eccezioni è stato vagliato da scuola ed esami per anni ed anni. L'analfabetismo e gli sfondoni una volta erano distintivi della povera gente, che era esclusa dallo studio a causa della miseria. Da decenni non è più così, tutti vanno a scuola, dove però non sono istruiti, ma contenuti da personale spesso non poco ignorante a sua volta. 

Il titolo del blog

" A noi sempre lo stesso c'è la fanno pagare la benzina", scrive un lettore sul sito del Sole 24 ore. L'errore ("c'è" al posto di "ce") denota una notevole mancanza di abitudine alla parola scritta e stampata. Uno stato di estraneità alla lingua italiana, imperdonabile in un italiano. Il titolo del blog, "Vanità degli studi", qui trova intera soddisfazione, infatti l'autore della fotta di sicuro a scuola c'è andato ed è stato promosso, magari fino in fondo agli "studi".

Proprietà

L'abuso dell'aggettivo e del pronome "proprio" al posto di "suo" (e varianti ovvie) mi ha convinto ad ipotizzare che alcuni usino "proprio" quando c'è il rischio di confondere l'attribuzione della proprietà. Tuttavia molti altri ci han preso gusto, e usano "proprio" anche senza rischi di confusione. 

Cavalli, Balene, Asini

Non si dice "scavallare", ma "scavalcare", che significa oltrepassare un ostacolo in senso stretto o in senso metaforico. Non si dice, di una povera creatura marina cui è andata storta, che è "spiaggiata", ma che si è "arenata".

Stepchild Adoption

Blaterano i tg di Stepchild Adoption, come se in italiano non si potesse dire "adozione" e "figliastro" (ciò significa Stepchild). Sarà perché "figliastro" è una parola spiacevole, vecchia, politicamente scorretta, chissà? Sorellastre, sono quelle di Cerenentola. A   stro