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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

Promozioni facili

Il 29 aprile Galli della Loggia ha pubblicato sul Corriere un lungo scritto contro la facilità delle promozioni nella scuola, che mi trova d'accordo ed anzi rispecchia guarda caso quello che vado scrivendo qui almeno dal 2013. Ritengo che le promozioni facili riguardino più le elementari e le medie che non le superiori, ma non ho numeri a disposizione: solo esperienze avute personalmente in merito a giovani di mia conoscenza. Ritengo inoltre che come al solito Galli della Loggia non scavi o non voglia scavare fino alla radice di questo male, le promozioni facili, che rientrano nella trasformazione della scuola, da luogo di istruzione a luogo di contenimento "formativo". Sì, ma perché?  Galli della Loggia attribuisce allo spirito ugualitario del Sessantotto la causa delle promozioni facili di oggi (50 anni dopo) e il tramonto del merito come valore. Interpretare il passato lontano alla luce fioca del presente è un'ingenuità che merita la bocciatura. A proposito: Gall

Lupofobia

In Maremma (per orientarsi: capoluogo della parte toscana è Grosseto) qualcuno ha ucciso un lupo e ne ha appeso il corpo dopo averlo scuoiato. Un sindaco della zona, intervistato sul crimine, ha definito "ironica" tale manifestazione lupofobica. Se ne conclude che si può diventare sindaco senza sapere che cosa significa "ironia".

Liberazione, ma de che?

Nell'ipotesi che molti ignorino i fatti che sono condensati nella formula "Festa della Liberazione", tutta da verificare, ma non campata in aria, la spiegazione potrebbe essere che l'insegnamento della Storia tende a trascurare gran parte del novecento. Ai miei tempi (anni sessanta) in effetti si "arrivava" appena alla prima guerra mondiale (1915-1918 in Italia) e, forse, troppo breve era la distanza in termini di anni dai fatti e fattacci occorsi in Italia, e non solo, dagli anni venti in poi. Fascismo, antifascismo, resistenza, guerra, guerra civile e (1945) "liberazione". Ma non dipende, l'eventuale ignoranza, solo dalla scuola, dipende dalla propaganda eccessiva e mirata (dei media) che probabilmente ha disgustato i più. Facendoli scappare via dal tentativo di sapere.

La sirenotta

Nell'ambito di Rai Storia v'è una rubrica gestita da una giovane, invero onnisciente, che intervista luminari su questo o quell'argomento, i Templari, lo sviluppo della lingua italiana, ora non mi vengono in mente altri settori dello scibile in loco escussi. Bionda, in carne, occhi grandi un poco sbarrati, tacchi altissimi, non sappiamo se costei all'anziano luminare intervistato sullo sviluppo della lingua italiana abbia dato da pensare ad ovvie variazioni in fatto di lingua. Una larga scrivania separa l'appetitosa giovane onnisciente dal luminare di turno. Mi viene in mente che le situazioni cui dà luogo il programma, che va "in onda" all'incirca quando la gente cena, invertono la tipica scena dell'esame, in cui è il luminare che interroga la fanciulla e (non) si fa distrarre dai di lei occhioni sbarrati, forse dotati di lenti a contatto, non saprei. Qui è lei che interroga, fingendo bene di ascoltare ciò che fuoriesce dalla bocca del luminare di
Nella vetrina dei tacchi a spillo di Lilli Gruber giorni or sono era ospite il giovane Casaleggio insieme ad un giornalista, in immagine un sociologo, De Masi. Il Casaleggio ha usato il termine "rappresentazione" al posto di quello corretto, "rappresentanza" (riferito appunto ai rappresentanti del cosiddetto popolo); il giornalista, parlando del convegno M5S di Ivrea, ha detto che in tale sede era stato "evocato" Casaleggio padre, insieme a Grillo fondatore del movimento; non trattandosi di una seduta spiritica, in Ivrea, il tipo avrebbe dovuto dire "rievocato". Il Casaleggio in Ivrea, leggo nel Corriere fiorentino di oggi, 16 aprile, avrebbe in due occasioni cannato il termine "aura" (alone sacro, da cui aureola), come molti parlando di "aurea".

Scienza della politica?

La morte di Giovanni Sartori, studioso di politica, arriva a un'età piuttosto avanzata, ragione per cui non è difficile farsene una ragione.  Ho letto solo qualche articolo di Sartori sul Corriere della sera, cui collaborava fino a poco tempo fa, quindi non sono in grado di pronunciarmi se non in base a qualche impressione: fustigava a destra e a manca, tuttavia stava dalla parte dei Signori della Terra, quanto basta per situarmelo davanti come avversario. Tuttavia vorrei qui approfittare per dir la mia su un abuso accademico che si è imposto negli anni anche all'esterno della cosiddetta comunità scientifica: l'abuso consiste nella formula "Scienza della politica". Si propone la pensabilità di una "Scienza della poesia", o di una "Scienza della tappezzeria", per valutare la qualità dell'abuso. Le cosiddette scienze politiche sono riflessioni, formulazioni, critiche che si appoggiano su riflessioni, formulazioni e critiche, e così via.