Grazie, Karl Popper, ma ...

Di Karl Popper, filosofo vissuto quasi un secolo, il ventesimo,  viennese trasferitosi prima in Nuova Zelanda, poi in Inghilterra, sapevo le critiche alla psicanalisi ("pseudoscienza") e la brillante teoria dello scientifico come falsificabile, ma negli ultimi anni la mia attenzione è stata attirata dal concetto di "società aperta", evocato da questo o quel politologo. Infine mi sono deciso a procurarmi La società aperta e i suoi nemici, pubblicato dall'editore Armando negli anni settanta. Scritto in lingua inglese e non in lingua tedesca, suddiviso, nell'edizione da me scorsa, in due volumi, il trattato, prodotto dal giovane Popper all'incirca durante la seconda guerra mondiale e rivisto fino agli anni sessanta, elabora critiche a Platone, a Hegel e a Marx, ragion per cui è un'occasione per "ripassare" o avviarsi a studiare i tre celebri filosofi, almeno per gli incompetenti come il sottoscritto. Dunque: Platone, Hegel e Marx sarebbero nemici della "società aperta". Tra il primo e gli altri due c'è una voragine di oltre duemila anni: la politicità di Hegel e Marx è più o meno adattabile al Novecento, la politicità di Platone è un tantino eterogenea rispetto al secolo che bruciava a Popper, a chi era fiorito entro l'area dell'impero britannico - ostile alle dittature novecentesche, quella russa, comunista, e quella nazionalsocialista, tedesca. 

La "società aperta" è democratica, libera, individualistica, certo non perfetta, ma correggibile. Venendo con un salto temporale - imbarazzante - a Platone, la società "aperta" è Atene, cui si oppone Sparta, società "tribale", dove l'individuo non conta e conta il collettivo. Secondo Popper Platone, con il suo testo intitolato alla Repubblica, esprime il disagio di chi non ama la democrazia e propone una utopistica dittatura in cui la felicità individuale non vale, ma vale la felicità collettiva. Dove è quasi impossibile cambiare il proprio destino. "Aperto" è dunque il contrario di "tribale", in Popper *. Oggi il nostro sarebbe favorevole alle frontiere aperte, all'ibridazione culturale. E contrario alla "tribù" chiusa in se stessa, gelosa delle proprie tradizioni, superstizioni. Sangue, patria ...

La sezione dedicata a Hegel, il filosofo molto legato all'imperatore di Prussia, il filosofo che considera libero chi obbedisce alle leggi dello Stato ... il filosofo dello "spirito del mondo" ... mi ha divertito perché in essa Popper si prende giuoco dell'astrusità oracolare di un autore considerato da Schopenhauer manicomiale ... e in effetti chi tenta di leggere La fenomenologia dello spirito può smarrirsi ... se non chiude il libro.

Non mi pare che Marx esca invece come nemico della "società aperta" dalle molte pagine dedicategli da Popper, no. Il fatto è che il nostro prende sul serio la suggestione del "socialismo scientifico" marxiano e dimostra che si tratta di socialismo umanitario travestito da "scienza". Le previsioni di Marx sull' ineluttabilità del socialismo comunque si sono rivelate fallaci. Marx, scrive Popper, ebbe come oggetto di studio il capitalismo senza freni dell'ottocento, spietato, mangiatore di uomini, una mostruosità che certi Stati tuttavia con il tempo avrebbero corretto. Ineluttabile fu la correzione politica, non il socialismo.

Il capitalismo corretto dall'interventismo della politica è parte consistente della "società aperta". Gli Usa, molti Stati UE, il Regno unito ... sono oggi società aperte, direi, stando a Popper, che comunque ringrazio per gli insight che mi ha dato su Platone, Hegel e Marx ...

* A questo proposito vorrei far giocare con Popper James G. Frazer (scozzese, celebre per Il ramo d'oro, vissuto tra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX) che il "tribale" lo studiò sui resoconti scritti da etnologi in ogni dove all'opera. Ne L'avvocato del diavolo - dove il diavolo è la superstizione - Frazer mostra che le superstizioni tipiche delle culture arcaiche o primitive che dir si voglia (tipo "morirai se trasgredisci il tabu tale") hanno avuto la funzione secondaria di tenere in piedi quelle culture su certi caposaldi sociali come il rispetto della proprietà privata, dell'autorità politica, del matrimonio e della vita umana. Insomma, per dirla con Popper, furono sì culture tendenti ad essere chiuse nel loro tribalismo oscurantista, eppure tale tribalismo servì eccome. Una traduzione recente di questo squisito libro fu pubblicata da Donzelli nel 1996

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