Eca de Queiroz per principianti

In un punto di scambio libri ho trovato A reliquia di Eca de Queiroz. Dopo aver fatto l'interessante scoperta di riuscire a capire qualcosa della lingua portoghese mi è venuta in mente una collezione di "classici" che mio padre comprò sessanta anni fa. Ne ho fatto menzione a mio fratello, che la detiene e che mi ha prestato il volume contenente L'illustre casata Ramires e La capitale. Ho per ora smesso di "leggere" A reliquia, che narra di un orfano protetto dalla zia, danarosa e bacchettona. L'orfano, Teodoro Raposo, cresce leguleio e puttaniere, ma presto comprende che, per poter godere dell'agiatezza di sua zia dopo la di lei morte, deve mostrarle di essere religiosissimo. Nonostante che gli piacciano la bella vita e i piaceri della carne, cui non rinuncia, tenta di ingannare la zia esibendo il massimo di fedeltà alle pratiche esteriori della religione cattolica. Riesce poi a farsi finanziare un viaggio in Terra Santa dal quale spera di ricavare, in corso d'opera, parecchi piaceri. Durante il viaggio conosce un simpatico studioso tedesco di antichità ed assieme giungono a Gerusalemme. Sono arrivato a questo punto. 
Avuto il libro da mio fratello ho letto in un battibaleno i due romanzi che contiene. L'illustre casata racconta di un nobiluomo che vive in provincia e aspira a diventare deputato. Molto simpatico, pieno di debolezze e di contraddizioni, riesce a realizzare il progetto, però poi preferisce far fortuna in Africa. La capitale racconta di un giovane povero che, rimasto orfano, va a vivere in una cittadina di provincia presso due zie. Scrive versi romantici e sogna grandi imprese da realizzare a Lisbona - intanto fa il garzone presso una farmacia. Eredita un po' di soldi da uno zio e va subito a Lisbona dove ne sperpera tre quarti tra alberghi, bevute, puttane, abiti, teatro e soprattutto scrocconi. Pubblica a sue spese un volume di versi che nessuno compra. Finiti i soldi torna in provincia dove lo aspetta una vita più tranquilla, noiosa e serena. 

Lo confermano i sapienti: nel leggere le pagine del simpatico De Queiroz  si sente del Flaubert.

Qualche giorno fa mi sono procurato La città e le montagne, che promette bene. Non mantiene le promesse, però. A tratti si ha l'impressione che il testo critichi il dilettantismo e si ripensa a Bouvard et Pecuchet di Flaubert. Un ricco portoghese vive a Parigi in una casa zeppa di ritrovati tecnici moderni, ha tutto quel che gli serve, ma è depresso. Infine fa ritorno, insieme all'amico compatriota, in Portogallo, dove s'impegna presto a modernizzare i suoi possedimenti agricoli, ed esce dalla depressione, si sposa eccetera. L'amico, che è anche il narratore della storia, torna a Parigi dopo qualche tempo e la trova noiosa, vacua eccetera. V'è un racconto, Civiltà, che sintetizza i temi del romanzo abolendo tuttavia Parigi.

(9 IX 022) Ripreso in mano A reliquia, trovo una lunga reverie che il protagonista, Teodoro Raposo, vive a Gerusalemme. Niente meno che la passione di Cristo. Rientrato con la coscienza tra i contemporanei, Raposo si organizza per tornare in patria fornito di reliquie bastevoli ad assicurargli l'apprezzamento della zia e, post mortem, i di lei capitali mobili e immobili. Pezzo principale della collezione è la corona di spine del Cristo ... Sennonché senza volere al posto dell'involucro della medesima Raposo mette quello che contiene un ricordo erotico: la camicia da notte di una certa Mary, prostituta visitata da lui ad Alessandria d'Egitto. In patria la sciorina ignaro davanti alla zia e ad altri appassionati del genere, che logicamente si scandalizzano. La zia scaccia il nipote di casa. Per un po' Raposo vive commerciando le reliquie, poi sprofonda nella miseria e comprende che l'ipocrisia della religiosità simulata non gli è servita... Diventa un brav'uomo, si sposa...

(17 xi 023) Chiarito che il racconto di cui sopra, Civiltà, fa parte di una raccolta intitolata Stranezze di una ragazza bionda, non inevitabile, nel frattempo ho letto Il mandarino, racconto lungo, e sto leggendo La colpa di don Amaro. Il primo narra di un impiegato di scarse entrate che accetta la provocazione del Maligno e fa crepare a distanza un dignitario cinese, il mandarino del titolo (termine che deriva dal portoghese mandar, comandare), ereditandone le enormi ricchezze. Si toglie diverse soddisfazioni terra terra, ma non riesce a liberarsi dal senso di colpa. Per cui si reca in Cina per rimediare, a vantaggio degli eredi del mandarino. Non combina niente, in compenso fa un viaggio avventuroso ed espiatorio. Eca de Queiroz lavora qui al tema detto "il dilemma del mandarino". V. Diderot e Chateaubriand. Il nostro impiegato di scarse entrate coglie la palla al balzo - far fuori lo sconosciuto dignitario cinese e arricchirsi - come farebbe la maggior parte di noi ? 
La colpa di don Amaro racconta di un prete giovane e non brutto, meschino però, che s'incapriccia di una ragazza fidanzata. Lei pure di lui. Ai due, anche a causa dell'angustia ambientale in cui vivono, non mancano difficoltà, è ovvio. Vedremo...

(23 xi) Avvertendo chi legge dell'eccellenza di un "giallo" scritto da Eca insieme a Ramahlo Ortigao, Il mistero della strada di Sintra, gustosissimo e polifonico, torniamo a don Amaro. Il fidanzato di Amelia, stufo della presenza di don Amaro ogni sera a casa di lei, scrive una lettera a un periodico locale in cui depreca il malcostume dei preti. Gli viene pubblicata anonima, ma le chiacchiere lo smascherano. Aggredisce allora don Amaro. Niente di che, un cazzottone su una spalla. Il prete fa il generoso perdonante, in realtà teme lo scandalo e vuol proteggere il suo legame con Amelia. La rovina si approssima sul giovane scrittore di invettive. L'ironia invade l'intero romanzo...Più che una valle di lacrime il mondo di Eca qui è una landa di idioti ...
Allontanato il rivale,  don Amaro organizza un modo "pio" per potersi incontrare tranquillamente con Amelia ... la ragazza dovrebbe riparare la religiosità scadente di una povera paralitica ... dietro una porta il misero giaciglio degli amanti ... finalmente! Peccato che gli amplessi diano luogo a una gravidanza ... che fare? Recuperare il reietto fidanzato, che diamine, e procedere a nozze riparative ... Peccato che sia introvabile ...
Ma è ora di lasciare questo resoconto. 

EDQ, per la storia, morì nel 1900 . Tre anni prima aveva pubblicato un eccellente racconto intitolato Josè Matias, edito nel 2000 dalla Bur insieme ad altri testi. Un filosofo e psicologo racconta come JM rinunci al suo amore, una vicina. Il processo di astinenza dura l'intera vita virile di JM . JM sembra preferire di no, e dopotutto non ha tutti i torti. Sceglie, tra la delusione e la rinuncia, quest'ultima condizione. Sceglie? Non scherziamo ... Resta comunque fedele alla donna idealizzata fino all'annullamento, pare il digiunatore di Kafka ... Splendido! Dico, il racconto ...

Sto leggendo I Maia ...  non si tratta di civiltà "precolombiana". Un giovane nobiluomo benestante, Carlos da Maia, medico, s'innamora di una bella signora che lui ritiene sposata. Pian piano scopre che non c'è un marito e che la signora ha una storia difficile, forse imbarazzante. Stavolta Eca ci spalanca il gran mondo della capitale. Leggendo mi è tornato in mente un modo di dire di mia nonna, che di Eca, se guardo le date, avrebbe potuto essere figlia: scarrozzare. Carlos da Maia e i suoi pari, senza cavalli e carrozze, come potrebbero muoversi sul palco, voglio dire su e giù per Lisbona? Come potrebbero andare a Sintra? Ovvio. I ricchi si facevano "scarrozzare" ... Oggi meno, comunque gli autisti non mancano. Non voglio togliere a chi vuol leggere I Maia il piacere di conoscerne la fine, per cui chiudo.

Sto da ultimo leggendo Il cugino Basilio: qui siamo nella piccola borghesia ... sempre a Lisbona ... Luisa, moglie di un perito minerario in trasferta si lascia corteggiare da un cugino, vecchia fiamma. Tornato a Lisbona apparentemente in soldi, costui va a trovare ogni giorno Luisa, così suscitando le chiacchiere dei vicini ... La inizia, in un lontano ritrovo, a certi piaceri cui l'autore accenna quasi inequivocabile ... Capita però che certi loro biglietti siano trafugati da una serva invidiosa ... La serva inizia a ricattare la padrona, che non dispone di somme confacenti ... il cugino lascia Lisbona ... Luisa cede potere e vantaggi domestici alla serva ... lotta di classe degradata! Infine torna il perito minerario e trova la sua signora quasi soggiogata dalle pretese della serva ...

E' tempo di staccare ... Eca fu un grande scrittore cui credo che il Portogallo deferisca ancora oggi, a ragione. Nella mia corsa, tra il 2019 e oggi, fine 2023, ho visto da ogni lato le miserie umane inscenate su quel palcoscenico stupendo. Immaginario, è ovvio ... 

Una cronologia delle opere qui sfiorate - tratta da Wikipedia:
Il mistero della strada di Sintra, 1870.
La colpa di don Amaro, 1875.
Il cugino Basilio, 1878.
Il mandarino, 1880.
La reliquia, 1887.
I Maia, 1888.
La illustre casata Ramires, 1900.
La città e le montagne, 1901.
Racconti, 1902.
La capitale, 1925.

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Un articolo di Maurizio Ferraris