Le case editrici minori e l'università.
Le case editrici minori pubblicano a pagamento (degli autori, con il "contributo" dell'università) le opere più o meno inevitabili degli studiosi accademici, le quali servono di solito per essere presentate ai concorsi a ricercatore, ad associato o ad ordinario. Quasi nessuno le legge e finiscono in armadi dimenticati. Le c.e. minori distribuiscono male i libri in questo modo pubblicati, anzi se ne fregano di venderli, perché hanno il loro guadagno nel "contributo spese" degli autori più o meno fortemente sovvenzionati dall'università. L'avanzamento della scienza non è da tutto ciò escluso, ma resta improbabile che un libro che non riesce a farsi luce almeno presso un editore, se non a pagamento, sia un buon libro. So quel che dico: due case editrici della mia città mi hanno proposto di pubblicare un mio libro chiedendomi sui millecinquecento, duemila euro di "contributi". Ho rifiutato. Il mondo può fare a meno del mio libro, non faccio concor