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Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

In campagna tra i figli dei contadini

 Wittgenstein negli anni venti si mise a insegnare in scuole elementari di paese nonostante che fosse ricco di famiglia e avesse davanti a sé buone prospettive di realizzazione accademica nell'ambito della filosofia. Anzi: proprio perché era ricco e scivolava nell'accademia forse prese la via della campagna e della scuola elementare! Si trovò a confrontarsi con la realtà contadina e scoprì che il cosiddetto popolo non è migliore della borghesia, che i campagnoli non sono migliori dei cittadini. Nel leggere il libro* che si appoggia a tale esperienza di Wittgenstein per dare un nuovo fondamento interpretativo al cambio della sua impostazione filosofica, argomento che non mi vede neppure incompetente, ha attirato invece la mia attenzione il fatto che l'impegno nella scuola di Wittgenstein non sarebbe stato incongruo dal momento che nella nuova Austria postbellica si tentava una riforma dell'insegnamento di tipo democratico e relativamente non autoritario. Valeva la pena,

Un articolo di Maurizio Ferraris

  Maurizio Ferraris, professore di filosofia all'università di Torino, credo, da qualche tempo pubblica articoli sul Corriere. Nel supplemento del venerdì del 13 Ottobre ho letto con grande interesse un testo di MF in cui si sostiene che il pensiero controcorrente com'era quello degli intellettuali di una volta non ha senso perché manca la corrente. L' enel non c'entra. MF ritiene che le opinioni e le verità siano millanta per cui andare contro corrente è stare nella corrente. Io invece credo che la corrente sia la voce del big brother, la quale si esprime con media potenti, tv, cinema. Ed è una. Dal momento che MF è tutt'altro che un fesso, propendo per l'ipotesi che faccia il furbo. Auguri. Ah, dimenticavo: il testo di MF si compiace di mettere insieme nullità effimere a giganti come Nietzsche.

Il prete e la tisica*

Nel 1980 Pasquale Festa Campanile pubblicò per Bompiani un romanzo intitolato Il peccato . Un giovane cappellano militare impegnato durante la prima guerra mondiale - per l'esattezza nei mesi precedenti la rotta di Caporetto (Ottobre 1917) - viene sedotto da una graziosa giovane ospite in un sanatorio di montagna, come ne erano sorti ai tempi (v. La montagna incantata ) allo scopo di curare con l'aria buona e il riposo le persone affette da tubercolosi. Dopo una serie di tentennamenti di ovvia natura il nostro si cala pienamente in una storia amorosa con la ragazza senza rivelarle la sua condizione di prete . Terminata una degenza dovuta a ferite patite in battaglia e la relativa convalescenza - ai fini dell'amore detto peccaminoso un vero paradiso - il cappellano viene richiamato al fronte e quindi coinvolto dalla suaccennata rotta di Caporetto, disastro militare italiano superato molti anni più tardi solo dall'8 Settembre 1943. Riesce tuttavia nel marasma a tornare ne

L'estraneo

  Nel supplemento del Cds di domenica 1 Ottobre (La lettura) si dà notizia del lavoro di un paio di luminari sull'opera di Albert Camus. Costoro avrebbero sostenuto che AC, briccone,  non dà un nome agli arabi ben presenti in una sua celebre storia coloniale, L'étranger , e che nell'altrettanto celebre La peste , vicenda che si svolge nella città algerina di Orano, non si fa menzione di un solo arabo. E' vero! Il secondo dei due romanzi, noioso, fa riferimento a una "peste" che nella realtà storica non ha mai colpito Orano, ragione per cui bisogna far la fatica di leggerlo come una storia allusiva. A che cosa? Qui anni fa ho proposto che la "peste" sia la noia in colonia ... quanto all'eccellente Etranger tutti i guai interpretativi derivano dal non capire che tale parola bisogna intenderla nel senso dell'estraneità. All' estraneo , al sublime Mersault, non importa della madre morta, non importa di trasferirsi a Parigi, non sa che cosa v