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Visualizzazione dei post da luglio, 2020

Le signorine dello 04

"Le signorine dello 04" (1955, B/N; regia di Gianni Franciolini, con Peppino De Filippo, Franca Valeri, Antonella Lualdi, Giovanna Ralli, Marisa Merlini, Antonio Cifariello, Carlo Giuffré) racconta le imprese di alcune ragazze di varia avvenenza attratte dal matrimonio. In comune esse hanno l'impiego come centraliniste telefoniche danti (anche con fatica) la linea per comunicazioni "interurbane".  Il film di fatto riflette ciò che era l'Italia negli anni cinquanta: corpi, acconciature, abiti, auto, moto, usi e costumi. Questo è spesso il valore di base di ogni film - logicamente un film di oggi varrà dunque qualcosa tra cinquanta anni. A dispetto della sua modestia. Ai tempi le chiamate tra distretti telefonici diversi erano mediate da centralini(ste), per cui potevi aspettare a lungo che ti dessero la linea. Poi arrivò il momento della "teleselezione" e le chiamate "interurbane" divennero facili. Dunque il film per prima cosa è interessa

Antonio Moresco

Non avevo mai incontrato (neppure il nome di) Antonio Moresco - ebbene, questa è la verità - quando ho scorso un articolo di giornale che lo segnalava come "il maggior scrittore italiano vivente". Perplesso sono andato a cercarne qualcosa di usato e per pochi euro eccomi a casa con Gli esordi , un volume edito da Feltrinelli. Moresco non solo sa scrivere benone, ma nel libro che sto leggendo ha una grande capacità di rappresentare in modo soggettivo e quindi parziale - come altrimenti? - la sua materia narrativa. Mi sono venuti in mente Antonio Pizzuto, Mario Lattes (pittore, oltre che scrittore sopraffino), Anna Maria Ortese.  Chagall, del resto.  Gli esordi fin qui mi hanno incuriosito prima in merito alla vita in seminario del protagonista e narratore, poi sulla sua attività politica di militante comunista.  "Narratore" per modo di dire! Per ora posso solo dire che Moresco dà al lettore molto in fatto di rappresentazione, concedendogli poco in fatto di narrazion

Aura Vs Aurea

"Aura" significa soffio leggero, venticello, effluvio, ineffabile quid che contornerebbe una figura umana: ne deriva l'aureola, quella dei santi. Spesso chi vuol parlare difficile dice, al posto di "aura", aurea , che è un attributo inerente all'oro (anche come metafora) e con l' "aura" non c'entra. Laura è un ben noto nome proprio.

Sovranismo e pandemia ia ia o

La professoressa universitaria di filosofia Donatella Di Cesare ieri intervenuta in effige nel salotto di Parenzo e Telese (La7) ha dichiarato l'insensatezza del nazionalismo sovranistico nel mondo attuale, globalizzato e senza confini.  Il nazionalismo sovranistico è una reazione alla globalizzazione, la quale ultima crea non pochi problemi, certo insieme a "opportunità" e "scorci nuovi".  La professoressa ha incluso tra i portati della globalizzazione la pandemia, inarrestabile dalle frontiere care ai sovranisti, e con ciò  intrepida è passata dalla dimensione sociale culturale ed economica alla dimensione microscopica. Gran salto! L e pandemie non sono una novità moderna. Forse anche la globalizzazione non lo è, ha solo cambiato velocità.

Tre romanzi di Mario Tobino.

Di recente ho riletto Il deserto della Libia , di Mario Tobino. Racconta in terza persona l'esperienza dell'autore in Africa, ufficiale medico aggregato all'esercito italiano durante la guerra contro inglesi e loro sudditi imperiali. Si tratta di un'opera giovanile. La scrittura è piacevolmente sgangherata, vuoi che l'autore fosse alle prime prove, vuoi che l'effetto "primitivistico" fosse una scelta. Licenze da poeta. Divertente la descrizione d'un ufficiale medico matto e cleptomane. L'autore, psichiatra, comunque rappresenta la guerra in Africa come un disastro crescente, ciò che ai tempi (della medesima, non dell'uscita del libro, 1953) sarebbe stato bollato come "disfattismo" (da "disfatta"). In effetti l'esercito italiano non resse da solo all'urto degli "inglesi" e venne "soccorso" dai tedeschi, guidati da Rommel. Che guidò anche gli italiani.  Mentre ne raccomando la lettura non posso

Anglofilia

Mi pare che il termine inglese "cluster" e il sostantivo italiano "focolaio", in merito all'andamento dei terribili contagi influenzali che stanno affliggendo mezzo mondo con le chiacchiere che provocano, siano pericolosamente accostati dai media, per cui taluni, pigri, potrebbero pensare che "cluster" significhi "focolaio". Ammesso che i parlanti in italiano sappiano che cos'è un "focolaio" (per di più metaforico)! "Cluster" vuol dire diverse cose, anche "grappolo", ma non "focolaio". Contrariamente a quanto scrive nel supplemento Salute di ieri 9 vii (Corriere) lo stimato esperto - di non so che cosa - dott. prof. Giovanni Rezza.

Storia e Fiction

Ieri (1 vii) la puntata del programma di storia curato da Paolo Mieli si occupava delle stragi naziste in Italia dopo l'8 settembre 1943.  Ne ho seguito qualche minuto, ho notato l'avvenenza non ancora accademicamente consunta della giovane storica invitata, poi ho cambiato canale - fiction per fiction meglio un film. La ragazza, di cui non ricordo il nome, ha definito "collaborazionisti" - dei tedeschi "invasori" - i soldati inquadrati nella RSI (Repubblica Sociale Italiana). Costoro riprendevano la guerra, interrotta l'8 settembre, a fianco degli alleati tedeschi, non erano "collaborazionisti". Come più volte qui ho ripetuto è inoltre come minimo inaccurato definire i tedeschi "invasori".  Gli invasori erano angloamericani e accoliti vari. I partigiani furono loro collaboratori. Non è qui invece in questione il fatto delle stragi cosiddette naziste.  Peccato che anche i " liberatori"  dal cielo togliessero la vita a -