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Visualizzazione dei post da 2017

Cultura dei titoli di libri non letti

Oggi 14 agosto Francesco Merlo in Repubblica comincia un lungo banalissimo articolo sul presidente del consiglio Paolo Gentiloni con la menzione del libro di Guido Ceronetti  La pazienza dell'arrostito (Adelphi), di parecchi anni fa.  La pazienza cui si riferiva Ceronetti era (è) la condizione obbligatoria della persona a rischio di venir arrostita chimicamente (vedi p.e. Chernobil); con l'eventuale dote di moderazione manovrante attribuita dal Merlo a Gentiloni non c'entra nulla. 

"Tecnicalità"? Ma smettetela!

"Tecnica" è sostantivo femminile (tecnica del colpo di stato, tecnica della psicanalisi), "tecnico" sostantivo maschile (il tecnico antennista viene domani); e attributo è sia "tecnica" (una questione tecnica) che "tecnico" (uno strumento tecnico). Da "tecnica/o" deriva il sostantivo astratto "tecnicità". Tecnicalità , che si ode sempre più spesso, è derivativo rispetto all'inglese technical , attributo che significa "tecnico/a". Si sente dire anche medicale : corretto è "medico".

"Ratisbona"

La città che i media italiani chiamano "Ratisbona" è Regensburg e si trova in Baviera, cioè nel sud della Germania. Capisco che "Ratisbona" che fa pensare a una "bona gratis", sia appagante, ma un accenno al nome vero sarebbe utile. L'italianizzazione (eredità secolare) dei nomi stranieri dovrebbe arrestarsi davanti al loro stravolgimento, tipo "Magonza" per Mainz.  Dice: lo fanno anche gli altri, in tedesco Venezia diventa Venedig. E' vero lo fanno anche gli altri. Ma con "Ratisbona" si esagera.

"Investimento"

Ogni investimento comporta una spesa, ma non tutte le spese sono investimenti, per esempio è difficile dimostrare che un'auto comprata (usata o nuova) che, dopo l'acquisto, immediatamente inizia a valere, in termini di soldi , meno di quanto l'abbiamo pagata, sia, economicamente, un investimento*. Ho notato da molto tempo che gli amministratori pubblici, invece, denominano investimento ogni spesa che gli enti da loro amministrati sostengono. Si tratta di una mistificazione.  * Un investimento che non rende in soldi è una spesa. Si dirà che potrebbe rendere in altri termini, di tempo, o magari di piacere, di prestigio eccetera. 

"Formazione"

Quello che leggo stamattina a proposito di "formazione di 20 ore" di personale destinato a collaborare, in un comune del Friuli, con polizia e carabinieri, è solo un piccolo esempio del destino infame che ha da anni e anni colpito il concetto e la parola "formazione". In 20 ore non si forma nessuno, si danno istruzioni, si avvia una pratica. La formazione è un processo lungo che è fatto di esperienze e riflessioni sulle esperienze, con o senza la "supervisione" di persone che, appunto nella formazione, sono più avanti.

Tofu

Sto leggendo due libri di Vittorio G. Rossi, uno scrittore del secolo scorso specializzato in resoconti di viaggio in terre allora più lontane ed estranee che non oggi. Uno, del 1941, è intitolato Cobra (Bompiani) e tratta d'India. L'altro è intitolato La festa delle lanterne (Garzanti, 1960) e tratta di cose giapponesi, cinesi, malesi. Il Rossi, e sia pure con qualche differenza tra la prima raccolta di scritti e la seconda, separate dalla faglia della seconda guerra mondiale, è tranquillamente eurocentrico e, se erroneamente valutato con il metro di oggi, politicamente scorretto. Sa scrivere, diciamo che mescola benino un certo provincialismo (piccineria) con la grandezza del viaggiare in terre incognite con mezzi di trasporto lenti e faticosi. Non sa del resto privarsi di spiritosaggini, in assoluto, di patata. Comunque mette in scena l'attrito della differenza tra l'essere europei e l'essere indiani, cinesi eccetera. Notevole, nel secondo dei due libri, la descr

Merlo parlante

Nel termine inglese astratto "leadership" (comando, guida) è contenuta soltanto operando un gioco di parole la parola "ship" (nave), come nel termine astratto "abbondanza" o "gravidanza" è contenuta solo per scherzo la parola "danza". La sera del primo luglio 2017 nella vetrina dei tacchi a spillo di Lilli Gruber il giornalista F.Merlo, invitato in quanto autore di un libro sui malintesi (appunto), si è invece prodotto (si parlava di comando, guida, direzione) seriamente nell'etimologismo acrobatico di cui sopra. Nessuno lo ha rimbeccato, forse perché egli fa parte di una cerchia di firme importanti. Nemmeno quando, poco dopo, ha attribuito l'opera di Ludovico Ariosto Orlando furioso , un celebrato poema, a Torquato Tasso. Gli altri invitati erano B. Severgnini, in quanto direttore di un settimanale abbinato il giovedì al Corriere della sera, conoscitore della lingua inglese, che ha preso, udendo la prima delle due asinerie segn

Franziska

Franziska è un romanzo di Fulvio Tomizza uscito parecchi anni or sono, tratta della parte geografica che Italia e Slovenia si rinfacciarono assai di usurpare durante il secolo ventesimo; nel concreto racconta la storia di una donna il cui nome dà il titolo al romanzo, e del suo disilluso amore per un uomo, lei slovena, lui italiano, eccetera.  Il Tomizza sciupa la sua opera, rendendola oggetto quasi fobico per chi ami la lingua italiana, con una quantità di errori di scrittura dei quali il primo è un congiuntivo ipotetico, acrobatico assai, all'inizio della lettura; ma dopo viene di peggio e spesso. Incredibile che non glieli abbiano corretti e che questo libro abbia avuto un discreto successo. Che il Tomizza, come la sua protagonista, abbia avuto problemi con l'italiano? (Intendiamoci, mi piacerebbe scrivere in una lingua non mia originaria come il Tomizza scrive in italiano, ma cercherei, in tal caso, di farmi revisionare il testo da persone competenti.)

Esther Vilar con Nadine Labaki

Dopo aver letto L'uomo ammaestrato , di Esther Vilar (Bompiani, 1971 ), un libro polemico che sostiene l'idea della subordinazione degli uomini ai trucchi delle donne, di sicuro bisognoso di un aggiornamento, ma simpatico, deliberatamente provocatorio e certo antifemminista, ho rivisto, all'incirca per caso, il grazioso film di e con Nadine Labaki, "Caramel" (2007), ed ho pensato che la libanese fornisce un certo fondamento alle idee della Vilar con il mostrare, sul palcoscenico di un modesto salone di "bellezza" di Beirut (la capitale del Libano), alcune sciocchine che non pensano ad altro che al loro look in funzione della cattura o ricattura di pollame maschile. Nadine Labaki non è però priva di tenerezza, contrariamente alla Vilar. 

Giorgio Caproni

Discutibile fortuna ieri, alla memoria di Giorgio Caproni, livornese di nascita fiorito a Genova, poeta, traduttore (ricordo la sua versione di "Morte a credito" (Céline), simpaticissima, e di un volume de "La ricerca del tempo perduto" (Proust) ) e scrittore - scelto, nella giornata d'apertura degli esami di maturità, come autore da commentare.

Lo spettatore ingenuo

La sera del 14 giugno 2017 ho visto - estenuante la lunghezza causata dalle interruzioni pubblicitarie - il film Cogan, Killing them softly , con Brad Pitt, James Gandolfini, Ray Liotta eccetera. La mattina successiva ho letto in Internet qualche nota sul film, che risale al 2012. Sono un utente del cinema, vedo dai 250 ai 300 film all'anno non so più da quanto tempo, ma non sono un filmologo e, soprattutto, non mi convince l'impostazione di chi ha perduto l'innocenza dello spettatore che guarda un film e, invece, subito fa colare quanto ha visto in calchi filmologici predefiniti. Lo specialismo acceca. Secondo me il film, contestualizzando una storia di malavita nell'era della crisi economica iniziata una decina di anni fa con il fallimento di alcune banche USA, fa un buon lavoro materialistico (ironico) e induce lo spettatore che guarda il film e si fa prendere dalle sue voci, immagini, musiche, chiaroscuri, a pensare. E magari, di lato, considera: qui non c'è c

Carlo Catarsi

Con otto mesi di ritardo (non leggo i quotidiani che pubblicano necrologi fiorentini né frequento ex colleghi)  apprendo da un conoscente che è morto suicida il sociologo Carlo Catarsi, già professore nell'Università di Firenze. Lo conoscevo da decenni, dal 1998 al 2012 siamo stati colleghi nello stesso dipartimento; era una persona dotata di spirito, di ottimo eloquio e di eccellente capacità di scrittura. Era inoltre poeta fine e attore. Imitava l'eloquio degli amici convincentemente!   Grande è il mio dispiacere. 

Geografia

Ieri ho udito un adolescente in strada chiedere al coetaneo che camminava accanto a lui: dov'è la Sicilia?

Un allievo di Collodi

Stamattina in un negozio di libri e dischi usati aspettavo il mio turno ed ho udito l'altro cliente, un uomo sui settanta anni, parlare dell'edizione Paggi di Pinocchio , o meglio della sua copia anastatica, ed affermare che tale libro è maestro di vita, inoltre laico. L'allievo di Collodi ha dato una curva netta al suo ragionamento con il dire che nel libro "non c'è un campanile". Non ci avevo mai pensato. All'incirca dev'essere vero, che in Pinocchio non c'è un prete, una chiesa eccetera, anzi: è vero. Da qui ad affermare che l'opera è laica ce ne corre.  L'allievo di Collodi è miope, in Pinocchio v'è del sovrannaturale, basti riflettere al fatto che il protagonista, analfabeta, legge l'iscrizione che sta su una lapide. Che gli animali parlano, che il ciocco di legno parla, che il burattino vive, che Geppetto abita l'interno del "pescecane". Il sovrannaturale non è laico. Per altro l'affermazione dell'all

Somatizzare

Il termine significa "render corporeo" o "somatico" ciò che è di natura psichica o psicosociale, infatti il termine nasce nell'ambito della psicologia clinica e della medicina psicosomatica. E' intrinsecamente discutibile, ma non è qui il punto. Da qualche anno si afferma un uso distorto del termine "somatizzare", che viene adoperato in modo folle al posto di "impersonare" o di "spostare in ambito materiale". Presto ne sentiremo l'uggia.

La vittoria maledetta

Nel Corriere del 15 maggio Paolo Mieli recensisce un libro di Ahron Bregman che, stando a ciò che scrive il recensore, merita di essere preso in considerazione, La vittoria maledetta , edito in italiano da Einaudi. Bregman, apprendo da Wikipedia, è uno storico nato in Israele, ebreo come Mieli, che prese le distanze dalla pratica del suo Paese nei territori palestinesi occupati dopo la guerra avvenuta in "sei giorni", nella tarda primavera del 1967, tra Israele e gli Stati arabi, e vinta sappiamo da chi. Bregman, che insegna in Inghilterra, narra di una certa "moderazione" iniziale israeliana nei territori occupati militarmente, tesa a minimizzare la percezione del peso ebraico sulla popolazione araba allo scopo, sostiene Bregman, di realizzare una sorta di indifferenza negli occupati in rapporto agli occupanti, che, come poi sarebbe avvenuto, non avevano alcuna intenzione di mollare l'osso. Mieli riferisce di tale "moderazione" usando la categoria del

Serendipità: la figlia del contadino non c'entra

In un ristorantino di Reggello (provincia di Firenze) chiamato "Serendipity" ho letto, vergato su uno specchio, che tale termine (serendipità) significa "cercare un ago nel pagliaio e trovare la figlia del contadino". No, vedi implicitamente   Zadig , di Voltaire (1748), ed esplicitamente lo scrittore H.Walpole (1717-1797), che in una sua lettera si riferisce a certi "gentiluomini di Serendippo" che danno prova di inventiva nel senso che da minimi indizi ricostruiscono fatti e significati ai più invisibili - Sherlock Holmes non è distante *.  9 Agosto 2019. Leggo di nuovo ne  Gli occhi di Firenze (Udine 2019), di Paolo Ciampi (pag. 17) la versione della serendipità letta a Reggello (a proposito: il locale ha chiuso).  * V. Carlo Ginzburg, Spie. Paradigmi di un sapere indiziario , Einaudi

Giuseppe Ferrandino

Pericle il nero , un lungo racconto di Giuseppe Ferrandino, uscì nel '93 e venne rilanciato da Adelphi nel '98, ma l'ho letto solo ieri, dopo essermelo trovato davanti in un posto di scambio libri. Il linguaggio letterario, e non solo, ricorda il romanzo   The Catcher in the Rye , di Salinger, in italiano tradotto in tre occasioni e noto con il titolo Il giovane Holden. V'è del resto del Genet, del Bukowski, forse del Burroughs, comunque si tratta di una lettura molto gustosa: è italiano parlato e quindi scritto con dentro forme gergali napoletane. Si pensa ai personaggi disegnati in certe riviste dell'epoca, "Cannibale", "Frigidaire". In effetti ricorda anche alcuni degli scritti contenuti nell'antologia Einaudi Gioventù cannibale , uscita nel '96. Non dirò nulla di Pericle, il protagonista, sollevo solo una questione. Costui adopera un sacchetto pieno di sabbia per stordire con uno o più colpi i suoi obbiettivi umani indicatigli dal su

Ugo Fabietti

Muore troppo presto Ugo Fabietti, professore di antropologia culturale a Milano, persona fine, ironica, gentile, che per qualche anno insegnò a Firenze presso l'istituto di studi sociali, sito accademico dove trovai rifugio a partire dal 1998 e dove mi sentii riavere, anche grazie a lui. 

Nom d'oiseaux

Stamani ho scorso Le Monde nel web per aver qualche notizia meno indiretta dello scontro tra Marine e Macron, ed ho trovato che in francese, una lingua che pratico quasi sordomutamente, esiste l'espressione donner nom d'oiseaux, che significa dar nome d'uccello, in italiano, ma allude all'offendere. Una scoperta che mi ha deliziato. Penso a: Pappagallo, Gallina, Merlo, Cornacchia, Ghiandaia (questo l'ho sentito affibbiare in località Sesto Fiorentino più di 40 anni or sono), Barbagianni, Gufo, Civetta. 

Promozioni facili

Il 29 aprile Galli della Loggia ha pubblicato sul Corriere un lungo scritto contro la facilità delle promozioni nella scuola, che mi trova d'accordo ed anzi rispecchia guarda caso quello che vado scrivendo qui almeno dal 2013. Ritengo che le promozioni facili riguardino più le elementari e le medie che non le superiori, ma non ho numeri a disposizione: solo esperienze avute personalmente in merito a giovani di mia conoscenza. Ritengo inoltre che come al solito Galli della Loggia non scavi o non voglia scavare fino alla radice di questo male, le promozioni facili, che rientrano nella trasformazione della scuola, da luogo di istruzione a luogo di contenimento "formativo". Sì, ma perché?  Galli della Loggia attribuisce allo spirito ugualitario del Sessantotto la causa delle promozioni facili di oggi (50 anni dopo) e il tramonto del merito come valore. Interpretare il passato lontano alla luce fioca del presente è un'ingenuità che merita la bocciatura. A proposito: Gall

Lupofobia

In Maremma (per orientarsi: capoluogo della parte toscana è Grosseto) qualcuno ha ucciso un lupo e ne ha appeso il corpo dopo averlo scuoiato. Un sindaco della zona, intervistato sul crimine, ha definito "ironica" tale manifestazione lupofobica. Se ne conclude che si può diventare sindaco senza sapere che cosa significa "ironia".

Liberazione, ma de che?

Nell'ipotesi che molti ignorino i fatti che sono condensati nella formula "Festa della Liberazione", tutta da verificare, ma non campata in aria, la spiegazione potrebbe essere che l'insegnamento della Storia tende a trascurare gran parte del novecento. Ai miei tempi (anni sessanta) in effetti si "arrivava" appena alla prima guerra mondiale (1915-1918 in Italia) e, forse, troppo breve era la distanza in termini di anni dai fatti e fattacci occorsi in Italia, e non solo, dagli anni venti in poi. Fascismo, antifascismo, resistenza, guerra, guerra civile e (1945) "liberazione". Ma non dipende, l'eventuale ignoranza, solo dalla scuola, dipende dalla propaganda eccessiva e mirata (dei media) che probabilmente ha disgustato i più. Facendoli scappare via dal tentativo di sapere.

La sirenotta

Nell'ambito di Rai Storia v'è una rubrica gestita da una giovane, invero onnisciente, che intervista luminari su questo o quell'argomento, i Templari, lo sviluppo della lingua italiana, ora non mi vengono in mente altri settori dello scibile in loco escussi. Bionda, in carne, occhi grandi un poco sbarrati, tacchi altissimi, non sappiamo se costei all'anziano luminare intervistato sullo sviluppo della lingua italiana abbia dato da pensare ad ovvie variazioni in fatto di lingua. Una larga scrivania separa l'appetitosa giovane onnisciente dal luminare di turno. Mi viene in mente che le situazioni cui dà luogo il programma, che va "in onda" all'incirca quando la gente cena, invertono la tipica scena dell'esame, in cui è il luminare che interroga la fanciulla e (non) si fa distrarre dai di lei occhioni sbarrati, forse dotati di lenti a contatto, non saprei. Qui è lei che interroga, fingendo bene di ascoltare ciò che fuoriesce dalla bocca del luminare di
Nella vetrina dei tacchi a spillo di Lilli Gruber giorni or sono era ospite il giovane Casaleggio insieme ad un giornalista, in immagine un sociologo, De Masi. Il Casaleggio ha usato il termine "rappresentazione" al posto di quello corretto, "rappresentanza" (riferito appunto ai rappresentanti del cosiddetto popolo); il giornalista, parlando del convegno M5S di Ivrea, ha detto che in tale sede era stato "evocato" Casaleggio padre, insieme a Grillo fondatore del movimento; non trattandosi di una seduta spiritica, in Ivrea, il tipo avrebbe dovuto dire "rievocato". Il Casaleggio in Ivrea, leggo nel Corriere fiorentino di oggi, 16 aprile, avrebbe in due occasioni cannato il termine "aura" (alone sacro, da cui aureola), come molti parlando di "aurea".

Scienza della politica?

La morte di Giovanni Sartori, studioso di politica, arriva a un'età piuttosto avanzata, ragione per cui non è difficile farsene una ragione.  Ho letto solo qualche articolo di Sartori sul Corriere della sera, cui collaborava fino a poco tempo fa, quindi non sono in grado di pronunciarmi se non in base a qualche impressione: fustigava a destra e a manca, tuttavia stava dalla parte dei Signori della Terra, quanto basta per situarmelo davanti come avversario. Tuttavia vorrei qui approfittare per dir la mia su un abuso accademico che si è imposto negli anni anche all'esterno della cosiddetta comunità scientifica: l'abuso consiste nella formula "Scienza della politica". Si propone la pensabilità di una "Scienza della poesia", o di una "Scienza della tappezzeria", per valutare la qualità dell'abuso. Le cosiddette scienze politiche sono riflessioni, formulazioni, critiche che si appoggiano su riflessioni, formulazioni e critiche, e così via.

Antifascismo e resistenza in "oltrarno" a Firenze

Il libro di Stefano Gallerini sull'antifascismo e la resistenza in "oltrarno" a Firenze, spiega con dovizia di argomenti (e qualche pesantezza) come e perché in San Frediano e dintorni il popolo non accolse mai la presenza del fascismo, come il fascismo mancò di mantenere le sue promesse di miglioramento delle condizioni di vita del popolo sanfredianino e come infine, arrivato il fascismo ai suoi tragici sgoccioli, quel popolo fu ben lieto di dargli l'ultima definitiva lezione, beninteso nel contesto della avanzata delle truppe alleate. La lettura del libro è resa viva specialmente a chi, come me, conosce abbastanza bene Firenze per esserci nato e cresciuto, e quindi vede ciò che il libro racconta e documenta, fino al dettaglio della cantonata tale o della contrada talaltra. Tra l'altro ho vissuto il cosiddetto oltrarno dal 1975 al 1993 e, pur non essendo un cultore di San Frediano, ne so abbastanza. Insomma, la mia lettura è stata partecipante. Mi aspettavo di in

Invalsi

Il test Invalsi ha molti oppositori tra gli studenti e tra i docenti, io ne so poco e nulla, quindi non posso far altro che riferirmi a qualche impressione, provocato a scrivere, però, da un articolo sul Corriere di oggi 11 marzo del professor Inchino, noto per la verità come giurista del lavoro e fautore delle "riforme" renziane dello statuto dei lavoratori.  L'Inchino si dichiara fautore del test Invalsi, equiparando tale strumento al termometro - si tratta qui dell'oggettino usato per misurare la febbre.  Come tutti sanno, tra paragone ed equiparazione c'è differenza, anche solo per questo, che il regno dei paragoni è liberissimo, mentre quello delle equiparazioni è rigidissimo. Che direste di un medico, insinua l'Inchino, che prima a) vi misura la temperatura corporea con il termometro, e che poi b) lo mette da parte e vi appone una mano sulla fronte e fa la sua diagnosi? Ad a) corrisponde il test Invalsi, secondo l'Inchino, a b) il tocco clinico de

Drieu La Rochelle, Céline

Drieu La Rochelle è ricordato nel supplemento settimanale del Corriere di questa settimana. Fu uno scrittore elegante il cui titolo più famoso resta "Fuoco fatuo", ebbe inclinazioni politiche di destra e terminò la sua vita con un riuscito suicidio. Visse il periodo in cui la Francia era dominata dai tedeschi, che l'avevano militarmente sgominata nel 1940, ragione per cui risulta oggi ricordato come un collaborazionista. L'articolista non manca di chiamare in causa Céline, che, anche lui di destra, fu accusato di collaborazionismo con i tedeschi - intesi come nazisti. Céline non terminò la sua vita che molti anni dopo la fine della guerra, dopo essere stato in carcere ed aver subito non pochi affronti da parte dei vincitori: diciamo che era una pellaccia. L'articolista, che denomina spiritosamente La Rochelle come un "James Dean fascista", sostiene che Céline fu un farneticante sostenitore del fascismo e del nazismo, e comunque ne distingue l'opera,

Massimo Fagioli

E' defunto lo psichiatra Massimo Fagioli, di cui molti nei decenni hanno sentito parlare per la sua pratica psicoterapeutica diciamo assembleare; a Roma convenivano anche da altre città persone desiderose di fare un'esperienza diversa dalla psicoterapia individuale, tra il gesuitico ed il maoista, per altro a costi meno gravosi, quando non gratuita (gli oboli erano ad libitum). Il sottoscritto non ha mai partecipato a tali sedute assembleari durante le quali i convenuti raccontavano, quando riuscivano a prendere la parola, i loro sogni, ed il Fagioli dava le sue interpretazioni; almeno all'inizio il fumare non era interdetto, per cui la scena era anche soffocante, sembrerebbe. Il Fagioli, espulso dalla società psicanalitica freudiana, considerava Freud meno valido di quanto si sia, anche pigramente, soliti fare, ed a parte certi eccessi verbali non credo che avesse torto. Fagioli, dico. Una volta soltanto ho avuto occasione di vederlo, a Firenze, in una sede universitaria d

Tutta colpa del Sessantotto: giocatelo al Lotto!

Ernesto Galli interviene (Corriere della sera) nel dibattito sull'analfabetismo che ha ripreso forza dopo l'appello firmato da centinaia di docenti contrariati dal fatto che molti loro allievi non sanno scrivere in italiano. Lo fa citando uno scritto di appena 50 anni fa, autore Tullio De Mauro, sostenitore ai tempi di una sorta di liberalizzazione degli errori di scrittura in nome del loro valore di classe, o antiborghese.  Crede il Galli che la classe operaia ed il proletariato in genere abbiano preso ai tempi il potere distruggendo la "grazia" della cultura borghese? Forse no, ma ritiene come altri che il "sessantotto" abbia prodotto guasti vari nella scuola. Sembra non capire che un conto è rivendicare, come sembra fare De Mauro in quel remotissimo scritto, la democratizzazione della cultura e della scuola (v. anche l'opera di don Milani a Barbiana), e un conto è lo stato attuale dell'istruzione di base, imbastardita a causa dell'orientamen

Sconti

Questo blog non è oggetto di molti contatti, e non c'è da stupirsene, perché segnala errori, soprattutto errori d'italiano, e l'italiano conta poco, come finalmente si sono accorti circa seicento docenti universitari, che hanno sottoscritto un appello o meglio un grido d'allarme in merito ai maltrattamenti che la lingua italiana patisce da parte degli studenti, che si spingono fino alla tesi di laurea a colpi di errori - anche banalissimi.  La causa di ciò è l'insegnamento che non viene impartito nella scuola elementare e media, e il fatto che l'italiano è dato per scontato. Anche nel senso che, in fatto di lingua italiana, la scuola pratica sconti

Antichità e antiquatezza

Nella vetrina dei tacchi a spillo di Lilli Gruber ieri sera Paolo Mieli, che pure sembra essere una persona colta, che sa scrivere e non ragiona male, ha usato l'attributo "antica" invece che "antiquata", gravissimo errore. Il Colosseo è "antico". Le cerimonie della Consulta, oggetto dell'ironia del Mieli, sono "antiquate".

Aliens

In questi giorni la scrittrice Susanna Tamaro, di cui conosco un buon romanzo intitolato La testa fra le nuvole , ha pubblicato un articolo sul Corriere dove stigmatizza la scuola elementare ed i risultati che essa dà in termini di ignoranza di base folle, impensabile, ma così radicata che può durare fino alla tesi di laurea, ed oltre. Vi sono giovani che non sanno un cavolo di geografia (dell'Italia, non della Cina) e scrivono facendo errori mostruosi, eccetera. Né si orientano minimamente in storia, in matematica, in inglese. Raccomando quest'articolo della Tamaro. La scuola moderna italiana forma degli alieni - chi ha avuto la bontà e la pazienza di seguire questo blog sa perché. Basta leggere. Ma chi mai legge?

Scavalcare, arenarsi

Mi ripeto: la forma "scavallare" è orrenda, si deve usare la forma "scavalcare". La forma "spiaggiarsi" è spaventosa, si deve usare la forma "arenarsi". " Asporto" relativavamente al cibo da portar via è forma mostruosa e ridicola.

Sergio Romano

Sergio Romano, di cui ho letto alcuni libri (una storia d'Italia dall'unità fino ai tempi recenti, uno studio sui cosiddetti Protocolli dei savi di Sion, e un "elogio" della "guerra fredda") ha scritto il 31 dicembre scorso che lascerà la sua rubrica quotidiana nel Corriere, quella in cui dava risposte ai lettori e sceglieva alcune loro lettere. Ci ha insegnato storia politica e diplomatica a piccole dosi ed ha dato ospitalità a domande anche non conformistiche dei lettori, dimostrando indipendenza di pensiero. Romano ci mancherà, per quanto abbia promesso di continuare il suo lavoro pubblicistico, certo in modo meno assiduo.