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Visualizzazione dei post da marzo, 2022

"Evidenza"

 Di recente ho avuto modo di assistere al lavoro di tre muratori che cercavano l'origine di una perdita di liquido da un tubo nascosto sotto il pavimento della mia cantina. Nonostante la raffinatezza della ricerca del punto di perdita (piccola telecamera calata fin dal quinto piano nelle viscere dell'edificio) e il conseguente scasso del pavimento, i muratori non hanno riscontrato la prova che il tubo fosse così malandato da giustificare la maligna perdita di liquido ai danni di un vicino. Ebbene, uno di loro mi ha detto: "non ci sono evidenze"... La perdita in termini di autonomia della lingua italiana ("prova") dall'inglese/americano ("evidence") è così seria che perfino un artigiano fiorentino la subisce e anzi la esprime con la massima disinvoltura. Beninteso: l'origine della perdita era in un altro seminterrato.

Neve sporca

  La neve era sporca (Georges Simenon) è un romanzo del 1948 pubblicato in Italia da Mondadori nel 1952. E di nuovo una ventina di anni fa da Adelphi, credo con la stessa traduzione mondadoriana. L'ho letto solo in questi ultimi tempi. Anche senza esplicitarlo, l'autore si riferisce al Belgio, suo Paese d'origine, occupato dai tedeschi nel 1940. Leggiamo di una forza di occupazione poderosa e inattaccabile e di una popolazione che si arrangia tra miseria e mancanza di libertà. In tale contesto agisce il protagonista, un ragazzo neppure ventenne che ricorda al lettore il figlio in "Mamma Roma" (il film di Pasolini con Anna Magnani). Nel romanzo di Simenon una ex prostituta divenuta tenutaria di un postribolo cerca di recuperare il tempo materno - perduto - viziando il figlio.  Si potrebbe dire che Simenon esplora la figura del figlio di puttana . Il protagonista lo è in senso stretto e in senso lato. Logicamente il clima sociale in cui il ragazzo si trova a vivere

Diego

 Un giovane di 25 anni ha ucciso con una pistola il padre e, dopo, la madre. L'arma del delitto apparteneva, secondo un giornale che ho letto, all'assassino, che l'aveva comprata da un "privato" a caro prezzo. Dopo i fatti il giovane avrebbe capito l'impossibilità di farla franca e si è costituito. Pare che abbia ucciso i genitori per usufruire dei loro soldi, circa 800 mila euro, e dei loro beni, che, come i soldi, in fondo appartenevano anche a lui. Che però li voleva subito disponibili... Il fattaccio,  avvenuto in provincia di Vicenza,  richiama alla memoria il caso di Pietro Maso. Non è il materialismo consumistico il colpevole, come vuole qualcuno: crimini del genere sono generati da un insieme di fattori i cui principali risiedono nella mente malata dell'assassino e nella relazione fondamentalmente cattiva tra lui e i genitori. Se fossero generati dal materialismo consumistico avremmo tutte le famiglie spazzate via in poco tempo.

Un dilettante di successo

 Pasolini frequentava la suburra seguendo le sue passioni, non solo erotiche, ma anche conoscitive. La sua morte violenta dipese da tali frequentazioni. Chi si prostituisce e chi fruisce della prostituzione non è raro, specie in certi bassifondi sociali, che incorra in violenze anche omicide. Pasolini, a differenza di molte altre vittime, era famoso, per cui il suo assassinio fece scalpore e creò un martire.  Non sono un conoscitore dell'opera letteraria di Pasolini, ma ho letto "Petrolio" due volte. È una incasinatissima valigiata di carte in cui si trovano belle pagine. I suoi famosi articoli sul Corriere restano come interessanti lasciti di un reazionario - capita che i reazionari siano anche intelligenti. La famigerata poesia sugli "scontri di Valle Giulia" (Roma, 1968), un inno al proletariato che i poliziotti secondo Pasolini incarnavano - mentre al contrario gli studenti facevano parte della piccola borghesia - fu  una coraggiosa botta di non conformismo.

Inevitabilità della guerra e della morte

 Da che mondo è mondo - e ovunque - ci sono state guerre. E omicidi...Può darsi che in qualche "cultura" arcaica più o meno mitica lo strumento guerra sia (stato) assente, ma si tratta di eccezioni trascurabili. La guerra e l'omicidio fanno parte del piatto che abbiamo davanti, nel quale può succedere che ci troviamo non a mangiare, ma ad essere mangiati.  Come la morte è intrecciata alla vita, la guerra è intrecciata alla pace. Quanto alla "pace", personalmente trovo questa parola equivoca e contraria alla vita, difatti nei cimiteri spesso si leggono iscrizioni tombali che accennano alla pace, cosiddetta eterna. Altro discorso merita il concetto di pace nel senso del "fare la pace", appunto dopo aver fatto la guerra. Trattati di pace si fanno per interrompere le guerre.  Non sono mai stato un pacifista, anzi credo che di tanto in tanto serva combattere, anche se di fondo si è pacifici.  La guerra di cui molto si parla e si scrive in questi giorni è un

Equivoci

 Il "successo" in termini di visite di un post è legato anche alle "etichette". In uno dei diversi blog che ho tenuto negli ultimi 15 anni - qualche volta lasciati per stanchezza, o abbandonati a causa di esigenze tecniche ("piattaforma" chiusa) - fu visitato moltissimo (stando ai miei parametri) un post sulla politica di Israele. Intuii che il motivo di tanto interesse stava in un'etichetta relativa alla "misura delle bare"...  In questi giorni un post sulla tragicomica fine di Giangiacomo Feltrinelli ha ricevuto ben 173 visite, che per quel mio blog sono un' enormità. Ebbene, io credo che ciò sia dipeso dalla menzione dell'Enel (Feltrinelli, arrampicatosi su un traliccio Enel per fissare - da "rivoluzionario" - una carica esplosiva alla struttura, per qualche motivo tecnico rimase dilaniato e ucciso nella precoce esplosione), più che da un improbabile interesse per la sorte di Feltrinelli, morto 50 anni fa. Una mia traduzi