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Visualizzazione dei post da dicembre, 2016

Harry's bar

L'inventore del concorso universitario perfetto, quello dove l'unico candidato alla chiamata fa parte della commissione di valutazione dei titoli , invenzione che tuttavia non è, misteriosamente, incorsa nella condanna da parte della magistratura, è stato invece condannato, leggo nel Corriere fiorentino del 23 dicembre 2016 (si tratta di un inserto quotidiano del Corriere della sera), a restituire all'università di Firenze circa 49 mila euro, a sua cura spesi per sollazzi vari fatti passare per spese inerenti le attività cosiddette scientifiche dell'istituto fiorentino di cosiddetti alti studi umanistici: viaggi con coniuge ed amici nei vari siti del vasto mondo, uso di cosiddette limousine, soste in ristoranti famosi e carissimi, liquori, vini, prelibatezze da goloso che sfrutta la sua posizione, s oste sbevazzanti fatte passare per riunioni con studiosi internazionali i cui nomi, ha scoperto la magistratura, sono stati presi tramite visite ad internet. L'inventor

Wheeler Dealers

Da un po' di tempo l'emittente tv Dmax trasmette un programma intitolato "Wheeler Dealers" ("Affari a quattro ruote") che appartiene al genere documentario, ma nello stesso tempo offre momenti finzionali. Si tratta di una serie inglese che va avanti da diversi anni ed ha tre protagonisti: a) un preparatissimo meccanico che, mentre lavora, spiega una quantità di caratteristiche tecniche delle auto che lui restituisce al cosiddetto antico splendore, e i suoi trucchi del mestiere; b) le auto stesse, europee, giapponesi e americane; e c) un commerciante, che individua le auto da restaurare, le compra, le porta dal meccanico di cui sopra ed infine le rivende.  L'aspetto documentario risiede soprattutto in ciò che il meccanico realizza nella sua officina, talvolta assistito da suoi dipendenti, per lo più da solo. Comunque sia, i filmati mostrano la complessità costruttiva delle auto da ogni punto di vista, in modo dettagliato e "microscopico", ed in

Il congiuntivo

Che l'uso del congiuntivo sia (questo è un congiuntivo) in netta crisi è un fatto accertato, diversi personaggi pubblici evitano il congiuntivo, anche, tra loro, quelli che appaiono dotati di una buona formazione.  Senza congiuntivo la parlata si impoverisce.  Un esponente dell'Accademia della Crusca avrebbe detto (questo è un condizionale) che tale crisi non è un dramma. Certo, non è un dramma, un dramma sono i terremoti, le guerre, le malattie gravi che colpiscono persone ancora giovani, quelle che torturano i malati e i loro cari, e così via.  La lingua e la parlata si trasformano spesso transitando per l'errore, il quale dopo un certo tempo acquisisce lo status di regola. Serve tuttavia che vi siano (congiuntivo) segnalatori dell'errore. Si diventa tutti stranieri alle prese con una lingua difficile com'è l'italiano: si dà del tu a tutti per non impegolarsi in costruzioni complicate, e, appunto, si evita il congiuntivo. Io cerco di usarlo, anzi, a me se

Ermanno Olmi

Giorni or sono la Rai ha trasmesso un film di Ermanno Olmi di cui non ricordo il titolo, mi si perdoni: tratta di un avamposto di soldati italiani in montagna durante la guerra 1915-18. L'opera è bella, alquanto teatrale in senso stretto; non tanto antimilitarista, quanto parlante contro la guerra e le sue pene. Si ricordi che solo in soldati italiani morti la guerra 15/18 ha dato la cifra di 600 mila, e chissà quanti furono i feriti e i menomati. La voce narrante allude ad un tratto ad abeti innevati che sembrano "alberi di Natale", ciò che a me sembra fuori tempo. Fin qui poco male. L'opera, che pure è riferita a racconti fatti a Mario Rigoni Stern da suo padre, quindi rispecchia una soggettività tutta narrativa, dà un'immagine falsata dell'ambiente militare in guerra, troppo languido, intenerito e piagnucoloso, e soprattutto innervato da un clima gerarchico (comando, ordini, esecuzione dei medesimi) eccessivamente indebolito.  Nel film prevale il "ma

Frignano sull'Arno

La scheda che mi hanno dato ieri acciocché potessi votare recava a sinistra SI, a destra NO, orbene: lo ho già scritto qui, a suo tempo, che "si" senza accento non è affermativo, ma riflessivo. "Renzi si è fatto un bel piantino", correttamente senza accento. "Sì, questo risultato è splendido!", correttamente con l'accento. Maremma infame e cornutaccia!