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Ai miei raffinati lettori.

Perché i ricercatori vanno in pensione di vecchiaia a 65 anni, gli associati a 68 ed oltre, e gli ordinari oltre i 70 anni? Non sono forse tutti quanti statali? Ipotesi A: i ricercatori sono di fibra peggiore degli altri. Ipotesi B: gli associati e gli ordinari lavorano meno dei ricercatori e quindi si usurano meno. Ipotesi C: il parlamento italiano è pieno di professori universitari che formano un partito trasversale agli schieramenti, e si sono fatti la legge su misura. Comunque a me va bene così. Sono 40 anni che ci sto dentro, e può bastare.
Leggo una mail che riporta uno scambio di vedute tra due colleghi ordinari, ebbene: entrambi cannano sistematicamente l'apostrofo (pardon, "lapostrofo"), in quattro casi. Andiamo bene! In questo post uso il termine gergale "cannano", si legge con l'accento sulla prima "a", che mi pare più carico d'ironia del canonico "sbagliano". Che si tratti di una recente innovazione?
La lettera che il noto Lavitola avrebbe scritto a Berlusconi, pubblicata ieri 29 settembre su La Stampa e certo da altri giornali, non contiene solo riferimenti precisi a parlamentari pagati da Lavitola con lo scopo di toglierli alla maggioranza di centrosinistra per far cadere il governo Prodi, né solo riferimenti alla costruzione di un caso di malaffare (la "casa di Montecarlo") con lo scopo di danneggiare Gianfranco Fini, né altri spunti che permettono, se autentici, di indovinare che con Berlusconi Lavitola aveva un rapporto di genere manzoniano (come quello tra il "Griso" e Don Rodrigo), ma presenta anche una serie di strafalcioni ortografici. E' un fatto che sempre più spesso, quando si entra in contatto con quest'intimità di una persona (la sua scrittura), troviamo lo squallore dell'incapacità di comporre una lettera, uno scritto qualsiasi, senza che la lingua italiana ne esca danneggiata. L'autore ne risulta, agli occhi di chi ama la lingua
Com'è che mi han fatto optare per un dipartimento che sarà operativo dal 1 gennaio 2013, nonostante che fosse acclarato che dal 1 novembre 2012 sono in pensione, ed oggi tuttavia non posso votare per eleggere il direttore del dipartimento, non sono previsto, non sto nell'elenco degli aventi diritto? Una perversione burocratica. N.B. Non avrei certo votato il "candidato unico", avrei tracciato un qualche soave sberleffo.
Il linguaggio parlato, in misura minore quello scritto, ha una caratteristica fuori dell'ordinario, quella di "funzionare" a dispetto degli strafalcioni (grammatica, sintassi, ortografia) che in esso vengono disseminati, ciò significa che mentre gli errori in altri campi sono decisivi ai fini del fallimento di quel che si opera, nel campo del parlato, ma anche dello scritto, gli errori non sono decisivi se non in fatto di chiarezza e bellezza. E' per questo motivo che l'italiano non è curato come secondo noi dovrebbe essere, nella scuola? Perché è una roccia?
Prendiamola così, per una volta: quando si parla di scuola bisogna sforzarsi di considerarne anche le caratteristiche materiali, concrete, visibili, non soltanto i significati, che solo pochi vedono. Dunque, ecco un preciso istituto superiore sito in una nota ed antica città, con sede in una piazza piuttosto luminosa e dotata di visibilità artistica, visitata da migliaia di turisti. Il portone d'ingresso dell'istituto, che tra l'altro reca nella sua denominazione il termine "arte", è consumato e stinto, piccolo, ridicolo e sporco, al suo interno s'intravede, transitando per la piazza, una sorta di parete posticcia grigia di metallo, talvolta un sacco nero d'immondizia in attesa, l'ingresso sul vicolo del retro (cucina o altro) d'una trattoria trascurata probabilmente farebbe un effetto meno squallido e disordinato. I NAS incomberebbero, la trattoria sarebbe chiusa velocemente. L'istituto resta invece aperto, perché in realtà è un "servizio
Ieri Rainews ha trasmesso un lungo discorso di Umberto Eco sull'università. Il celebre studioso e romanziere ha in un certo senso (il suo) difeso quei sistemi di reclutamento dei professori che sono oggetto di critica: la cosiddetta cooptazione secondo Eco è un diritto esercitato da chi è in cattedra allo scopo di scegliere docenti adatti ai bisogni specifici di una certa facoltà, non importa che il vincitore di un concorso sopravanzi altri concorrenti più dotati in fatto di titoli. Tradotto in italiano: i professori universitari fanno quello che vogliono. Ha ribaltato l'argomento che si usa per contestare la validità di alcuni concorsi, cioè che si conoscano in anticipo i nomi dei vincitori, sostenendo che tale preconoscenza dipende dalla fama dei futuri vincitori. Abile Eco, ma fallace argomentatore, avvocato e retore d'una causa disperata. Ha distinto il favoritismo presente in certe facoltà (Medicina, per esempio), portatore di vantaggi economici ai vincitori (futuri
Ammesso che il numero chiuso nell'iscrizione all'università sia un ostacolo alla "libertà di scelta", crediamo che la "libertà di scelta" debba misurarsi con la realtà; ma che le prove d'accesso a un corso di studi, per esempio Medicina, prevedano domande su Storia dell'Arte, della Letteratura (ci riferiamo ad una simulazione pubblicata sul Corriere di sette giorni fa), non ci sembra tanto comprensibile. Non che la cosiddetta cultura generale umanistica sia da disprezzare, certo, ma le prove d'accesso dovrebbero limitarasi a valutare una cultura commisurata al tipo di studi scelto dal candidato, quindi non "generale", ma specialistica: nel caso di Medicina, inerente le scienze biologiche, la chimica, la matematica . Pensiamo che, insieme alla cultura generale umanistica, per cui "devi" sapere chi è Cavour, per esempio,  debba esserci la cultura generale scientifica, per cui "devi" sapere che cosa significa Teorema

Città?

In questi anni ho sentito spesso un certo ragazzino denominare come "città" vari paesotti dei dintorni. Eppure ha visto Roma, Genova, Venezia, spesso Milano, e molto Firenze. L'altro giorno si parlava di Pistoia, una piccola città (ma anche Roma, in confronto a Tokio, è una piccola città), ed abbiamo osservato che le città della Toscana, Firenze in testa, sono quasi completamente piatte e si trovano in pianura, come Pistoia. Il ragazzino di cui sopra ha riferito che però a scuola gli hanno insegnato che la Toscana è collinare - cosa vera, anche se ci sono larghe fette di pianura dove appunto si trovano i capoluoghi di provincia toscani, magari eccetto Siena. E allora Reggello?, ha ribattuto il geografo, incorrendo di nuovo nella topica di cui sopra. Reggello è un paese, gli è stato detto. "Quanti nomi!", ha borbottato il geografo. E' proprio così, il linguaggio è uno strumento di una certa precisione (da qui la ricchezza lessicale) che può essere us
Non so perché, ma da un po' noto nei discorsi che sento o leggo frequentando da spettatore, o lettore, i media, ne sono certo, che l'aggettivo possessivo (suo, sua, suoi, sue, loro) è sostituito senza motivo ed alquanto scorrettamente da "proprio", "propria", "propri", "proprie". Ora, in italiano, è corretto dire: Antonio è tornato a casa sua; i Bettazzi hanno fatto imbiancare le pareti di casa loro. Invece sento, e anche leggo: Antonio è tornato a casa propria; i Bettazzi hanno fatto imbiancare le pareti della propria casa, e così via. Orrore! E' corretto usare "proprio", "propria", "propri", "proprie" nelle frasi che iniziano con "si": si fa benzina pagando di tasca propria; si tifa per la propria squadra; ci si occupa degli affari propri, (non) si esprime la propria opinione, e così via. Semmai "proprio" ecc. può essere usato come rafforzativo di "suo" ecc.: m
Indipendentemente dal fatto che le tasse universitarie siano alte o non alte (infatti bisognerebbe valutare che cosa danno le facoltà, una per una, agli iscritti), l'aumento proposto dal governo di quelle a carico degli studenti fuori corso non mi torna. Anche qui, bisogna vedere facoltà per facoltà quanto pesano i fuoricorso nelle biblioteche, nel prestito libri, nei laboratori, nelle aule, agli esami, nelle liste d'attesa dei docenti che seguono tesi. Quanto appesantiscono il funzionamento delle facoltà, dunque "danneggiando" i non fuori corso. Secondo la mia esperienza, che è limitata alle facoltà umanistiche, i fuori corso semplicemente sono assenti che pagano tasse d'iscrizione a qualcosa di cui non fruiscono, o di cui fruiscono molto poco. Si accontentano di apparire un paio di volte l'anno agli esami, tutto qui. Per laurearsi si accontentano di poco (del resto come la maggioranza), magari la tesi la comprano da qualche "specialista". E'
Ho udito un diplomato ed ex universitario ventottenne situare Barcellona in Portogallo e i Pirenei in Svizzera, ho pensato che non solo "non c'è più religione", ma neppure geografia, infine ho valutato che quest'ultima disciplina corrisponde nella mia esperienza al viaggiare sopra le mappe, in analogia con il viaggio nel territorio, mentre nell'esperienza di oggi non si studia la mappa, ma si viaggia secondo i suggerimenti di una strumentazione satellitare: e ciò sarebbe la "religione". Dunque c'è religione, non geografia.
......... i colleghi di Vacuologia, università di Civitarotta, premiano le loro allieve analfabete erogando loro una cosiddetta laurea, così mettono in atto il loro disprezzo segreto per le allieve e la loro intima perversione da intellettuali di quart'ordine.........

Zombies

Alcuni colleghi che sono andati in pensione seguitano a venire in facoltà, ne hanno il "diritto" a vario titolo, gratuito e non, ma a me viene da pensare che tra un professore in servizio ed uno in pensione ci siano ben poche differenze.
Quando in giugno la scuola chiude si hanno vari effetti, tra i quali questi due: il traffico dei motori cala, e i genitori dei più piccoli si disperano, perché non sanno dove piazzarli durante le ore del loro lavoro e, diciamo, dei loro affari di vario genere. Così suppliscono alla depositeria minorile chiusa (la scuola) i cosiddetti centri estivi. Può avvenire che i vostri figli siano concentrati in un'area afosa a far giochi più o meno coatti, oppure che li si porti a scarpinare in campagna, magari sotto un sole che trapana il cranio e astringe i polmoni. Qualcuno può sentirsi male, perché scarpinare, molto semplicemente, non è cosa per tutti. Molto male: un bambino nei dintorni di Prato nei giorni scorsi è morto, su una collina brulla che si chiama appunto Calvana, soccorso in ritardo, forse. Forse. Piango per lui.
Coraggiosamente, i responsabili delle 5 bocciature a Pontremoli le hanno ribadite, per quanto le pressioni su di loro siano state forti. Stanno restituendo  energia alla scuola, mi rifererisco al significato di quel che accade a Pontremoli, non ai dettagli reali, che ignoro. A proposito però di handicap comunicativi, e di ignoranza dell'italiano, genericamente indicati come cause delle bocciature pontremolesi, ricordo di aver dovuto esaminare, all'università, soggetti ignari della lingua italiana (che già gl'italiani sbertucciano), e soggetti afflitti da infermità che erano loro di gravissimo impedimento comunicativo. I primi avrebbero dovuto essere esaminati, forse, in una lingua meno marginale dell'italiano, l'inglese? Ma col cavolo, che sapevano l'inglese. O il francese. I secondi avrebbero dovuto essere esaminati secondo modalità certo diverse dal colloquio (per altro devastantemente obsoleto - anche se usato con non handicappati quasi tutti spiattellan
Noi non conosciamo le circostanze della bocciatura dei bambini di prima a Pontremoli, cogliamo l'occasione soltanto per discutere delle promozioni ! Se gl'insegnanti lì hanno fatto una sciocchezza o una ingiustizia, bocciando, le promozioni regalate sono anch'esse una sciocchezza e un'ingiustizia, e sono migliaia, e consentono, dalle elementari alle medie, di far pervenire alle superiori allievi selvaggiamente impreparati, alcuni dei quali, sembra impossibile, s'iscrivono all'università; di quest'ultima crema rimane una quantità consistente che riesce a strappare una laurea, magari a Vacuologia, presso l'università di Civitarotta.
Probabilmente a causa della concomitanza di faccende più serie, oppure più "appassionanti", quest'anno l'esame cosiddetto di maturità è iniziato senza avere addosso l'alito collettivo dei media, il quale puzza. E' un fatto positivo, perché l'enfasi sulla maturità, in quanto incubo collettivo, aveva rotto veramente. Tornando alle bocciature dei piccini, leggo che i respinti di Pontremoli (bel titolo!) saranno riesaminati, dal momento che l'ispezione avrebbe riscontrato "anomalie e irregolarità". Queste ultime, tuttavia, sono la regola di gran parte delle promozioni, ma com'è naturale nessuno fa ricorso contro una promozione. Come all'università: se non vuoi avere problemi con gli studenti, promuovili. Promoveatur ut amoveatur , si diceva un tempo. Lo promuovi e te lo togli dai piedi. Che sia un direttore, un questore, un prefetto o uno studente, è uguale.
Ancora intorno alla bocciatura dei piccini di prima elementare: ieri su un quotidiano nazionale, pagina delle lettere al direttore, se ne trovavano due, entrambe favorevoli alla bocciatura, entrambe portanti l'argomento della educatività dello stop, in quanto segnale di avvenuta trasgressione, da parte del giovanissimo soggetto, delle regole: per esempio grammaticali, ortografiche. In effetti anche noi, in una di queste note, abbiamo sostenuto anni fa che l'educazione alla legalità a sé stante è sciocca, perché il rispetto per le leggi s'impara se ci fanno notare se e quando le abbiamo violate, per esempio scrivendo "hai bambini piacciono il gelato". Tuttavia quanto precedentemente riferito a partire dalle due lettere al quotidiano forse è un po' troppo pesante rispetto all'età degli iscritti alla prima elementare, sei anni.Ed il rispetto delle leggi è da discutere, come le leggi. Non serve imbastire un viaggio di pedagogia sociale tanto serio, su dei
Fa notizia che in una scuola elementare toscana siano stati "non ammessi all'anno successivo" alcuni bambini di classe prima. Si tratta dei sussulti di un corpo morente, la scuola, o della sua ripresa di vita normale? Il responsabile della scuola ha detto in una intervista che i bambini di cui si tratta non hanno saputo, durante una verifica, scrivere una semplice frase, e senza paura si è assunto la responsabilità della loro "non ammissione". Proteste dei genitori direttamente interessati e di altri, diremmo platonicamente interessati. Ispezione del Provveditorato, del Ministero, del Papa, dell'ONU e così via.
Non sono uno studioso specializzato nelle istituzioni scolastiche o universitarie, sono stato per decenni uno studioso di Arte dei Giardini Mentali nell'università di Civitarotta, ciò significa che le mie opinioni sulla scuola e sull'università derivano dalla mia riflessione spontanea conseguente alle mie esperienze dirette o indirette (riferitemi da persone che hanno competenza privilegiata, ad esempio come genitori). Ho iniziato a sentire che l'università cambiava, non perché avessi letto le diatribe sulla stampa in merito all'introduzione delle lauree triennali, ma perché ho visto con i miei occhi che gli studenti con cui stavo iniziando ad avere a che fare, dal 2001 più o meno, non avevano gli studi universitari al centro della loro vita, ma li tenevano alla pari tra le numerose loro attività (o passività). Ho poi capito che la situazione era deteriorata quando, incredibilmente per me, mi sono trovato durante le mie lezioni a dover imporre agli studenti una condot
Sulle pagine fiorentine di un quotidiano nazionale scorriamo il risultato di un'indagine su quanto e che cosa leggono, in fatto di libri non scolastici, gli adolescenti della provincia. Leggono poco, pochissimo o nulla, le signorine leggono più dei signorini, i titoli sono a me, sessantacinquenne, sconosciuti, e ciò porta al punto meno scontato della ricerca: vi sarebbe una barriera, tra gli adolescenti e gli adulti, formata da due correnti contrapposte, da parte degli adulti quella dell'arroganza del lettore nei confronti del non lettore, da parte degli adolescenti (detti "nativi digitali")quella della diffidenza e dell'estraneità che costoro proverebbero nei confronti di chi non sguazza tra sms, cinguettii vari e social network. Intanto cominciamo a stabilire che anche tra gli adulti si legge poco, pochissimo o nulla, e che i titoli preferiti, stando alle classifiche di vendita pubblicate dai media, sono sconfortanti. Una persona competente mi suggerisce inoltre
"sai quello che si occupa di diritto del lavoro?" "che cos'è?" "è lo studio su come rendere più servi i lavoratori e più padroni i padroni" "sul lavoro?" "sul lavoro" "allora quello chi?" "è famoso, un professore universitario, un parlamentare, un sindacalista, fa un sacco di cose" "e come fa?" "lavora, lui, mica come te" "ah ecco, insomma, che cosa mi volevi dire?" "giusto, mi ero distratto, dunque, questo pierinone vuole che i risultati della valutazione della qualità della ricerca universitaria siano pubblici non solo a livello di dipartimento, ma a livello di singoli" "sì, e allora?" "dice che così gli utenti saprebbero dove studiare e dove non studiare" "e non ha ragione, il pierinone? A me sembra di sì" "ma no, i risultati della valutazione della ricerca sono una merda fatta con metodi di merda, farne un riferimento ad personam, come

Colonna infame

"Di' la verità ..." "Non è una proposta oscena?" "No, di' la verità ..." "Proviamo" "Che ne pensi della trasparenza nell'università?" "Che fa rima con verità" "No, della trasparenza che certi presidi intendono come colonna infame ..." "Manzoni, Storia della colonna infame ..." "Il tuo preside pubblica la lista di chi segue molte tesi e di chi, come te, non ne segue che pochissime ..." "Quasi zero, se è per questo" "Di' la verità ..." "Vacuologia, la mia facoltà, coltiva quadrupedi di campagna e li trasforma in dottori, dunque chi presenta meno tesi è più in gamba di chi ne presenta molte ..." "E questa sarebbe la verità?" "No" "E allora?" "La verità è che ho sbagliato tutto, nella mia vita cosiddetta professionale, ciao..."
Che cosa pensa, caro amico, di quei corsi di laurea italiani che escludono la lingua italiana dalle pratiche didattiche - lezioni, esercitazioni, esami, eccetera? E quale lingua si dovrebbe adoperare, in quei corsi di laurea? L'inglese? L'inglese, yes, of course! Che cosa ne pensa, caro amico? Bisognerebbe sapere di quali corsi di laurea si tratta... Ingegneria, per esempio, Economia ... A parte l'incostituzionalità dell'esclusione della lingua italiana, cioè di chi non è capace di parlare e comprendere l'inglese, penso che obbligare all'inglese sia male come escluderlo... Lei farebbe lezione in inglese, caro amico? Dovrei lavorarci molto, e mi verrebbe fuori un pensare molto diverso da quello che produco adesso in italiano, se facessi lezione in inglese, ma io insegno Arte dei giardini mentali, non Ingegneria o Economia, you know it ... Comunque, vede, caro collega, è l'obbligo dell'inglese e l'esclusione dell'italiano che io trovo
In Repubblica, ieri 3 maggio 2012, si leggeva un articolo sui problemi che sta incontrando l'operazione definita "Valutazione della qualità della ricerca" universitaria italiana. In effetti i lavori da "valutare" sono decine di migliaia, se non centinaia di migliaia, quindi si tenterà, pare, di semplificare l'operazione risalendo ai luoghi (riviste, case editrici) dove sono pubblicati i lavori, come dire che, invece di fare l'unica cosa sensata, leggere, si valuterà il livello della rivista o casa editrice ospitante il testo o il materiale in questione. In altri termini: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Ovviamente qui interessa il settore in cui è la scrittura che conta, e di ciò ci occupiamo. Nessuno nega che pubblicare su "Paragone" sia più prestigioso che pubblicare su "La Musa del Mugello", tuttavia può darsi che, leggendo il saggio pubblicato dalla prima rivista si sia influenzati positivamente(effetto placebo), mentre leggen
Salgono su tacchi altissimi, vestite per stupire, attillatissimi jeans, quando possono permetterselo, e vengono a "discutere" i loro "elaborati" terminali, che una volta si chiamavano "tesi". Quando il correlatore fa loro qualche rilievo preciso, si guardano bene dal controllare l' "elaborato", infatti non è cosa loro, e ciò non significa che non l'abbiano "scritto", significa, molto più drammaticamente, che tra loro e l' "elaborato" c'è un rapporto di estraneità. I colleghi benignamente descrivono le caratteristiche generali degli "elaborati", poi, quando la candidata, oscillando sui trampoli, è uscita con i suoi cari nell'atrio, ne sparlano, ma sempre alla fine proponendo di alzare il punteggio di due tre punti. Lo sfacelo e l'ipocrisia di tutto questo duole molto. I colleghi sono di fatto omertosi, non c'è un termine migliore.
Non so perché stavolta mi hanno dato da leggere delle tesi vacuologiche, era da più di un anno che me ne tenevano fuori, sarà un caso, sì, comunque giorni or sono ho partecipato ad una seduta, avevo letto una tesi spaventosamente scritta, orrendamente composta, priva di ogni interesse, su un certo vacuologo del secolo scorso, trattato dall'infelice laureando come se fosse un contemporaneo: naturalmente le tesi che si producono a Vacuologia (Civitarotta University) sono tutte acritiche, ottative ed ottimistiche (a parte qualche ipocrita "purtroppo" gettato qua e là nel testo), questa pure ... I due colleghi che l'hanno presentata si sono scandalosamente tenuti fuori da ogni accento critico, pur sapendo benissimo che razza di boiata stessero spingendo alla laurea. Perché, ho saputo, il candidato sarebbe un cosiddetto caso umano di lungaggine e incapacità, quindi da aiutare. Com'è ovvio io non ho infierito sulla tesi, in effetti certi asini bisogna stopparli prima,
C'informa un amico, docente nell'università di Firenze, di un fatto straordinario: incapace di lavorare a certe pratiche internettiche a causa della sua venerabile età (è prossimo al pensionamento per vecchiaia, l'amico), fatto oggetto, dalla maggior parte dei colleghi, d'indifferenza, mai d'interessamento, è stato raggiunto da una telefonata dal Palazzo; in breve: una Signora Funzionaria gli ha fatto presente di essere stata informata delle di lui difficoltà (...) esattamente da un collega premuroso (...) che le aveva segnalato il caso triste di un vecchio collega (il nostro amico) incapace di entrare nei ed uscire dai labirinti internettici. Di essere disposta ad aiutarlo, ha detto la Funzionaria. Il nostro vecchietto è andato dunque nel Palazzo dell'università fiorentina, sito nella piazza intitolata a "San Marco" (...)e, grazie ad una impiegata dipendente della suddetta Funzionaria, ha risolto i suoi problemi, sembra (...). Fa notare tuttavia il no
Gli amici fiorentini ci passano una delle pagine locali di Repubblica, che gentili! Troviamo in essa che il Rettore dell'Università ha avviato una indagine in merito alla attività di ricerca e d'insegnamento di un certo Professor Ruggiero, della Facoltà di Scienze, biologo o medico noi non sappiamo, il quale, insieme ad altri scienziati, sostiene l'ipotesi che tra il virus HIV e la sindrome di immunodeficienza acquisita (SIDA) non vi è un rapporto causale diretto, e propone un farmaco di cui noi comunque non sappiamo niente; infatti siamo cultori non di biologia, ma di Arte dei Giardini Mentali, e proprio per questo siamo attratti invece da questa visione "acausale" dei nessi tra il virus HIV e il SIDA, che ci ricorda la nexologia debole di C.G.Jung, teorico della cosiddetta sincronicità. Vi sarebbe dunque, secondo quest'ultima suggestione junghiana, un nesso sincronicistico, "acausale", tra HIV e SIDA. Tuttavia non vogliamo tediare i nostri pochi &q
Lettera aperta al Professor Costanzo Ugov, Rettore magnifico dell'Università di Civitarotta: Illustre Professor Costanzo Ugov, L'anagrafe delle pubblicazioni prodotte dagli studiosi dell'Università di Civitarotta, imposta dai Suoi uffici un paio di anni or sono anche ai meno acculturati in fatto di tecniche burocratico-informatiche, consentiva agli studiosi di inserire (in neolingua "caricare") in quel magazzino immateriale della scienza praticamente ogni loro "titolo", pubblicato e non pubblicato: il sottoscritto ritenne plausibile inserire nell'anagrafe anche i suoi diari giovanili, conservati fin lì in un baule di ebano, tuttavia all'ultimo momento pensò che i suoi diari giovanili non meritavano una simile punizione, e rinunciò. In un secondo momento, egregio Professor Costanzo Ugov, i Suoi uffici provvidero a "ripulire" l'anagrafe, probabilmente perché molti studiosi non avevano avuto gli scrupoli del sottoscritto, ed aveva
Sul quotidiano La Repubblica l'altro ieri una pagina era dedicata alla cattiva conoscenza della lingua italiana (scritta) da parte di un credibile campione di studenti impegnati, nel 2011, con l'esame di maturità: diciottenni arrivati ad una svolta importante dei loro studi. Costoro, secondo la rilevazione, scrivendo usano poche parole, di molte ignorano il significato, commettono errori di grammatica e sintassi, ma, soprattutto, non sanno ragionare per mezzo dello scritto, non sanno scrivere per mezzo del ragionare. Leonardo Sciascia sosteneva che "l'italiano è il ragionare", ed aveva perfettamente ragione. La colpa della situazione tremenda dell'italiano (anche parlato) in Italia è della scuola. Ciò detto, bisogna riflettere sull'ipotesi che la situazione "compito scritto per l'esame di maturità" possa aver influenzato negativamente la prestazione di non pochi studenti. Per avere un quadro completo servirebbero testi meno "imprigionati

Alien

Da almeno venticinque anni, ogni volta che mi convinco a partecipare ad una riunione "amministrativa" con i miei colleghi (alieni cui paio un alieno), dopo devo spendere ore, se non giorni, per rientrare in me e nei miei interessi, studi, scritti, letture. Logicamente negli ultimi dieci anni la situazione è peggiorata, a causa della presa del potere degl'informatici e dei loro "sistemi", cui tutto rischia di essere subordinato.
Tempo fa il tg de La7 ha dato notizia del fatto che a Roma un professore della facoltà di Medicina ha sistemato tre parenti nella medesima "sua" facoltà: la moglie, laureata in Lettere, è ordinario in Storia della Medicina; la figlia, laureata in Legge, ordinario in Medicina legale; il figlio, laureato in Medicina (!), ordinario in Cardiologia. Una ordinaria famiglia italiana.
Un quindicenne di mia conoscenza, studente alle superiori, comunica a sua madre il suo desiderio di acquistare "ornamenti testuali"... Trattasi di copricapo eleganti, cappelli, berretti e così via, a quanto pare. C'è da chiedersi se il ragazzo sia dotato di umorismo fredduristico. Temiamo tuttavia che si tratti di un asinesco qui pro quo.
Ancora qualcuno osa tentare di laurearsi con me relatore, in questa facoltà di Vacuologia, ornamento dell'università di Civitarotta - nonostante che giri maligna la voce che io leggo i materiali che le persone laureande via via propinano. Orbene, tempo fa una ragazza (nemmeno giovanissima, quindi meno perdonabile) mi propone/propina in allegato mail un lungo testo, parte della sua tesi sull'apprendimento in rapporto all'emisfero destro del cervello, che io stampo e leggo con calma. E' (qualunque sia stato il suo cammino fino a me)un testo degno. Un po' troppo manualistico, ma degno. In un punto trovo strano, però, il paragone tra Mozart e J.Lennon, in nome del mancinismo, tra Einstein e T.Cruise e così via. Scrivo alla laureanda varie osservazioni, incluso l'accenno ad un errore tragico da terza elementare in fatto di ortografia; le scrivo che al posto suo ci penserei, a paragonare a Mozart J.Lennon... Mi risponde alla svelta che lei trova splendida la mia ide
Non possono concorrere all'esame di Stato per diventare veri architetti, i laureati di un biennio cosiddetto magistrale in una cosiddetta specialità architetturale presso una università romana, cioè hanno speso soldi e impegno per un corso di laurea inventato da baroni vanesi privi della cura e premura di articolare il loro narcisismo e carrierismo alla realtà professionale. E' già successo, in Civitarotta, verso la fine degli anni novanta, che un corso di laurea quadriennale (in pedagogia pedagogica) risultasse, in quanto titolo conseguito, inutile alla partecipazione ai concorsi regionali. Ci resta la forza di scherzare, ma siamo incazzati neri.
Conseguenza di una spaventosa mancanza di trasmissione, da parte della scuola elementare e media inferiore, dei valori di rispetto delle regole di ortografia, grammatica e sintassi della lingua italiana, è non soltanto lo stato d'incredibile sprovvedutezza in fatto di linguaggio italiano scritto e orale (e di lettura)di molti studenti delle scuole superiori, ma anche l'assenza, in loro, di consapevolezza di tale stato, in nome del "tanto è uguale".
Togliere il valore legale della laurea? Magari per una decina di anni, come sperimentazione. Significherebbe togliere la spina alle facoltà ( o a ciò che sta per sostituirle) che regalano titoli ad analfabeti. Ti sei laureato in Vacuologia a Civitarotta*? Va' a zappare, se ci riesci. * Scienze dell'educazione, Firenze.
Una gentile corrispondente attira la nostra attenzione su un aspetto della crisi in fatto di sbocchi professionali delle persone laureate. Osserva che una quantità di persone laureate sono ignoranti, certificate dai loro complici (i professori) senza scrupoli; si chiede perché una qualsiasi azienda pubblica o privata dovrebbe assumere un soggetto autoilluso, incompetente e semianalfabeta. Meditiamoci.
C'informa un quotidiano che da qualche parte, in Italia, un docente della scuola pubblica piuttosto scettico, pare, in merito ad una delle materie d'insegnamento implicito (ve ne sono numerose), l' olocaustologia , rischia di essere oggetto di sanzioni, provvedimenti eccetera. Sarà un fascista, ma noi riteniamo che anche i fascisti abbiano diritto di dire la loro, e d'innervare, come insegnanti, il loro lavoro con le loro idee. Se siamo in democrazia. Tra questo e il far volgare propaganda politica (tipo parlar male di Tizio o Caio, o addirittura di mettere il becco sulle intenzioni di voto degli allievi in età....) corre un universo di differenze, è naturale. A proposito: è la scuola, invece, che con le sue materie d'insegnamento implicito, fa propaganda allo stato di cose presente.
I nostri amici fiorentini c'informano che la locale università usa garantire, ai docenti che (finalmente) vanno in pensione, la fruizione di stanze, tavoli, telefoni e connessioni internet in facoltà, come se niente fosse cambiato, osservano i nostri giovani e ingenui amici fiorentini. Ma è proprio così: tra un docente universitario in attività ed uno in pensione non c'è alcuna differenza. A parte che la locale università non gli passa più il vitalizio. P.S. Tuttavia bisogna ammettere che tali "benefits" saranno erogati per soltanto due anni, intanto, ed a richiesta degl'interessati.